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“Il biglietto me lo sono fatto per conto mio, in agenzia di viaggi…”. Con una battuta, una frase appena, Alessandro Di Battista fa traballare la versione di Salvini sul mancato viaggio in Russia. Il leader della Lega, nel giustificare il fatto che l’ambasciata avesse pagato (“anticipato”, si precisa) la trasferta a Mosca, aveva infatti accennato a problemi nell’acquistare i biglietti in rubli. Circostanza oggi smentita dai fatti: Di Battista ha provveduto da sé.
Salvini e i biglietti per Mosca pagati dai russi. Giallo sul rimborso dopo cinque giorni
di
Emanuele Lauria
D’altronde, chiunque abbia avuto in questi giorni la pazienza di andare sul sito della Turkish Airlines, si sarebbe accorto della possibilità di prenotare (e pagare online) la tratta Istanbul-Mosca, o Ankara-Mosca, con una spesa in lire turche convertita in euro. Volendo credere alla buona fede di Salvini, dovremmo addivenire alla conclusione che il capo del Carroccio non sia riuscito a pagare il viaggio – lasciando molto discutibilmente ai russi l’incombenza di avanzare la somma – perché doveva partire con Aeroflot, la compagnia di bandiera di Mosca oggetto di sanzioni da parte dell’Ue.
Ma perché Salvini doveva per forza decollare con Aeroflot? Proprio in virtù del discusso legame con l’ambasciata russa, che Salvini ha coltivato a titolo assolutamente personale, tentando di concordare con Mosca un piano di pace, ovvero un atto di politica estera, senza avvertire il governo (e neanche il suo partito, ma questo è un altro discorso). L’altra tesi, che riportiamo solo perché ognuno si faccia la propria idea, è che al di là delle dichiarazioni ufficiali il governo russo abbia pagato il viaggio salvo poi fare retromarcia solo dopo l’esplosione delle polemiche. Passano i giorni, non si dissolve la nebulosa: da qualsiasi angolazione la si guardi, questa vicenda non riesce a perdere i connotati del pasticcio.
Viaggio di Salvini a Mosca, interrogazione Pd all’Ue: “Accertare se ha violato le sanzioni sulla Russia”