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Le prime volte hanno il privilegio dell’unicità. Il primo giorno di scuola, il primo assaggio di cioccolata, il primo amore, la prima rovinosa caduta, il primo bagno al mare e, inaspettatamente vicino, il primo voto.In Italia, secondo l’Istat, nel 2022 compiono diciotto anni 576.700 ragazze e ragazzi, l’1,1 per cento degli elettori. Con i loro fratelli più grandi, che a marzo 2018 non erano ancora maggiorenni e oggi hanno tra i 19 e i 22 anni, i debuttanti alle elezioni politiche sono poco meno di 3 milioni, il 5,7 per cento. La repentina chiamata alle urne è stata per tutti motivo di sconcerto, ma per loro di più perché le prime volte richiedono consapevolezza e cura.
Cecilia: “Non mi riconosco in nessun partito”
Cecilia ha vent’ anni e studia Giurisprudenza a Roma. “Non mi definirei pronta. La notizia del voto è stata traumatica”. Voterà per il centrosinistra. “Al momento non mi riconosco in nessun partito e in nessun candidato. E questo mi spaventa. Non voglio che il mio primo voto si riduca alla scelta del male minore”.
Lorenzo: “A votare non ci rinuncio”
Lorenzo, 18 anni, frequenta il liceo scientifico a Milano e di politica si interessa da quando, ancora alle medie, un incidente sugli sci lo costrinse due mesi all’immobilità. “Ho cominciato per caso a guardare i dibattiti in tv e ho scoperto una passione”. Ha continuato a seguirla e a crederci e oggi si definisce “liberale di centrodestra”. Andrà alle urne con entusiasmo. “Sforzo minimo, massima resa”, questo per lui è andare a votare e non si capacita di chi a quel diritto rinuncia.
Sveva e Luigi Carlo: “Speriamo in un cambiamento”
“Certo che andrò a votare”, dice Sveva, studentessa diciannovenne di Lettere, arti e spettacolo a Bari. Luigi Carlo, ventenne di Genova, futuro ingegnere biomedico, sperava nelle elezioni e ha fiducia in un cambiamento di passo della politica italiana. Tuttavia, un’indagine dell’Istat del 2019 rileva che il 27 per cento dei diciotto-diciannovenni e circa un quarto dei venti-ventiquattrenni non partecipa alla vita politica.
Shady: “Io non voterò. A scuola nessuno ti aiuta a capiri qualcosa”
Tra i nuovi elettori che a settembre rinunceranno alla loro prima volta c’è Shady, 21 anni, milanese, atleta professionista di kickboxe e studente di Scienze motorie. Lui non voterà e non ha alcun rapporto con la politica. Punta il dito sulla scuola, incapace di parlarne: “Mi piacerebbe saperne di più ma mi sento impreparato. Quando chiedevo spiegazioni agli insegnanti, erano evasivi, carenti. Dicevano che era un discorso complesso e chiudevano lì”. È un diritto essere informati durante gli anni d’istruzione? È un dovere informarsi? “Chi non provvede da solo andrebbe aiutato”.
Social e internet per informarsi
E chi sceglie di partecipare, cosa legge? Cosa guarda? A chi si rivolge per capire? Lorenzo, oltre ai telegiornali, segue le pagine social ufficiali di Meloni, Salvini, Berlusconi, Letta e Calenda. La stampa cartacea è negletta dalle nuove generazioni. Però c’è chi, come Sveva, la legge online, o consulta pagine in rete gestite da ragazzi, “come Factanza”.
Francesca, 19 anni, studentessa romana al Dams di Bologna, apprezza Twitter: “Anche se con un numero limitato di caratteri, è un buon modo di divulgazione”. Alice, coetanea, studentessa di Economia a Milano, ammette di non leggere i giornali che trova “impegnativi”. “Non ho le basi per capire a fondo le questioni”. Colpa della scuola, anche per lei. Eppure, quando le si domanda quale sia il più grave problema dell’Italia, risponde candidamente “il debito pubblico”, sorprendentemente dotta per una che si definisce ignorante. “
Laura: “Si ricordano di noi solo in campagna elettorale”
Il 2022 è stato proclamato dall’Unione europea ‘l’Anno europeo dei giovani‘, ma molti di loro dalla politica si sentono trascurati e distanti, indifferenti agli sforzi dei partiti di avvicinarli. “Tirare in ballo i giovani in campagna elettorale mi sembra un tentativo opportunistico e un po’ sfacciato che non mi fa sentire al centro”, commenta Laura, diciottenne di Napoli, iscritta a Legge, vicina al centrosinistra. Dopo il pink washing e il green washing, lo youth washing appare come un’altra ipocrisia.
Francesca: “Con noi al potere molti problemi sarebbero già risolti”
In questo viaggio tra i giovani elettori, emerge prepotente la loro frustrazione per la discrepanza tra temi ritenuti urgenti (ambiente, diritti civili, lavoro) e le priorità dei recenti governi. “Manca chi si faccia carico dei problemi che interessano la mia generazione”, dice Cecilia. Sveva vorrebbe più attenzione ai diritti delle minoranze “Penso alla comunità Lgbtq+, agli stranieri, alle donne”. È convinta che il vero cambiamento si otterrà con il ricambio generazionale. “Se fossero al potere persone della mia età, molti problemi sarebbero già stati risolti”, le fa eco Francesca.
Stefano: “Governo uscente accozzaglia litigiosa”
Stefano ha 19 anni, vive a Padova, è iscritto Economia e apprezza “la tenacia e la coerenza di Giorgia Meloni” in cui ripone le sue speranze elettorali. Definisce il governo uscente “un’accozzaglia litigiosa”.Fratelli d’Italia è l’unico partito che ha espresso una leader donna. Cosa ne dicono le ragazze che voteranno centrosinistra, preoccupate, come Sveva, “che il ruolo femminile stia arretrando”? “È triste che le poche donne al potere non si battano per i nostri diritti, ma ci releghino ai ruoli di madri e mogli, incapaci di fare carriera e usare la nostra intelligenza”, aggiunge.
Cecilia: “Manca una dirigenza femminile”
Secondo Cecilia, “la mancanza di una dirigenza politica femminile trasmette anche a noi ragazzi modelli maschili di potere che inibiscono forme alternative di leadership”. Alla loro età la vita è un tappeto che si srotola verso l’infinito e va guardata con occhi pieni di meraviglia e ottimismo. “Il futuro non sarà più semplice ma saremo noi a diventare più forti e resilienti”, dichiara Luigi Carlo. Chi di loro, il 25 settembre, andrà a votare, vivrà una prima volta che darà la forma a tutte le altre. Si meritano di essere ascoltati. E magari sorpresi.