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Se non è la fine di un’epoca è il suo annuncio: “Informiamo i signori passeggeri low cost che abbiamo iniziato la manovra di atterraggio. Prevediamo di volare meno e far pagare di più. Grazie per essere stati con noi. E’ stato un viaggio meraviglioso”. Lo è stato davvero? Nell’estate del nostro scontento economico Ryanair che comunica il passaggio della tariffa minima da 10 a 50 euro nei prossimi 5 anni e per molti anni (generazioni?) a venire è lo sprofondo. Se in assoluto il biglietto è ancora un costo affrontabile, relativamente è un’impennata record, che trasporta conseguenze: il portellone aperto a tutti in ogni momento ridiventerà uno spiraglio per grandi occasioni. La rivoluzione nei cieli sta finendo e, non avendo caricato il bagaglio per risparmiare, abbiamo poco da metterci e molto da rimetterci. Forse. Ma che rivoluzione è stata questa?
Più che democratica, populista. Un abbassamento verso il basso che ha permesso a tutti di muoversi, ma a una crescente quantità di condizioni diverse. Un passeggero vale un passeggero è stata soltanto la forma. A quello di business o economy (la classe intermedia è stato un breve miraggio) si è aggiunto quello low cost con le sue innumerevoli variazioni a pagamento.
Aerei, è sempre più caro biglietti: “Anche 10 mila euro per andare in Cina”
Quello che ha l’imbarco prioritario, quello che può portare una borsa in cabina, quello con qualche centimetro di spazio in più, quello che consuma uno snack, quello che respira l’aria del vicino. Si sono moltiplicate le destinazioni, tratte con volo diretto hanno raggiunto località turistiche con aeroporti minuscoli in tempi più che dimezzati. Sono stati confezionati i “pacchetti”: tre giorni, due notti, un incubo.
A Riga sono apparsi gruppi provenienti da Manchester nel cui programma era compresa la sparatoria a pallettoni di vernice nei boschi al pomeriggio, la sbornia la sera, la scatola di pillole dopo sbornia la mattina seguente, ripeti, e via. Le mamme lettoni chiudevano in casa le brave ragazze. Si è andati senza scalo nelle isole greche, nelle città d’arte spagnole, a Rotterdam (anche se poi tutti proseguivano per l’erba di Amsterdam) al costo di un weekend in treno o in auto a Venezia o nell’ennesimo borgo più bello d’Italia.
Aerei colorati come giocattoli, file chiassose come a una gita scolastica, terminal dedicati per non incontrare il classismo dei viaggiatori tradizionali, che scoccavano occhiate come ai passeggeri di terza classe sul Titanic. Mentre le compagnie storiche fallivano, quelle a basso costo e corto-medio raggio fiorivano. Sigle mai sentite prima si componevano frullando sui tabelloni aeroportuali. Nomi buffi apparivano e scomparivano. Durante i mondiali del 2006 ho fatto un volo interno in Germania con la compagnia Gol, le hostess indossavano gonne verde prato e maglie delle diverse nazionali. Un amico mi portò a Ginevra per visitare suo babbo con Baboo. Tornando da Chisinau, allo scalo di Bucarest venni spostato su una linea sconosciuta. Chiesi informazioni sull’affidabilità a un amico pilota. Rispose: “E’ la low cost di Tarom, la compagnia di bandiera romena. Ci arrotonda un mio collega, vai tranquillo”. Superò uno dei peggiori temporali mai visti.
In tanti hanno giocato alla lotteria con i biglietti: facendo più volte l’anno la stessa tratta ne hanno comprati 52 a un prezzo talmente ridicolo (1,99 euro) che bastava viaggiare due o tre volte per ammortizzare. Un gran via vai, relativo inquinamento. Non scaricate sui passeggeri low cost la responsabilità del deterioramento ambientale. E’, come sempre, l’un per cento a determinare qualunque effetto per il restante 99%. In questo caso l’1% di chi prende l’aereo provoca il 50% delle emissioni nocive. E’ la frequenza dei loro viaggi, alcuni dei quali però non altrimenti fattibili. A New York con la Queen Mary puoi andare una volta nella vita.
Il parziale superamento della pandemia avrebbe dovuto riaprire le porte del mondo, ma all’ingresso si è scoperto che partire costava troppo: i prezzi dell’energia, quelli sì, alle stelle, e poi oltre con la guerra in Ucraina. Ai passeggeri l’onere. Molte cose, troppe, stanno tornando un lusso: come in terra, così in cielo.