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“Prima c’era solo un abisso di disperazione, adesso voglio sapere quello che è successo, voglio giustizia”. Seduto davanti all’avvocato Giuseppe Sforza, Flamur Sula, il padre di Ilaria, la 22enne uccisa a Roma dall’ex fidanzato Mark Samson, sembra quasi non avere più parole.
Ha voglia di raccontare la figlia, chi fosse, i suoi sogni, “ma è presto”, dice. Adesso – gli spiega – ha difficoltà anche a capacitarsi, organizzare i pensieri. Affida al legale ricordi, ragionamenti, gli chiede di fargli da schermo ora che si sente inerme.
In mattinata, insieme allo zio della ragazza, è tornato a Roma, lì dove il corpo di sua figlia è stato ritrovato chiuso in una valigia, abbandonata in una discarica. E adesso è ancor più determinato a capire cosa sia successo.
Si presenta dall’avvocato appena tornato a Terni, con lui cerca di mettere in ordine gli eventi, anche se inevitabilmente la mente torna sempre all’ultima volta che l’ha vista. Era il compleanno di Leon, il figlio minore. Per i diciott’anni del piccolo di casa avevano organizzato una festa, l’ultima foto tutti insieme è stata scattata lì.
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Li ritrae tutti sorridenti, felici. Non è passato poi tanto tempo, anche se a tutti – a lui, alla moglie, al figlio – sembra quasi passata un’eternità. “In questo periodo eravamo particolarmente uniti, vicini, non c’era alcun tipo di problema in casa”, ha confidato al legale. E a Ilaria piaceva a tornare a casa, avrebbe dovuto farlo anche lo scorso weekend.
“L’ultima volta che ci siamo sentiti – ha spiegato il padre all’avvocato – ha detto che avrebbe passato un paio di giorni a Roma a studiare e poi sarebbe tornata a casa senza neanche portarsi i libri dietro perché aveva voglia di stare con noi”. Ma quel venerdì non è scesa dal solito treno e da due giorni ai messaggi rispondeva in modo evasivo, con un linguaggio che non era quello di famiglia.
Ilaria Sula con la famiglia
Mancavano i vezzeggiativi, le battute, i modi di dire, spiega il padre al legale, quando le hanno chiesto di mandare la posizione precisa in cui si trovasse ha smesso di rispondere. E poi non erano le solite, lunghe, video-chiamate con cui si teneva in contatto con la famiglia. Non era lei, hanno svelato poi le indagini, ma il suo assassino che dopo averla uccisa si è appropriato del suo telefono per coprire le sue tracce. Ma con i genitori non c’è riuscito. “Abbiamo capito che c’era qualcosa di strano. Purtroppo non ci sbagliavamo”. Ecco perché – racconta Flamur Sula – sabato mattina non hanno esitato un momento a mettersi in auto e raggiungere Roma dove è stata formalizzata la denuncia.
“Io adesso voglio sapere, voglio capire”, dice all’avvocato Giuseppe Sforza. A stento realizza quello che è successo, non si capacita che quel ragazzo che era con loro quando si sono rivolti alla polizia, fosse la stessa persona che qualche giorno prima l’aveva uccisa, nascosta e buttata via come un sacco.
Ilaria Sula con il fratello a Barcellona
“Non credo possa aver fatto tutto da solo, voglio sapere tutto quello che è successo”, ha chiesto al legale. Che a nome della famiglia adesso dice: “L’indagine non deve essere necessariamente rapida, ma di certo deve essere completa – afferma l’avvocato Sforza – Bisogna fare luce su tutti gli aspetti ancora oscuri di questa vicenda, che sono parecchi”.
Davanti alla casa di Ilaria, per tutta la giornata stazionano amici e parenti. Filtrano gli ingressi, allontanano i curiosi, proteggono la madre di Ilaria, tanto prostrata che per due volte i medici sono dovuti intervenire in suo soccorso. Per l’intero giorno, lungo il vialone su cui si affaccia c’è un via vai di amici e parenti, sul balconcino del primo piano due anziani sgranano il rosario, qualcuno esce a fumare. E sul cancello un cartello, firmato semplicemente ‘un padre’, recita: “Vogliamo avere la certezza non la speranza che le nostre figlie tornino a casa”.