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Ilaria e gli altri. Pendolari, lavoratori, in tenda o truffati: gli studenti universitari contro il caro-affitti

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Milano, stanza in affitto, zona Missori, 1.135 euro al mese. In un appartamento in cui, per di più, vivono altri 7 ragazzi. Roma, rifinitissimo monolocale, 500 euro al mese. Sì, ma dentro un camper. Due annunci a caso, postati negli ultimi mesi, del vertiginoso mondo degli affitti da incubo per studenti fuorisede. Sarà anche per questo che come racconta il rapporto Eurostudent l’Italia ha il numero più alto in Europa, il 68%, di universitari che abitano con i genitori. Ed è invece di certo per questo che Ilaria Lamera, 23enne della triennale in Ingegneria ambientale, ha scelto come casa una tenda, la sua forma di protesta ben piantata coi picchetti davanti al Politecnico di Milano.

D’altronde è lei, la città lombarda, la più cara tra le città in cui studiare con i suoi 628 euro di media al mese per l’affitto di una stanza singola, secondo Immobiliare.it. E picchi fino a 1.200 euro, sempre per una camera in solitaria, a navigare brevemente tra le pagine di annunci. A Bologna la media si ferma a 467 euro, a Roma a 452. Ma c’è un ragazzo che ha scovato e postato su Reddit l’annuncio di una camera a Furio Camillo, zona metro sì ma non proprio centralissima, a 1600 euro. Firenze, Venezia, Modena, Verona affittano a 400 euro. Padova, Brescia, Napoli a 380. Ma i prezzi sono saliti ovunque: schizzati a Bari da 288 a 367 euro al mese, a Palermo da 245 a 307 euro, dicono i numeri di Facile.it.

Meglio cercare posto in uno studentato. A trovarlo. I posti letto a oggi sono 40mila, sufficienti per coprire poco più del 10 per cento del necessario. Il governo ha stanziato 567 milioni di euro per 14mila nuovi posti nei prossimi tre anni. In più c’è l’obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza: triplicare i numeri attuali, portando i posti a 100mila, entro il 30 giugno del 2026 con i 960 milioni di euro a disposizione. Con i primi 300 milioni ne sono già stati creati 8.581, di cui 7.524 già assegnati. Solo una piccola parte (2.173) però sono stati realizzati dalle università e dagli enti per il diritto allo studio. La maggior parte (5.840) invece li hanno tirati su collegi di merito e fondazioni. Studentati privati realizzati con contributi pubblici dove però non c’è controllo sui canoni e una singola costa mille euro e anche più e una doppia 800 e oltre. Certo ci sono palestre, biblioteche, sale musica, giardini, corsi, parcheggi, un modello di abitare all inclusive. Ma sono cifre che la maggior parte degli studenti non può pagare. (di Viola Giannoli)

“Faccio il pendolare per Firenze. Mezzi e benzina costano meno di una casa”

“L’idea di trasferirmi a Firenze, visti i prezzi degli affitti, neppure la prendo in considerazione”. Oleg Bartolini ha 21 anni e abita nel Comune di Reggello a una trentina di chilometri fuori dal capoluogo toscano. Frequenta il terzo anno della facoltà di Giurisprudenza a Firenze. “Vado all’università almeno tre o quattro volte a settimana – racconta lo studente – di solito mi sposto in treno”. Arrivare in aula per le lezioni non è proprio immediato: “Uso la macchina fino alla stazione di Reggello, impiego circa 10-15 minuti. Poi sono 25-30 minuti di viaggio in treno a seconda delle fermate. Scendo alla stazione centrale di Santa Maria Novella e poi salgo sulla tramvia fino al polo di Novoli: altri 10-15 minuti”.

Alla fine è quasi un’ora all’andata e lo stesso al ritorno. Ma non importa: “Pago 61,50 euro di abbonamento mensile per il treno, quello annuale è sotto ai 400. Costa molto meno rispetto a prendere una casa in affitto: a Firenze per una camera vengono chiesti sui 500 euro al mese – prosegue Oleg -. Chi abita in provincia preferisce di certo fare il pendolare con la macchina o utilizzando i mezzi pubblici. Conosco tanti altri studenti che fanno come me”. (di Andrea Vivaldi)

Oleg Bertolini, Firenze 

“A Napoli un divano letto a 600 euro. A Parigi spendevo meno”

