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La beffa dell’Autonomia: per scuola, sanità e trasporti si studiano le gabbie salariali

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Il sogno leghista delle vecchie gabbie salariali tra Nord e Sud potrebbe presto avverarsi grazie all’Autonomia differenziata approvata dal governo Meloni e dal centrodestra. E la realtà potrebbe essere anche migliore dei sogni di bossiana memoria: perché rischiano di essere i servizi (e gli stipendi a essi legati) a essere differenziati per legge stabilendo che i loro costi possono essere diversi nel Paese. Parliamo di istruzione, sanità, trasporti: cioè del cuore dello Stato che già oggi non rispetta i livelli essenziali della prestazioni (Lep) nelle varie aree del Paese.

La legge Calderoli prevede che una serie di materie potranno essere devolute alle Regioni che ne faranno richiesta una volta fissati i Lep: cioè i servizi minimi che lo Stato deve garantire in maniera equa su tutto il territorio. La legge prevede che tutto avvenga a costo zero per le casse pubbliche, e quindi le Regioni che hanno spese maggiori dovrebbero cedere risorse a quelle che ne hanno meno per garantire i Lep. Ma come fissare le cifre dei Livelli essenziali delle prestazioni? Per dare una risposta a questa domanda è stata creata una commissione guidata dal costituzionalista Sabino Cassese, che a sua volta ha nominato un organismo di dodici esperti e ha avviato una ricognizione normativa sui Lep.

Cassese ha deciso di coinvolgere anche un altro organismo, la commissione tecnica sui fabbisogni standard guidata dalla giurista veneta Elena d’Orlando, già consulente del governatore veneto Luca Zaia nella delegazione trattante della Regione per l’autonomia.

Cassese ha convocato per domani una riunione decisiva con i dodici esperti insieme alla commissione tecnica sui fabbisogni standard per approvare una bozza con i criteri necessari a definire i Lep per le singole materie. Nessuno ha visto la bozza ma trapelano alcune indiscrezioni ben informate su alcune slide che saranno illustrate nell’incontro. Nelle slide c’è un passaggio che collega la definizione dei Lep e dei loro costi (stipendi degli operatori compresi) ai fabbisogni standard, quest’ultimi a loro volta legati «alle caratteristiche dei diversi territori, clima, costo della vita, e agli aspetti sociodemografici della popolazione residente». Inoltre vi sono passaggi che legano i Lep alle dinamiche demografiche, che vedono in corso uno svuotamento del Sud che giustificherebbe quindi sempre meno servizi su asili nido, scuole e presidi sanitari.

Autonomia differenziata, le tante ragioni per dire sì al Referendum: le oltre 500 mila firme sono il segnale della consapevolezza che la legge spaccherebbe il Paese

11 Settembre 2024

Il Parlamento non è stato e non sarà formalmente informato sui criteri per la definizione dei Lep, come prevede la legge Calderoli. Partito democratico e 5 stelle però chiedono a Cassese e ai ministri Calderoli e Giorgetti di riferire subito nella Bicamerale sulle questioni regionali: «Troviamo incredibile il continuo accanimento nei confronti del Sud e delle aree interne da parte della destra e per questo continueremo a batterci in difesa della coesione e dell’unità nazionale», dice il responsabile Mezzogiorno del Pd, il deputato Marco Sarracino. «Non accetteremo che un organismo tecnico definisca in modo asettico al di fuori del parlamento i criteri di calcolo dei Lep, i cui effetti politici e sociali sono sotto gli occhi di tutti, peraltro con modalità che potrebbero penalizzare le aree più fragili del Paese», dice il dem Piero De Luca. «Il documento non è stato reso pubblico, ma sembrerebbe che il criterio adottato sia quello della territorialità: quindi il diritto alla salute, quello all’istruzione o quello ai trasporti, per fare alcuni esempi, sarebbero differenziati in ragione del luogo di residenza», dice Alfonso Colucci, capogruppo M5s in commissione Affari costituzionali.

 

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