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È nella pace apparente di Sant’Ilario, cinquecento chilometri dal terremoto romano di queste ore, che si respira più da vicino il senso di distanza tra le tante anime del M5S (quelle che rimangono, come quelle in fuga) e il suo stesso fondatore. Nelle prime ore del day after della scissione, in questo angolo silenzioso di Genova, la villa vista mare di Beppe Grillo rimane nascosta da cancellate e gelsomini, il figlio Ciro si allontana in moto, la domestica di casa prova a difendere la privacy del fondatore a modo suo, con schema a confusione: “Il signor Grillo non c’è, – assicura alla porta – è in vacanza in Sardegna, non andrà a Roma, rimarrà in Toscana”. La conferma di una decisione già presa nella serata della rottura, il rinvio (salvo sorprese) dell’attesa visita a Roma del garante, arriverà in tarda mattinata. Troppo fresca la ferita, serve tempo. Ma basta la notizia, di fatto, per certificare una volta per tutte stati d’animo e posizioni. Da una parte il padre del Movimento, che viene raccontato “dispiaciuto” per l’addio di Luigi Di Maio ma anche “deluso e irritato” con entrambi i protagonisti dello strappo. Dall’altra il rimpianto trasversale di un intero partito, forse l’ultimo sentire ad accomunare ancora fuoriusciti e ortodossi, neo scissionisti e contiani. “Beppe, – si chiedono i più – perché ci hai abbandonato?”.
La mancata discesa di Grillo nella Capitale
La discesa mancata di Grillo nella capitale di oggi, in realtà, un “alibi” ce l’avrebbe. La riunione era già stata programmata da tempo, sul tavolo avrebbero dovuto esserci il confronto sul tonfo alle Comunali e (soprattutto) il contratto da 300mila euro siglato per il supporto alla comunicazione del M5S fornito dal blog. Il precipitare degli eventi, seppur in qualche modo atteso (“Lo abbiamo perso”, aveva sentenziato Grillo su Di Maio nei giorni del Quirinale), ha portato al rinvio. Un dietrofront condiviso con Giuseppe Conte, farà capire l’ex premier in serata (“Beppe è umanamente dispiaciuto, ma sta dalla parte del Movimento”), però diventato rappresentazione plastica della crisi, e soprattutto il via libera ai malumori incrociati. “È furioso con Conte, gli ha messo in mano il Movimento e in un anno guardate che casino”, si assicura da una parte. “Andate a chiedere se si sono parlati, con Di Maio: il loro è un rapporto interrotto, non si sentono più”, si azzarda dall’altra. In mezzo, un leader che alcuni, tra i più vicini, descrivono come “ormai disincantato”.
A dirlo, in fondo, era stato lo stesso Grillo con il suo ultimo post, martedì. “Siamo tutti qui per andarcene, ma possiamo scegliere di lasciare una foresta rigenerata o pietrificata”. Un messaggio per Di Maio, forse anche per Conte, due facce diverse di un gioco che al garante – al netto delle rassicurazioni di rito – pare interessare sempre meno. Che forse ancora conviene (“Raderebbe al suolo tutto, ma l’ingaggio per il blog è stata la trovata di Conte per tenerlo a bordo nonostante tutto”, sibilano le malelingue di più parlamentari), ma di sicuro non appassiona. E se a testimoniarlo è stata ancora una volta Genova, città simbolo delle mille mutazioni e delle prime crepe del M5S, dove Grillo non è neanche andato a votare per il suo partito alle Comunali, è però questa stessa distanza a unire un’ultima volta un Movimento dilaniato.
Delusione e dispiacere dei grillini
Il sentimento nei confronti di Grillo, nel M5S, è infatti trasversale e mischia delusione e dispiacere. “Ha lasciato le chiavi di casa al primo che passava, e ci ha lasciato soli”, si nota in quota Ipf. “È sparito, chi lo sente più?”, si accusa tra i reduci. “Crimi è stato commissario un anno, Grillo doveva intervenire in quel momento, perché – ci si chiede – non l’ha fatto?”. Nella sua Genova, dopo il crollo al 4 per cento al voto di inizio mese, serpeggia persino un po’ di risentimento. “Non è andato a votare? È il meno. Il problema è che sembra non fregargliene più niente”, si sfogano i grillini in città, tutti, rigorosamente in forma anonima. A dirla tutta con nome e cognome, l’unica a poterlo fare, sarà così da Milano la sola Enrica Sabatini, Associazione Rosseau, signora Casaleggio. “Beppe sconta il fatto di non aver agito nel momento giusto: avesse deciso in tempo per un organo collegiale, si sarebbe creato un altro percorso della storia”. Non c’è stato, chissà se mai ci sarà.