Un anno a Parigi, in un laboratorio di ricerca di critica letteraria. Domenico Chirico, 28 anni, natali a Caserta, a dicembre scorso sa che deve ritornare all’università Orientale di Napoli per proseguire il dottorato di ricerca. Si mette alla ricerca di una casa. “Avrò girato in 4 mesi 20-25 offerte tra stanze singole e monolocali – racconta – Prezzi dai 500 ai 900 euro al mese. Ero sconvolto. A Parigi nel 15esimo arrondissement pagavo di meno: 650 euro. Mi hanno proposto persino un seminterrato ai Quartieri spagnoli con un divano letto: 600 euro. Quando ho fatto notare che era fuori budget, mi hanno risposto: “Fatti aiutare dai tuoi genitori”. Ma io con una borsa di 1195 euro al mese, pensavo di potermi pagare una casa. Alla fine, grazie al passaparola, sono riuscito a trovare una soluzione abbordabile, anche se un po’ distante dall’università. Ma mi ritengo fortunato”.

È l’effetto combinato di pandemia e turistificazione. La storia di Domenico lo dimostra. Quando nel 2016 arriva a Napoli per studiare Lettere, il mercato è ancora a portata di studente: un letto in una doppia, in centro, a 200 euro. Camera ben illuminata, scrivania. “E ho scartato all’epoca 4 alternative simili”. Dopo la laurea, vince il dottorato a ottobre 2020 e molto era cambiato: “Stanze costose, perlopiù ex case vacanze e B&b rimasti vuoti col Covid. I proprietari pretendevano lo stesso prezzo che chiedevano ai turisti. E non erano attrezzate per viverci: senza armadi e cucine”. (di Alessio Gemma)

Domenico Chirico, Napoli 

“Studentessa e dog sitter. A Torino prezzi altissimi e cinque mesi d’anticipo”

“Cercare casa a Torino è diventato terribile, è quasi come Milano. Vivo qui da due anni e sto cercando per la quarta volta. I prezzi sono altissimi, molti affittano tramite agenzia e vuol dire anticipare cinque mensilità più Iva. Inoltre, con il cognome straniero, tanti non rispondo neanche ai miei messaggi così a volte fingo di essere stata adottata per avere risposte”.

Miriam Najid, studentessa marchigiana di 22 anni, ha pensato spesso di cambiare città. In tre anni avrà visto circa 60 case, tanto che ora sta valutando l’acquisto “e di chiedere il denaro ai miei parenti, oltre a usare i soldi messi da parte. Lavoro come dog sitter, oramai non si può solo studiare, le spese sono diventate insostenibili anche per un posto in stanza doppia”.

Sono due settimane che è ripartita con la ricerca, perché la casa in cui è ora andrà ai figli del proprietario: “Ho pianto oltre un’ora, a livello psicologico è pesante”. Ma non è l’unica. “Tutti siamo o siamo stati nella stessa onda di disperazione. Durante il covid era più facile. Ora i prezzi sono aumentati a dismisura. Chiedono 400 euro per monolocali di pochi metri quadri e malmessi, tutto escluso. Nella seconda casa, ero in doppia: siamo rimasti un mese senza wc, andavano nei bar. Ma a 500 chilometri da casa vorrei un posto che mi faccia sentire bene”. (di Cristina Palazzo)

Miriam Najid, Torino 

“A Genova prezzi folli dopo il Covid. Senza i miei, i conti non tornano”

Trecentocinquanta euro per una camera doppia a uso singolo a Genova. Senza salotto in un appartamento da condividere con altri due ragazzi. Francesca Lago, 26 anni torinese, è una studentessa di Medicina all’Università di Genova. “Tra affitto e bollette alla fine sono 400 euro al mese – racconta Francesca che abita nella zona di San Fruttuoso, vicino al Policlino San Martino dove studia – Io pago 350 euro per una camera doppia a uso singolo, è abbastanza grande, la mia coinquilina 300 per una singola. Siamo in tre, non abbiamo la sala e condividiamo una cucina e un bagno”. Prezzi ben lontani da Milano. In genere per una stanza singola a Genova si spendono dai 300 ai 400 euro. Case grandi e spesso risalenti agli anni ’70.

