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La sanità globale sta vivendo un periodo di tensione a causa della cosiddetta “AI Fear”, ovvero la paura legata all’uso dell’intelligenza artificiale (AI) in ambito medico. Questo fenomeno preoccupa sia i professionisti che i pazienti, evidenziando la necessità di una cultura tecnologica più diffusa e condivisa. Dagli Stati Uniti, dove 7 medici su 10 dichiarano di temere l’AI, fino all’Europa e all’Italia, gli esperti si mobilitano per educare e formare il settore medico.
Cos’è l’AI fear e come influenza la sanità
La diffusione della “AI Fear” è confermata da diverse ricerche, tra cui uno studio condotto da eMarketer negli Stati Uniti: il 71% dei medici americani si sente a disagio con la tecnologia perché non sa come utilizzarla e teme di essere sostituito.
Loreto Gesualdo, presidente della Federazione delle Società Medico – Scientifiche Italiane (FISM), sottolinea però che “l’Artificial Intelligence ci aiuterà a svolgere meglio il nostro ruolo di medici. Esistono persino algoritmi, i quali dimostrano che molecole inizialmente «messe da parte» possano essere riutilizzate per terapie legate a patologie diverse. E ancora, esiste la possibilità di generare dei gemelli digitali, sui quali possono essere testati gli effetti collaterali di una risposta terapeutica”.
L’esperienza italiana: un lento passo verso l’innovazione
In Italia, solo il 10% dei medici si dichiara preparato a utilizzare l’AI nel lavoro quotidiano, come riporta Medscape. Questa mancanza di fiducia e preparazione impedisce al sistema sanitario italiano di sfruttare appieno le potenzialità dell’AI, nonostante le numerose innovazioni disponibili.
Secondo Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice, la soluzione risiede nella diffusione di una cultura tecnologica più forte attraverso corsi di formazione, eventi come l’AI Week, podcast e altre iniziative educative. L’obiettivo è favorire una maggiore comprensione dell’AI, facendola percepire come una risorsa alleata e non una minaccia.
L’AI come supporto e non come sostituzione
Loreto Gesualdo ha ribadito l’importanza di una rivoluzione culturale per favorire l’integrazione dell’AI in medicina: “Abbiamo scelto di collaborare con IA Spiegata Semplice perché siamo convinti che potremo dare qualcosa in più a tutte le società federate”. Egli illustra come l’AI, attraverso l’analisi dei Big Data e l’uso di algoritmi avanzati, possa migliorare le terapie e la diagnosi delle patologie, permettendo ai medici di dedicarsi con maggiore attenzione ai pazienti.
L’intelligenza artificiale, infatti, non si limita a raccogliere e analizzare dati, ma può sviluppare nuovi farmaci e creare gemelli digitali per testare terapie in modo sicuro. L’uso di questi algoritmi offre un supporto decisionale fondamentale ai medici, trasformando le cartelle cliniche in strumenti di lavoro avanzati.
Promuovere l’educazione tecnologica nel settore medico
Per invertire il trend negativo della “AI Fear” e consentire una vera integrazione dell’AI nella sanità, Fiore e Viscanti propongono una strategia formativa capillare e accessibile. La collaborazione con la FISM è un passo cruciale in questa direzione: eventi come l’AI Week hanno l’obiettivo di coinvolgere medici e aziende del settore, promuovendo corsi specifici e aggiornamenti continui sulle tecnologie emergenti.
L’articolo La “paura dell’AI” blocca la sanità globale: ecco i consigli degli esperti proviene da Di Salute.