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La realtà virtuale sembrava destinata a rivoluzionare il mondo del gaming, ed in parte lo ha fatto, ma nell’ultimo periodo anche i sostenitori come il sottoscritto si sono un po’ raffreddati.
Con il silenzioso disimpegno di Sony dal suo PlayStation VR2 e Meta che, nonostante i buoni prodotti come Quest 3 e 3S, ha allentato la presa sul gaming, risulta difficile mantenere viva la scintilla, la fiamma della passione.
La situazione però non è così drammatica: per dire, nel caso non lo sapeste, è stato recentemente pubblicato Batman Arkham Shadow, che si è rivelato un ottimo gioco, mentre prodotti come Metro Awakening VR hanno deluso le aspettative.
Magari la spinta di Batman e il prezzo aggressivo di Meta Quest 3S (qui i migliori giochi Meta Quest) spingeranno l’utenza a mettere un visore sotto l’albero per questo Natale, ma siamo sempre in questa situazione, quella di una tecnologia che sembra stia per esplodere, ma che poi non esplode mai.
L’amaro si è espanso anche nella mia bocca e settimana dopo settimana ho utilizzato sempre meno il mio Meta Quest 3. Non però nell’ultima settimana, non quando ho messo le mani su Spatial Ops.
Finalmente la realtà mista mostra i muscoli
Proprio quando la mia fede nella realtà virtuale cominciava a vacillare, ecco che esce sugli scaffali digitali Spatial Ops, uno sparatutto in realtà mista firmato da Resolution Games che mi ha riportato a quel senso di meraviglia e divertimento che, ai tempi, mi ha fatto innamorare della VR.
In realtà l’avevo provato inizialmente negli uffici di Stoccolma due anni fa, in una versione dimostrativa ben lontana dall’essere finita, poi pubblicata nei canali beta: già mi impressionò in quella forma, ma l’esperienza completa mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta.
Si tratta di una sorta di laser tag in realtà mista, che strizza l’occhio agli sparatutto ad arena. Utilizzando la tecnologia del Passthrough, è possibile trasformare qualsiasi stanza o spazio in un campo di battaglia, rompendo di fatto il confine tra digitale e il reale.
Immaginate di giocare un FPS in cui il divano diventa una barriera protettiva, le pareti di casa diventano delle coperture e celano nemici pronti a spuntare, e ogni angolo diventa di fatto uno scenario di gioco. Ecco, proprio quello che facevamo da bambini.
Presenta due modalità: la modalità Arena e la Campagna. Vi parlo brevemente della prima, ma poi ci tuffiamo subito nella Campagna, perché è l’aspetto che mi ha sorpreso di più.
La modalità Arena
La modalità Arena dunque trasforma casa vostra in un campo di battaglia: utilizzerete un editor con il quale potrete impostare le mura, i generatori delle armi, quelli di rinascita dei nemici, tutto con un sistema che chiaramente si spera un giorno diventi più automatico, ma si rivela piuttosto comodo.
Chiaramente dovrete disporre di una dimora abbastanza grande e strutturata da poter fornire un’esperienza di gioco degna, altrimenti vi ritroverete continuamente faccia a faccia con il nemico, trasformando il tutto in un duello stile Far West.
Dunque, una volta mappate tutte le stanze, sarete pronti ad immergervi in partita.
Quindi sì, ho trasformato casa mia in una mappa di uno sparatutto e ci ho messo un bot contro cui combattere. È stato come se, d’un tratto, il mio appartamento si fosse trasformato in una zona bellica, con i mobili pronti a fornire una copertura improvvisata.
Il mio avversario, un bot dall’aspetto minaccioso, è apparso all’improvviso: mi giro e lo vedo generarsi dal bagno, con una scossa di pixel che si compongono all’istante: senza perdere un secondo, comincia a muoversi verso di me, ed è lì che realizzo di essere allo scoperto, esattamente nel mezzo del corridoio.
Con il cuore che mi batte, mi fiondo dietro il divano in salotto, facendomi piccolo, cercando di sbirciare sopra il cuscino. La tensione è alle stelle: il bot si avvicina, lento ma inesorabile. Lo sento blaterare qualcosa: aspetto che entri nel mio campo visivo, e appena si affaccia all’angolo, scatto fuori dalla mia postazione e sparo un colpo preciso.
Il bot, però, è più ostinato del previsto. Torna a nascondersi dietro la porta della cucina, e qui inizia un gioco di attesa e strategia. Mi allungo e lancio una granata digitale verso l’ingresso, sperando di anticipare i suoi movimenti. L’esplosione simulata scuote l’aria, e il bot si fa avanti un po’ disorientato.