Francesca è arrivata qui quasi sei anni fa. “Non ho mai cambiato casa, allora pagavo 330 euro al mese – ricorda-   Poi con il Covid ho dato la disdetta e quando sono tornata, gli affitti erano aumentati ovunque. Ho cercato altre stanze ma c’era troppa richiesta e poca disponibilità così alla fine sono rimasta qui anche se l’affitto è aumentato di 20 euro al mese che comunque significano 240 euro in più all’anno. Non pochi per uno studente. Senza l’aiuto della mia famiglia sarebbe impossibile far tornare i conti”. (di Valentina Evelli)

“Wi-fi dei vicini e spesa al discount fuori città, così risparmio per la casa a Milano”

Per il suo piccolo monolocale Luca Mondini, 25 anni, studente della magistrale in Management dell’Amministrazione alla Statale, paga tra 650 e 670 euro al mese, in base alle spese. Tutti gli dicono che è fortunato e lui lo sa. “Ho firmato il contratto 5 anni fa. Dubito che il prossimo anno, alla scadenza, potrò rinnovarlo a queste cifre: i prezzi sono cresciuti moltissimo” racconta, senza nascondere che “l’ansia maggiore” per il suo futuro a Milano – si laureerà tra pochi mesi – è proprio quella legata alla casa.

Per lui, originario di un paesino nelle valli della Bergamasca, fare il pendolare sarebbe difficile: “Ho provato all’inizio, ma per percorrere 75 chilometri servono tre ore ad andare e tre a tornare”. Così si è trasferito e lavora sin dal suo arrivo in città: oggi con un contratto part time guadagna 500 euro al mese e copre le spese con l’aiuto dei genitori (“anche per questo sono fortunato”) e varie accortezze: “Condivido il wifi con i ragazzi dell’appartamento vicino e due volte al mese torno a casa per la spesa: comprando lì al discount invece che qui risparmio fino a 150 euro al mese”. Il sogno? “Restituire a Milano ciò che mi ha dato in questi anni, per farlo però la città dovrebbe darmi la possibilità di restare”. (di Sara Bernacchia)

Luca Mondini, Milano 

“In lista d’attesa per una singola. A Bologna non si trovano sotto i 550 euro”

“Sto facendo colloqui per trovare una casa dove vivere, mi ritrovo iscritto in tantissime liste d’attesa, senza sapere se e quando troverò un posto dove stare”. A 27 anni Fabio Licitra ha deciso di fare di nuovo lo studente. Ma non ha fatto i conti con il problema degli affitti di Bologna che, negli ultimi tempi, sono schizzati verso l’alto. Dalla Sicilia era salito come tanti per fare l’università. Presa la laurea in Farmacia, aveva poi lasciato Bologna per Forlì. “Mi iscriverò a una facoltà umanistica, ma non pensavo che sarebbe stato così complesso trovare dove abitare”, racconta.

I prezzi, complici anche gli affitti destinati agli Airbnb, sono stellari. “È da un mese che sono a caccia ma non trovo nulla. I costi sono stratosferici oppure non c’è posto da nessuna parte”. La sistemazione più economica che ha trovato è una camera doppia a 250 euro in periferia. “Un prezzo anche abbordabile – spiega – ma io vorrei una singola”. Non ne ha trovate a meno di 550 euro, a essere ottimisti. “Ho mandato oltre cento messaggi sulle varie piattaforme e sono in lista d’attesa, ma non sono per nulla fiducioso”. (di Sabrina Camonchia)

Fabio Licitra, Bologna 

“Ho perso il posto allo studentato. Il call center non basta per una stanza a Palermo”

Lavora quattro ore al giorno alla scrivania di un call center di Trapani perché spera di poter mettere da parte un po’ di soldi che le permettano di pagarsi un affitto nella città che ha scelto per i suoi studi: Palermo. Ma per ora è solo un progetto, tra sacrifici e notti insonni a preparare esami. Fatima Chaoui, 21 anni, origini marocchine, nata e cresciuta a Trapani, è una studentessa al terzo anno di Scienze politiche e relazioni internazionali all’università di Palermo, attivista dell’associazione “Impronta studentesca”.

Per i primi due anni è riuscita a ottenere un posto letto nella residenza universitaria. Ma all’ultimo bando per borsa di studio e alloggio non è riuscita a partecipare, perché non aveva abbastanza crediti formativi. “Ho visto tante case a Palermo – dice – anche camere condivise, ma 200 euro al mese, più le spese condominiali, non sono sostenibili per una ragazza di 21 anni che non ha un reddito familiare adeguato”.

Allora ha scelto di lavorare e fare la studentessa pendolare. “Prendo il pullman per Palermo solo quando devo fare esami. Non frequentare in presenza è stata una scelta dolorosa. E ha rallentato anche la mia carriera universitaria”. Fatima però non demorde: sta preparando cinque materie per giugno. “Prevedo già di viaggiare due volte alla settimana: 20 euro di biglietto saranno un sacrificio. E poi correrò al lavoro, sperando nelle coincidenze di orari”. (di Marta Occhipinti)

Fatima Chaoui, Palermo 

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