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Sono settimane che se ne discute, e le mancate candidature ai vari Game Awards e simili hanno ritirato fuori l’argomento. Dragon Age: The Veilguard è riuscito a dividere l’utenza e la stampa specializzata come tanti altri titoli che hanno caratterizzato questo bizzarro 2024.
Si è molto puntato il dito sugli elementi di gioco inclusivi, che sono presenti non solo nell’editor dei personaggi, ma anche in alcuni personaggi e in alcuni dialoghi.
Per quanto proprio alcuni di questi ultimi risultino surreali, primo fra tutti quello che vede uno dei personaggi di turno sedersi al tavolo iniziando il discorso con un “So… I’m non binary”, l’inclusività non è il problema principale di Dragon Age: The Veilguard.
Togliamoci il dente
Sugli elementi inclusivi infatti non solo ci si può passare sopra, ma ci si dovrebbe obbligatoriamente passare sopra. Anzi, non dovrebbero nemmeno essere così al centro dell’attenzione.
Ciò che dovrebbe far discutere non è la loro presenza, quanto più come talvolta questi elementi sono proposti, come visto nell’esempio di poco fa.
Il fatto che l’editor proponga valanghe di opzioni, abbastanza da permettere a chiunque nel mondo di plasmare un personaggio a propria immagine e somiglianza, dovrebbe essere una cosa da lodare, non certo da etichettare come “inclusiva” con accezione negativa o, peggio ancora, offensiva.
Ma lasciamoci tutto questo alle spalle. Come già detto, i problemi di The Veilguard sono ben altri:
è il seguito di una serie apprezzata da milioni di utenti in tutto il mondo, e i toni, le atmosfere, i dialoghi e la narrativa è quanto di più distante possibile dai suoi illustri predecessori;
alcuni dialoghi sono purtroppo “banalotti”, e la colpa non è della traduzione italiana. Sono proprio scambi semplici, talvolta disarmanti nel loro essere elementari. Anche qui il pensiero vola ai predecessori;
alcuni personaggi, in primis il protagonista, sono quasi totalmente privi di charme. Stiamo parlando di BioWare: dove è finito lo spessore di personaggi di giochi quali Mass Effect, Knights of the Old Republic e Dragon Age: Origins?
Il gameplay è molto poco gioco di ruolo e molto gioco di azione, forse anche un pelo troppo. O meglio, ci sono tanti Action RPG divertentissimi, ma da un Dragon Age ci si aspettava forse qualcosa di più incisivo da un punto di vista ruolistico;
la maggior parte dei puzzle ambientali è più che altro fastidioso, ripetitivo e poco azzeccato per un gioco del genere.
E queste sono solo alcune delle critiche che gli si potrebbe muovere.
Secondo me c’è stato anche un errore di fondo sul come è stato presentato il gioco.
Dagli screenshot che banalmente potete vedere anche su Steam, sembra di avere a che fare con uno di quei giochi per smartphone che si vedono negli annunci pubblicitari, con grafiche elaboratissime e tirate a lucido che poi in realtà si dimostrano tutt’altro. E non è così, badate bene.
E poi c’è il discorso Dragon Age. Fosse uscito come un gioco a sé stante avrebbe forse avuto il suo perché. Alcune dinamiche di gioco non si discostano troppo da un Hogwarts Legacy (anzi, il sistema di uso delle abilità un po’ ce lo ha ricordato) o da un God of War: Ragnarok (non uccidetemi, NdR), e tanti giocatori potrebbero trovarle gradevoli e divertenti.
Però appunto, l’appartenenza a una saga storica, l’apparire di personaggi visti nei capitoli precedenti, e la speranza di mettere le mani su un gioco di ruolo, hanno deluso più di un giocatore.
Un disastro su tutta la linea?
No, non è un disastro su tutta la linea. Il metascore di 82 punti è assolutamente esagerato, non giriamoci troppo intorno. Ciò non toglie che i suoi momenti il gioco li ha.
Il sistema di combattimento non è così male, e appunto, è molto più action del previsto, e ai giusti livelli di difficoltà potrebbe darvi del filo da torcere.
I compagni di squadra sono gestiti dall’intelligenza artificiale, ma da controller premendo R1 attivate il menu di pausa che vi permette di indirizzarli verso nemici specifici o attivare una delle 3 abilità a loro disposizione sempre verso bersagli specifici.
I poteri dei compagni possono anche essere combinati, dando luogo a colpi piuttosto potenti e facilmente incapacitanti per nemici di bassa/medio lega. E poi ci sono le vostre 3 abilità. Sì, sono poche, soprattutto per un wannabe RPG, ma i combattimenti sono così frenetici che risultano essere più che sufficienti. Anche perché, banalmente, con un guerriero dovete parare (dando luogo a sbilanciamenti), rotolare via, attaccare in corpo a corpo e usare le 3 abilità e impartire comandi.