Ne approfitto per colpire ancora, con una serie di colpi rapidissimi. Finalmente, la sua figura si dissolve in un lampo di luce, lasciandomi lì, con un sorriso soddisfatto da ebete.
Spatial Ops mi ha fatto tornare ad avere la stessa sensazione di stupore che provavo da bambino quando un semplice tappeto si trasformava in un’isola da difendere o un corridoio in un lungo ponte da attraversare.
Tolto però lo stupore iniziale, cosa rimane? Un’esperienza che sarebbe certamente più divertente se nella mia cricca di amici ci fosse qualcuno con il visore. Sì, perché c’è il multigiocatore fino a 8 giocatori, dove ognuno di questi dovrebbe trovarsi nella stessa stanza.
Insomma, una cosa più unica che rara.
Da soli purtroppo il divertimento non è enorme, anche perché non ci sono sbloccabili, non vi è una progressione e i bot non vantano una grande intelligenza artificiale. Sia chiaro, è comunque un tipo di esperienza che vorrete far provare a tutti, e che vorrete provare in più luoghi (e con più persone, si spera), ma di certo la magia da soli svanisce piuttosto in fretta.
Almeno, fino a quando non si prova la modalità Campagna.
La modalità Campagna
Oltre alla modalità Arena, Spatial Ops offre una modalità Campagna che mi ha davvero sorpreso. Pensavo fosse un semplice extra, ed invece mi sono trovato immerso in un’avventura ben costruita, con un twist ingegnoso che sfrutta alla perfezione la realtà mista.
La premessa è chiara: si impersona un agente speciale della Spatial Ops, incaricato di smantellare la corrotta Hatchet Corporation. Ma quello che rende la campagna unica è il suo utilizzo intelligente dei portali.
Dentro una sorta di piccolo spazio delimitato (no, non serve un’intera stanza), ci si ritrova circondati da squarci digitali che si spalancano su tutti i lati: ai fianchi, sopra la testa, persino alle spalle. Da questi portali arrivano nemici pronti ad attaccare, e starà a voi spazzarli via con un arsenale sempre più ricco di armi.
E non pensate che l’azione rimanga statica. I portali cambiano direzione in modo imprevedibile, aprendo nuove linee di tiro o svelando pericoli nascosti, rendendo ogni livello un’esperienza dinamica ed immersiva.
Per un attimo dimentichi di essere ancora nella tua stanza fisica, perché la fusione tra digitale e reale è così efficace che ti senti veramente parte di un’operazione speciale ad alta tecnologia.
Mi dispiacerebbe rivelarvi le idee che hanno avuto gli sviluppatori di Resolution Games, ma vi assicuro che sanno quali tasti toccare per sorprendervi.
Ve ne citerò una, cioè quando mi si è aperto un portale sulla testa e dei droni si sono intrufolati nel mondo reale: li vedevo vagare nel mio salotto, almeno fin a quando non li distrutti con il mio fido fucile a pompa.
La campagna dura circa due ore, poche insomma, ma sono state due ore di pura adrenalina. Tra un livello e l’altro, si raccolgono cristalli per sbloccare nuove armi, slot aggiuntivi e potenziamenti utili, il che aggiunge un po’ di pepe alla minestra, alimentata pure da diversi livelli di difficoltà.
Un’esperienza da far provare tutti
Resolution Games dimostra ancora una volta che la realtà virtuale ha bisogno di questi tipi di esperienze in grado di stupire, irreplicabili sugli schermi di una TV.
E allora mi sono scervellato, chiedendomi se questo entusiasmo non fosse dovuto proprio alla mancanza di titoli sorprendenti, di titoli capaci di capire il linguaggio della realtà virtuale, che non si limitato a riproporre idee funzionanti nei giochi flat, ma che sappiano come giocare con la spazialità.
Eppure con Spatial Ops mi sono sentito immerso come mai prima d’ora: il confine tra virtuale e reale si era completamente dissolto, e non vedo l’ora di farlo provare a tutti, amici e parenti, durante le festività.
Forse sono troppo ottimista, ma con Quest 3 e 3S che promettono di finire sotto molti alberi di Natale quest’anno (anche grazie al lancio di titoli di richiamo come Batman Arkham Shadow), forse è finalmente arrivato il momento per la VR di trovare la sua seconda vita.
Che sia l’inizio di un nuovo ciclo per la realtà virtuale, o solo un’eccezione in un mercato ancora titubante, è difficile da dire. Ma una cosa è certa: l’ultima fatica di Resolution Games mi ha ricordato perché mi ero innamorato di questa tecnologia.
Spatial Ops è disponibile al prezzo di 17,99€ su Meta Quest. Vi è anche una versione per PICO, privata però della modalità Arena.
Meta Quest 3 512GB — Realtà mista rivoluzionaria — Prestazioni potenti
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