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Inchiesta a Gallipoli: “L’ex assessore Ruggeri comprò voti con 50mila euro per far rieleggere Minerva”

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L’ombra della corruzione elettorale sulle ultime elezioni comunali di Gallipoli, centro nevralgico del turismo nazionale nel periodo estivo ora finito sotto i riflettori della Magistratura. Un nuovo filone d’inchiesta è stato infatti aperto dalla procura di Lecce dopo l’indagine ribattezzata “Re Artù” con cui i finanzieri di Otranto, lo scorso 7 luglio, hanno confinato agli arresti domiciliari – tra gli altri – l’ex assessore al Welfare regionale Totò Ruggeri e il già consigliere regionale Mario Romano.

E anche in questo inedito troncone investigativo sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori è finito il nome dell’ex senatore dell’Udc che, stando alle prime informazioni, avrebbe investito 50mila euro per acquisire un pacchetto di voti da destinare alla rielezione a sindaco di Stefano Minerva alle comunali di ottobre 2021.

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Le amministrative si sono poi effettivamente concluse con una larga vittoria di Minerva che ha sbaragliato la concorrenza al primo turno – sostenuto da 12 liste di centrosinistra – contro gli sfidanti Flavio Fasano e Luca Murra, candidati rispettivamente con la coalizione civica “Gallipoli Futura” e Fratelli d’Italia. Il sindaco uscente (nonché presidente della Provincia di Lecce) ha di fatto vinto a mani basse ottenendo il 67,19% delle preferenze, per 8mila e 622 voti. Il suo competitor principale, invece, l’avvocato Flavio Fasano si è fermato al 29,18% (3744 voti).

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Più distaccato, invece, Luca Murra che ha raccolto 466 preferenze, pari al 3,63%. Gli approfondimenti degli investigatori ruoterebbero attorno alla lista con cui l’ex assessore al Welfare Totò Ruggeri sostenne – come già fatto nel 2016 con l’Udc – la candidatura di Minerva. La lista è quella di “Popolari per Gallipoli”, una delle 12 a supporto dell’uscente e poi riconfermato Minerva. Terza per numero di preferenze, ha incamerato 1032 voti ed un seggio in consiglio comunale. E chissà che anche questo nuovo filone d’indagine non possa coinvolgere altri nomi eccellenti della politica locale e regionale. Il sindaco della città bella appare comunque sereno e fiducioso nell’operato della Magistratura.

“Tutti conoscono il mio spessore morale – spiega al telefono – perché io a differenza di altri sui palchi ho sempre detto di non aver chiesto soldi ma se qualcuno lo ha fatto, a mia insaputa, è giusta che paghi e che venga condannato. Anzi se qualcuno ha sbagliato lo invito a dimettersi. La mia coscienza è a posto. Nessuno, però, può mettere in dubbio la bontà della mia vittoria o dobbiamo pensare che il 70% dei gallipolini si sia venduto?”. Nell’inchiesta “madre”, il reato di corruzione elettorale è già contestato dagli inquirenti salentini a Ruggeri ed all’ex consigliere regionale Mario Pendinelli, neosindaco di Scorrano. Galoppini assoldati ad Aradeo e proprio a Gallipoli per comprare pacchetti di voti in vista del rinnovo del Consiglio regionale della Puglia.

Complessivamente si parla di 200 preferenze dietro il pagamento di complessivi 16mila euro. Nella città bella, si legge nelle carte dell’inchiesta, sarebbero stati finanziati 10mila euro dall’allora assessore Ruggeri e consegnati a Pendinelli tramite l’intercessione di un noto imprenditore gallipolino: “Prendilo, dagli 10 mila euro te li dò subito e poi gli altri te li dò dopo…gli altri glieli do dopo” dice Ruggeri al suo uomo di fiducia. Le preferenze sarebbero state quantificate in 75 tanto che Ruggeri si lascia andare ad una confidenza: “Non posso dire niente a quel ragazzo”.

Di fatto nell’ambito della lista “Popolari con Emiliano”, Pendinelli incamerò 5103 voti classificandosi al terzo posto, nell’ambito della coalizione a supporto di Emiliano, per numero di preferenze ricevute e poi  nominato consigliere regionale. Anche le precedenti elezioni comunali di Gallipoli, quelle del 2016, concluse con il successo di Minerva sullo sfidante Fasano al ballottaggio, videro l’interessamento della Procura per un’ipotesi di voto di scambio. Ma dopo aver sentito decine e decine di testimoni l’iniziale portata dell’inchiesta si sgonfiò rapidamente e un avviso di chiusa indagine venne notificato a sole due persone, tra cui un candidato per il consiglio comunale di Gallipoli con la lista Conservatori e Riformisti.  

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