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La doppia morsa su Conte tra premier e Quirinale per fermare il salto nel vuoto

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ROMA. Una doppia tela. Il Colle e l’ex banchiere. La sponda di Enrico Letta. Per salvare il governo. Per la stabilità nel mezzo di una crisi internazionale. Per far capire a Giuseppe Conte che uno strappo diventa salto nel vuoto. E che quel salto porta al voto. Anche per Mario Draghi questo è l’ultimo governo della legislatura. Non è accettabile l’appoggio esterno, concorda con Sergio Mattarella. Crede che la minaccia di una crisi per mano di Conte non sia per nulla scongiurata. Gira voce che potrebbe rompere entro luglio. Quando si ritrova faccia a faccia con il Capo dello Stato, allora, il capo dell’esecutivo sottoscrive l’unica strategia politica di deterrenza contro la disgregazione in atto: dopo questo esecutivo ci sono soltanto elezioni. O comunque: non ci sarà lui. “Non accetterò di guidare un governo diverso da questo”. È anche la linea del Quirinale.

Grillo mischia le carte su doppio mandato e appoggio esterno. “Lo stiamo valutando”

di
Lorenzo De Cicco

28 Giugno 2022


Draghi deve scolpire questo messaggio pubblicamente, perché lascia in mano all’avvocato grillino tutto il peso del mondo: il Movimento è troppo importante per lasciarlo uscire dalla maggioranza. Tradotto: se rompi, lo fai contro un patto di unità nazionale, contro l’Europa, gli alleati atlantici impegnati in una guerra. Parole gentili, sostanza spietata. Il segnale circola in fretta, perché vengono avvertiti tutti i leader di partito. Il premier è più che irritato: è furioso. Ha dovuto lasciare anzitempo un vertice Nato epocale – e un lungo tour internazionale – per una polemica nata da una telefonata riferita da un sociologo e portata addirittura all’attenzione del Quirinale. Sceso intanto dal Colle, l’ex banchiere riunisce il consiglio dei ministri, poi per un’ora prepara le risposte alle possibili domande. Quindi si espone in conferenza stampa. A Mattarella, Draghi aveva riferito dell’esito del summit e illustrato l’agenda dei prossimi mesi, dando così il senso di voler andare avanti per la sua strada: alle sue condizioni. Ed è il messaggio che intende trasmettere il Capo dello Stato al mondo politico: non sono contemplate altre formule.

Conte: “Sconcertato per le parole di Draghi contro di me”. Il premier: “Ho parlato con lui, abbiamo cominciato a chiarirci. Il governo non rischia”

di
Matteo Pucciarelli

29 Giugno 2022


Il perimetro non può che essere quello. Draghi gioca in questo di sponda con Enrico Letta. L’isolamento di Conte diventa anche di prospettiva politica: l’appoggio esterno e una crisi significherebbe la fine dell’alleanza giallorossa alle politiche. D’altra parte, per l’ex banchiere l’eventuale ritiro dei ministri 5S è inaccettabile anche per un’altra ragione: Matteo Salvini cavalcherebbe la crisi, sfruttando l’occasione. “Vogliono staccare la spina? Glielo chieda. A me non risulta”, risponde Draghi, ostentando sicurezza.

Nessuno però pensa che sia finita qui. A tutti i big che sente, Conte confida: “I miei vogliono rompere, anche alcuni ministri, se vengo mortificato da Draghi non ho alternative”. La verità è che a essersi consumata è la comprensione tra i due. Per il premier, le dinamiche che guidano l’avvocato – anche in queste ore – sono imperscrutabili. La domanda che spesso ricorre è: se forza così e non lascia il governo, allora cosa ha in mente? Per questo, non tutti i timori sono dissolti. Gira voce ai vertici dell’esecutivo che il leader 5S potrebbe comunque decidere di strappare. Due passaggi sono cerchiati di rosso: il decreto interministeriale sulle armi, che arriverà in pochissimi giorni. E l’approdo in aula del decreto aiuti, che potrebbe far rientrare anche una delicatissima riattivazione delle trivelle.

La solitudine di Draghi in uno scatto: al Prado di Madrid, ma con la testa già ai guai di Roma

dal nostro inviato
Tommaso Ciriaco

30 Giugno 2022



L’allarme resta alto. E la finestra elettorale – sia pure improbabile – è comunque aperta fino ai primi di agosto: per votare a inizio ottobre bisognerebbe sciogliere entro i primi di agosto. Lasciando poi al nuovo governo l’improbo compito di approvare una manovra in poche settimane. Ma Conte può davvero strappare? Non è più determinante. Grillo è contrario ad abbandonare il governo, forte del suo asse con Draghi. E, a dispetto dei suoi proclami, l’avvocato rischierebbe di perdere per strada altri parlamentari.

Per il Quirinale, comunque, la strada maestra porta alla fine naturale della legislatura, in primavera. Con la partita del Pnnr da ultimare, la siccità, la pandemia, il caro bollette e la guerra in Ucraina in corso non vi sono alternative. Quindi, elezioni a maggio. Questa convinzione nasce anche dal fatto che fare un altro governo – il quarto in quattro anni – sarebbe un esercizio acrobatico. Un voto ad ottobre, con la legge di Stabilità da approvare – cosa che peraltro non è mai avvenuta – un azzardo. Anche nelle ultime ore Mattarella ha tessuto come sempre una sua tela, che è fatta di ascolto: a febbraio fu Draghi a salire al Colle, due settimane fa Di Maio, l’altra sera Conte. Il Presidente insomma accoglie tutti, invitando nel contempo alla ragionevolezza. Il leader 5S ha assicurato al Capo dello Stato di non voler rompere. Bisogna capire se alle parole seguiranno i fatti: con una simile tensione è difficile durare un anno.

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