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La protesta dei magistrati: lasciano la sala della cerimonia e urlano: “W la Costituzione”

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Raramente, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, l’aula bunker di palazzo di giustizia di Genova è stata così affollata, senza neppure più un posto a sedere. La massiccia partecipazione è dovuta alla condivisione da parte dei magistrati dei motivi della protesta contro la riforma del governo Meloni e del ministro Nordio: nel mirino soprattutto la separazione delle carriere tra giudici e procure, oggetto di un acceso dibattito nazionale.

E alle 11 e mezza quando la presidente della Corte di Appello Elisabetta Vidali invita a parlare Antonio Bianco, alto dirigente del Ministero della giustizia e mandato a Genova per conto del ministro Nordio, decine di toghe con la coccarda tricolore appuntata sul bavero si alzano e, silenziosamente, escono dalla sala sventolando un manifesto che contiene le ragioni della contestazione. Poi si raccolgono sulla scalinata d’ingresso del tribunale e urlano “W la Costituzione”.

In sala sono rimasti solo i magistrati che partecipano alla cerimonia con indosso la toga rossa, anche se qualcuno di loro ha appuntato al coccarda tricolore.Non se ne vanno eppure i dirigenti degli uffici, dal procuratore capo al presidente del tribunale e così via. La stessa presidente Vidali nei giorni precedenti la cerimonia aveva invitato i colleghi del cerimoniere a non abbandonare la sala per ragioni di rispetto istituzionale.Non è una protesta connotata politicamente poiché tra i partecipanti ci sono magistrati sicuramente schierati su fronti ideologici contrapposti, ma comune è la battaglia per la salvaguardia di principi nel solco dei valori della Costituzione, in primis le garanzie di indipendenza che invece, secondo molti, la riforma Nordio rischia di mettere a repentaglio con la possibilità che l’ufficio della procura diventi sempre più dipendente dal potere esecutivo.

Le relazioni

Maggiore rispetto per i detenuti per salvaguardare i diritti fondamentali della persona. È quanto emerge dalla relazione della presidente della corte d’appello di Genova Elisabetta Vidali nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. “È necessario siano osservate le norme imprescindibili sulla detenzione in carcere dettate dalla nostra Costituzione per salvaguardare i diritti fondamentali della persona, il reinserimento sociale, la dignità di tutti, detenuti e operatori”.

La presidente sottolinea come vi sia “una crescita esponenziale continua dei reati commessi dai minori e la loro presenza negli istituti di pena, con 569 reclusi”. Importanti anche i numeri legati ai minori stranieri. “Il 45% dei minori non accompagnati sono arrivati nell’ultimo anno prima della maggiore età (23 nati nel 2005 e 177 nel 2006) e ben 146 avevano 16 anni (nati nel 2007 e pari al 32,8%). Tanto ciò importa che per l’88% dei minori non sia facilmente prospettabile l’inserimento in famiglie d’accoglienza, e che anche i progetti formativi risentano della loro età, non avendo gli stessi il tempo necessario per fruire di una formazione scolastica e lavorativa adeguata ad inserirli nel tessuto sociale ed economico, anche tenuto conto del fatto che la maggioranza degli stessi, provenendo da zone povere, non ha mai sperimentato, neanche nel paese d’origine, una vera scolarità”, conclude Vidali.

L’inchiesta per corruzione su Toti

L’inchiesta per corruzione che ha coinvolto l’ex governatore della Liguria Giovanni Toti è il frutto di “un lungo e rigoroso iter investigativo”. Lo ha detto il procuratore generale Mario Pinelli nel corso del suo intervento. Una indagine tra quelle “di maggior impatto in materia di reati contro la pubblica amministrazione”. “Le valutazioni della procura di Genova, all’esito di specifici riscontri, risultano essere stati pienamente condivise dagli organi giurisdizionali in fase cautelare e, successivamente, assolutamente non smentite neanche dall’ulteriore sviluppo processuale, conclusosi, per molte delle imputazioni, mediante applicazione della pena su richiesta delle parti”.

Sempre in materia di reati contro la pubblica amministrazione in Liguria si registra una diminuzione dei casi di peculato (da 102 a 69) mentre aumentano i casi di omissione di atti d’ufficio. Restano le perplessità sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio “quanto al ridisegnato traffico di influenze illecite, si stima condivisibile il giudizio di autorevole dottrina che, a seguito dell’intervento legislativo, ha parlato di norma “sterilizzata” e resa ormai di assai difficile applicabilità sul piano pratico”.

Per il procuratore generale “volendo ampliare lo sguardo su tale problematica, continua purtroppo a registrarsi sul piano generale la perdurante inerzia del legislatore in un Paese, come l’Italia, costantemente caratterizzato da incessanti accordi sottobanco rispetto alla più ampia e cogente necessità di regolamentare in modo chiaro, puntuale e trasparente l’azione delle tante lobby e di coloro che, in modo occulto, incontrollato, e per fini non sempre adamantini, convogliano specifici interessi verso pubblici poteri”.

 

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