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Non sono bastati i “teatrini” su Tik tok, le pillole di programma su Facebook, gli sfottò agli avversari su Twitter. No, nella campagna elettorale più social di tutti i tempi, i ragazzi – quelli cresciuti a pane e Pokemon, si sono sentiti lontani dalla comunicazione dei leader di partito. Convinti che le loro istanze, in gran parte, siano rimaste inascoltate. A raccontarlo è un sondaggio di Freeda digital media company, una comunity di oltre 10 milioni di persone nel mondo, che ha analizzato il grado di “soddisfazione” della Generazione Z e dei Millennials. Ovvero giovani che vanno dai 18 ai 34 anni e che, on line la scorsa settimana, hanno risposto a una serie di domande sul grado di “soddisfazione” nei confronti della politica italiana e del modo di comunicare che si è adottato durante questa estiva e frettolosa tornata oolitica. Il panel era composto sia da studenti (33%) che da lavoratori dipendenti ((45%). Con un diploma di scuola superiore (46%) o una laurea (37%). Solo il 5% con un diploma di scuola inferiore. Molte le donne.
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Il risultato è che l’85% degli intervistati ha bocciato i programmi elettorali perché incapaci di intercettare bisogni e richieste.
I temi sociali? Missing. Quattro giovani su cinque, tra i 18 e i 24 anni, ovvero l’81% del panel si dice “insoddisfatto dello spazio che è gli è stato dedicato. Ma anche il campo della sostenibilità, agli occhi dei ragazzi, è stato affrontato poco. Anzi pochissimo. Il 75% ritiene infatti che le energie rinnovabili e la sostenibilità, i cambiamenti climatici e i problemi legati al clima, dovevano essere più presenti nei programmi elettorali e nei dibattiti. Solo il 21% si ritiene soddisfatta.
Eppure, persino Silvio Berlusconi, con i suoi 85 anni (quasi 86, li compirà dopo 4 giorni dal voto) ha deciso di acchiappare i voti dei ragazzi sbarcando su TokTok e regalando una “pillola” al giorno su Facebook. E così è stato anche per gli altri capi politici, da Meloni a Letta, da Calenda a Salvini, passando da Conte. Tutti hanno regalato ai posteri e i post un po di campagna elettorale. Ma evidentemente non è bastato. Oppure non sono stati abbastanza efficaci se è vero come fotografa questo sondaggio che solo il 65% degli intervistati ritiene che i social media possano accorciare le distanze tra la classe politica e la generazione di appartenenza. Percezione che si modifica man mano che diminuisce l’età degli intervistati. La fascia dei 18 24enni la pensa infatti diversamente: Instagram e gli altri possono avvicinare i più giovani alla politica (69%). L’80% ritiene però che i candidati di queste elezioni abbiano comunque utilizzato un linguaggio molto lontano da loro.
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Mancano i leader capaci di rappresentarli. Sì, i ragazzi del sondaggio ne sono convinti: 85% alla domanda se c’è un vertice capace di comprendere a pieno le tematiche giovanili, ha risposto “no”. I tre quarti degli intervistai (77%) crede anche che le “problematiche legate alla continuità territoriale e quindi dei tanti che per studio o per lavoro vivono fuori sede, influenzerà gravemente il voto delle prossime elezioni.
Mentre guerra e politica estera faranno da bussola una volta entrati nei seggi.
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