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“Il marito della pm ha chiesto una nomina a mio figlio Matteo”, il veleno di Tiziano Renzi contro la donna magistrato che ha istruito il processo a suo carico

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“Non ho mai chiesto nomine e incarichi a mio figlio, da questo punto visto non ho mai lavorato col pubblico. Voglio affermare quello che mi ha detto Matteo a distanza di anni, che il marito della  pm (che ha svolto l’inchiesta, ndr) aveva chiesto a lui e ai suoi collaboratori con insistenza una nomina”. Lo ha detto Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, al processo a suo cartico e alla moglie in corso a Firenze. Poi, all’uscita del tribunale, Tiziano ha rincarato la dose: “Mio figlio ha le prove di questa affermazione, potete chiederlo a lui”

Stamani a Firenze si sono svolte le arringhe dei difensori, dopo che sia Renzi che la moglie Laura Bovoli avevano reso dichiarazioni spontanee. L’udienza si era aperta con la richiesta di rinnovazione del dibattimento: i legali degli imputati chiedevano che fossero sentiti testimoni di un procedimento parallelo, conclusosi con l’archiviazione, per traffico d’influenza.

Quegli atti, che sono stati parzialmente acquisiti, comprendenti anche alcuni verbali dell’ex parlamentare Luca Lotti, smentirrebbero, per la difesa dei Renzi, l’ipotesi che le false fatture fossero destinate a creare un rapporto tra Dagostino e la politica tramite appunto Renzi senior.

Il tribunale ha accolto in parte l’istanza: senza disporre una riapertura del dibattimento, ha dato l’ok all’acquisizione di alcune carte di quel fascicolo.

“La legge è uguale per tutti, anche per chi si chiama Renzi. Non ho mai fatto fatture false in vita mia”. Laura Bovoli, la madre del leader di Italia Viva, lo ha detto in dichiarazioni spontanee rilasciate al processo d’appello. “Mio marito Tiziano è esperto nel settore commerciale ma non capisce nulla in amministrazione. Mi assumo completamente la responsabilità della fattura da 20 mila euro fatta da Party srl per un lavoro ben preciso che avrebbe dovuto svilupparsi, cioè attirare i clienti verso i negozi poco frequentati nell’outlet The Mall. Progetto mai andato fino in fondo perché, grazie al fango gettato dalla stampa, sono stata costretta a chiudere l’azienda. Mio figlio, allora a Palazzo Chigi, mi disse di chiudere l’azienda. E così feci. Ma dopo 30 anni di lavoro potevo rovinarmi per 20 mila euro?”, ha detto Bovoli.

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