Di roba da fare ce n’è.
Ah: prima ho fatto cenno ai puzzle ambientali, alcuni piuttosto noiosi, ripetitivi e pensati solo per riempire il tempo. Sempre a loro proposito, il gioco include anche delle dinamiche metroidvania che dipendono da quale compagno di squadra portate con voi nelle singole avventure. Una scelta peculiare, soprattutto per un gioco di questo tipo.
Il comparto grafico, per quanto tendente al “cartoon”, sia nei colori che nei modelli, non è affatto malvagio, e anzi, almeno su PC mette a dura prova anche l’hardware più moderno.
Quindi, chi potrebbe divertirsi con un gioco del genere? Paradossalmente chi non è un grande fan della serie, e chi cerca un gioco di azione leggero e non troppo cervellotico che abbia comunque un grado di sfida decente, almeno a livelli alti.
Non male su Steam Deck
Graficamente è pesantino come gioco. Ciò nonostante, non solo è certificato per Steam Deck, ma si lascia giocare anche abbastanza bene.
I dettagli grafici sono ovviamente ridotti al minimo, e mentirei se vi dicessi che non si vede. Su altri titoli si nota decisamente di meno! E con minimo intendo che se andate a spippolare nelle impostazioni, i settaggi sono quasi tutti al minimo di default. Però è già tanto che funzioni, ecco. Un gioco come Space Marine 2, anche al minimo dei settaggi, è praticamente ingiocabile su Steam Deck.
Ciò nonostante, ci si fa l’abitudine abbastanza velocemente, e ben presto il livello di dettaglio lascia spazio all’esperienza di gioco e al divertimento, sempre vi piaccia il genere si intende.
Il battery drain del titolo non è nemmeno così eccessivo, anche se giocherete con la ventola costantemente al massimo. Ve lo dico giusto nel caso giochiate con qualcuno accanto che potrebbe lamentarsi del rumore (ogni riferimento a persone o mogli realmente esistenti non è puramente casuale, NdR).
E su PC?
Come accennato, Dragon Age: The Veilguard non è il più leggero fra i giochi usciti ultimamente.
L’ho provato prevalentemente su Acer Predator Helios 18 dotato di GPU NVIDIA GeForce RTX 4080 Max-Q dove, seppur con qualche sacrificio, ci si può anche permettere di farlo girare al massimo delle impostazioni consentite.
È ovviamente necessario attivare sia il DLSS 3 (Generazione dei Frame) sia il DLSS 2 per stabilizzare il tutto a livello di performance. Questo perché Dragon Age ha non solo il Ray Tracing, ma anche l’Ultra Ray Tracing (il Path Tracing per intenderci). Quindi le funzionalità extra di NVIDIA tornano molto utili.
Il colpo d’occhio però, al netto di quanto detto prima sullo stile, in certi frangenti non è davvero niente male. Durante le battaglie poi ci sono vari effetti pirotecnici in grado di riempire lo schermo e mettere un po’ a dura prova le performance del vostro PC. C’è anche la modalità fotografica nel caso vogliate soffermarvi ad ammirare i vari dettagli.
Comunque, se volete spremerlo al massimo e usare poco (o quasi) upscaling, come il Super Sampling di NVIDIA, è necessario spostarsi su macchine desktop dotate di GPU recenti.
E poi c’è PS5
Dirò un’ultima cosa che farà storcere il naso ai puristi di Dragon Age. Questo nuovo capitolo è perfettamente confezionato per Console. Ecco, l’ho detto. Ed è anche per questo che su Steam Deck è piacevole da giocare. Idem potenzialmente su una PlayStation Portal.
Persino su PC l’ho giocato con un DualSense, perché alla fine le dinamiche action e il menù che blocca l’azione sono palesemente strutturati per dare il meglio su console e con controller alla mano.
Su PS5 ha le impostazioni per favorire il dettaglio grafico o le performance. Manco a dirlo, quest’ultima è l’impostazione più sensata: la sua vena action richiede fluidità su schermo, sia per il bene degli occhi sia per seguire al meglio quello che succede.
Dragon Age: The Veilguard Standard Edition PS5 | Videogiochi | Italiano
Ovviamente su PS5 Pro, dove lo avevo provato per la recensione della console, gira pure meglio, con la possibilità di raggiungere la risoluzione 4K nativa ad alto frame rate, o favorire i dettagli grafici al massimo a discapito come sempre delle performance.
Comunque anche sul modello classico se la cava più che decentemente.
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