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C’è il segretario di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo (esistono, esistono ancora, sia il partito che il segretario) che fa un tweet in cui si augura che Carlo Calenda possa essere picchiato in strada per via delle sue posizioni sul welfare e sul reddito di cittadinanza. C’è Carlo Calenda che, invece di limitarsi a deplorare la vergognosa uscita del collega, risponde ad Acerbo con l’equivalente di un ‘ti aspetto fuori’ e gli dà l’indirizzo della sede nazionale di Azione per invitarlo a regolare i conti “con le mano”, singolare, come si dice a Roma.
Quindi da una parte abbiamo il comunista (più fascio che comunista, secondo Calenda) che, poco dopo aver invocato lo stop all’invio di armi in Ucraina senza mai nominare Putin neanche per sbaglio, suggerisce lo squadrismo di piazza. Dall’altra Calenda che reagisce come Mario (più Brega che Draghi, secondo noi), subito prima di dare ragione al cardinale Zuppi sulla necessità di pacificare il Paese. Una delle migliori fotografie di questa campagna elettorale. In sintesi, pacifisti contro moderati.
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