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Assalto al ballottaggio. Via di fatto con un colpo di spugna il secondo turno nei Comuni sopra i 15 mila abitanti: per eleggere il sindaco può bastare il 40%, per il centrodestra. La maggioranza ci riprova. Già a marzo 2023 aveva fatto un tentativo, poi abortito, adesso è il momento del forcing. La destra di governo prova ad abolire il ballottaggio nei Comuni, che tradizionalmente favorisce il centrosinistra. Lo fa con un emendamento al Dl elezioni che fissa le elezioni amministrative di maggio-giugno. Un testo inserito all’ultimo e scovato dal Pd nella tarda serata di mercoledì 2 aprile, in piena tempesta dazi. Se approvato sarebbe una rivoluzione per l’elezione dei sindaci: per l’elezione diretta basterebbe il 40%, non servirebbe più il 50% più uno degli aventi diritto. In pratica, una mannaia sul ballottaggio. I primi quattro firmatari sono Malan, Romeo, Gasparri e Biancofiore, ovvero i capigruppo d’aula dei quattro gruppi di maggioranza. Il decreto è del 19 marzo e sarà convertito entro il 19 maggio. E proprio ieri scadeva il termine per presentare gli emendamenti.
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“Sono senza vergogna. Andare all’assalto del ballottaggio nei comuni sopra i 15 mila abitanti con un emendamento proditorio al dl elezioni che riduce al 40% la soglia per eleggere il sindaco al primo turno significa compiere per puro calcolo di parte un furto di democrazia, nel metodo e nel merito. È un abuso colossale prevedere l’elezione a minoranza di cariche esecutive monocratiche, per di più abbinandola alla concessione di un premio potenziale abnorme, di 20 punti percentuali. Una cosa inconcepibile, del tutto illegittima sia costituzionalmente che politicamente, che stravolge una forma di governo degli enti locali che funziona ottimamente da 32 anni e mai modificata unilateralmente. Contro un colpo di mano così sfacciato faremo le barricate” protesta per primo il senatore del Pd Dario Parrini.
Dura reazione anche del senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd: “Trasmetto alla presidenza del Senato la ferma protesta del gruppo del Pd rispetto a quello che sta avvenendo nella commissione Affari costituzionali. È inaccettabile che una minoranza possa diventare maggioranza, è una provocazione, una dichiarazione di guerra verso le opposizioni e anche verso la tenuta di quest’Aula e del confronto parlamentare. Chiediamo di ritirare immediatamente questo emendamento. E’ evidente che se non accade nulla, quando si riaprirà l’aula martedì il nostro atteggiamento sarà molto duro. E’ chiaro che questo emendamento è una scelta politica fatta dalla maggioranza e immaginiamo condivisa anche con il governo”.
“Riscrivere la forma di governo degli enti locali con un emendamento a un decreto legge che fissa la data delle elezioni è gravissimo. Una forzatura che non ha precedenti e che viola i più fondamentali principi che sovraintendono alla definizione degli assetti istituzionali. Un emendamento di tale portata, che nel merito mortifica il principio di rappresentatività consentendo a una minoranza del 40% di trasformarsi in una consistente maggioranza, deve essere dichiarato inammissibile o ritirato come già avvenne nel marzo 2023”, interviene il capogruppo dem in commissione affari costituzionali Andrea Giorgis.
“L’emendamento sui ballottaggi presentato dalla destra è un tentativo di furto di democrazia. Modificare con un emendamento la forma di governo degli enti locali è gravissimo. Non è la prima volta che questa destra prova a modificare i ballottaggi dei comuni per puro calcolo elettorale. Siamo assolutamente contrari e faremo una dura opposizione in commissione”, afferma il capogruppo Avs al Senato, Peppe De Cristofaro, presidente del Misto di Palazzo Madama.
E pure Italia Viva si fa sentire: “Le destre provano a cambiare le regole del gioco alle elezioni locali con un emendamento al decreto legge elezioni che porta al 40% la soglia per diventare sindaco senza ricorrere al ballottaggio. Per prima cosa non esiste al mondo che si cambi una legge elettorale con un semplice emendamento a un decreto legge. È una cosa contraria a ogni senso della democrazia e anche della decenza. In secondo luogo si vogliono eleggere così sindaci di minoranza, votati da meno della metà dei cittadini, indebolendo una figura istituzionale come il sindaco, che in tutto il Paese rappresenta un presidio di democrazia rispettato e spesso anche amato dalle comunità locali. Uno strappo istituzionale che denuncia tutta l’immaturità democratica e la povertà civile di questa destra. Daremo battaglia” assicura Ivan Scalfarotto.