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Il mistero della morte di Matacena: riesumati i cadaveri dell’ex deputato e della madre. Nuova inchiesta, indagata per omicidio la seconda moglie

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Se n’è andato portando con sé tutti i suoi i segreti, da condannato per concorso esterno come referente politico dei clan di ‘ndrangheta e principale indagato di inchieste che ipotizzano l’esistenza di un sistema pancriminale in grado di tenere insieme grande imprenditoria, politica, ‘ndrangheta. E adesso anche la sua morte diventa mistero.

La procura di Reggio Calabria ha aperto un’inchiesta sulla morte di Amedeo Matacena, l’ex parlamentare di Forza Italia, morto da latitante a Dubai nel settembre 2022. Ufficialmente se lo è portato via un infarto, come un malore improvviso ha ucciso la madre, Raffaella De Carolis, solo tre mesi prima.

Ipotesi avvelenamento, indagata la seconda moglie

Per la pm Sara Parezzan, che coordina l’indagine insieme all’aggiunto Stefano Musolino e al procuratore capo reggente, Giuseppe Lombardo, potrebbe non essere stata una sfortunata coincidenza, ma un duplice omicidio. Per questo è stata disposta la riesumazione di entrambe le salme e un’autopsia, con inizio delle operazioni fissato per il 1 ottobre. Un’ipotesi c’è: entrambi potrebbero essere stati avvelenati.

Tutti i sospetti al momento si concentrano su una persona, formalmente già iscritta sul registro degli indagati: Maria Pia Tropepi, ex modella 43enne da anni residente tra gli Emirati e Gragnano, nel napoletano. Ma non sarebbe l’unica persona su cui ci sono approfondimenti in corso: uno dei filoni riguarda anche la latitanza dell’ex politico e le complicità che l’hanno permessa e coperta.

Guerra familiare sulle salme, due anni fa bloccata la cremazione

Di oltre vent’anni più giovane di Matacena, con lui si è sposata qualche mese prima della sua improvvisa dipartita, poco dopo – aveva annunciato lei al tempo – essere rimasta incinta di due gemelli. Ai più è diventata nota dopo la morte del politico, quando con la famiglia del politico è scoppiata una vera e propria guerra sulla sepoltura. Tropepi avrebbe voluto cremare entrambi, ha sempre sostenuto, di madre e figlio. “Solo per il profondo amore che ci legava, intendo dare esecuzione alle sue volontà, tutelando, in ogni sede, sia i miei diritti di vedova ma soprattutto quelli dei nostri figli che stanno per arrivare”, aveva detto all’epoca affidandosi ad una nota stampa.

Ma non ci ha creduto Elio, il secondogenito della De Carolis, che ha riportato la salma della madre al cimitero di Reggio Calabria. E non ci hanno creduto i due figli di Matacena, Amedeo – come il padre e il nonno- avuto dalla presentatrice tv, Alessandra Canale, e Athos, arrivato decenni dopo nel corso della relazione con Chiara Rizzo. Di mezzo in realtà si è messa anche la procura di Reggio Calabria, aveva anticipato oltre un anno fa l’Espresso, che sulla morte di Matacena stava già indagando e ha bloccato la cremazione della salma.

Matacena era appena tornato in possesso del suo patrimonio

Del resto, di elementi sospetti ce n’erano eccome. Matacena se n’è andato improvvisamente qualche settimana dopo aver recuperato il suo gigantesco patrimonio – o almeno, quello noto – finito sotto sequestro nell’ambito dell’inchiesta Breakfast e poi restituito dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, quando le accuse di origine illecita, mascherata con una fusione inversa, sono cadute. E a breve avrebbe potuto disporne da uomo libero. Nel giugno 2023 la sua condanna sarebbe diventata inesigibile.

Elementi sufficienti per far partire un’indagine a Reggio Calabria. Del resto, la procura su Matacena non ha mai smesso di tenere i fari accesi. E non solo per la lunga inchiesta Breakfast, coordinata dall’allora aggiunto Giuseppe Lombardo, che ha ricostruito la rete di complicità anche istituzionali – a partire dall’allora ministro dell’Interno, oggi sindaco di Imperia, Claudio Scajola, con condanna andata in prescrizione – che l’hanno coperta o favorita.

Matacena uomo del sistema pancriminale

Per gli inquirenti, Matacena ha svolto un ruolo centrale nella costruzione di un vero e proprio sistema pancriminale che per decenni ha tenuto insieme (e forse lo fa ancora) gli interessi economici, strategici e politici di diverse espressioni del potere: ‘ndranghetista, massonico, imprenditoriale. Spesso – è emerso in diverse inchieste, a partire da “Gotha” – in larga parte sovrapponibili.

È schema che sulla sponda calabrese dello Stretto funzionerebbe da tempo, nei decenni si sarebbe evoluto, modellandosi sulle diverse fasi economiche, politiche e sociali che hanno attraversato il Paese. Per almeno un decennio o più, l’ex parlamentare di Forza Italia – erede del monopolio di fatto dell’attraversamento dello Stretto, salvo poi improvvisamente uscire dalla società – per i magistrati ne è stato il volto e il referente.

Dai pentiti di ‘ndrangheta all’ex presidente del Libano Gemayel

In realtà, lo hanno confermato anche diversi pentiti. Per il collaboratore di giustizia Pasquale Nucera, “il pelato” Matacena era a Polsi con i massimi vertici della ‘ndrangheta, inclusi emissari dei clan da tempo radicati in Canada, Australia, Stati Uniti e Francia, quando si discusse di appoggiare la nascente Forza Italia, “il nuovo partito degli uomini”. Lui sarebbe stato poi il candidato di punta, appoggiato da tutti clan di Reggio e provincia. Ma Matacena non era solo un uomo di ‘ndrangheta o un politico che dalla ‘ndrangheta è stato supportato. Era un uomo di potere.

Lo suggeriscono i nomi venuti fuori nel corso dell’inchiesta sulla sua latitanza e che allo scopo sono stati consultati, sono intervenuti o si sono mossi. Da Claudio Scajola, che ci ha rimediato una condanna, all’ex presidente del Libano Amin Gemayel, di cui viene trovata una lettera in cui assicura al latitante piena operatività e «un documento d’identificazione con dati anagrafici affinché egli possa rimanere nel nostro paese e condurre una vita normale, naturalmente sotto la nostra responsabilità». E poi faccendieri, politici, spioni.

A Reggio Calabria ancora lo ricordano quando giovanissimo passeggiava in città con una pelliccia bianca, adatta più a climi siberiani che al mite inverno sullo Stretto. Per anni è stato al centro dei pettegolezzi per la vita da rivista patinata, le storie con attrici, modelle e miss, gli eccessi. Della sua stagione in Parlamento si ricordano le intemerate contro i magistrati. Ma la vera storia e il vero ruolo di Matacena rimangono un mistero, che adesso si infittisce.

 

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