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Addio alla porta lightning degli iPhone e a tutte le altre soluzioni proprietarie: dal 28 dicembre 2024 la maggioranza dei dispositivi elettronici venduti in UE deve essere dotata di porta USB-C per la ricarica.
Le ripercussioni di questa direttiva, pensata per ridurre l’inquinamento e ridurre la frammentazione del mercato, sono enormi, e vanno ben oltre la porta di ricarica. Scopriamo perché e quali dispositivi sono coinvolti, perché per droni e console come PS5 la situazione è un po’ diversa, così come per i migliori portatili.
Una soluzione di ricarica armonizzata
Perché si è resa necessaria una regolamentazione
Con la moltiplicazione dei dispositivi elettronici, l’UE (ma il problema è globale, siamo tutti nella stessa barca) si è posta il problema degli scarti, la cosiddetta e-waste.
Stando alle analisi della Commissione Europea, la nostra spesa annuale sarebbe di 2,4 miliardi di euro in soli caricatori, ma ne utilizzeremmo solo 2 su 3 a nostra disposizione. Nel complesso, si produrrebbero 11.000 tonnellate all’anno di scarti dai soli caricatori.
Finora era in vigore un approccio volontario da parte dei produttori, ma questo non aveva prodotto risultati, e per questo l’UE ha portato avanti una serie di regole per imporre l’utilizzo di uno standard di ricarica unico, USB-C.
Questo approccio ridurrebbe, secondo le previsioni, di 240 milioni di euro la spesa annuale per i caricatori e di circa 1.000 tonnellate i rifiuti elettronici. Inoltre avrebbe un altro vantaggio: ridurre la frammentazione del mercato.
La direttiva UE
La Commissione Europea ha così introdotto il 7 giugno 2022 una Direttiva, la 2022/2380, poi approvata a ottobre 2022, su una soluzione di ricarica armonizzata che utilizzi la porta USB-C come standard comune.
Secondo la direttiva, l’armonizzazione aiuterà a impedire a diversi produttori di limitare ingiustificatamente la velocità di ricarica e aiuterà a garantire che la velocità di ricarica sia la stessa quando si utilizza qualsiasi caricabatterie compatibile per un dispositivo.
I Paesi dell’UE avevano tempo fino al 28 dicembre 2024 per recepire questa regola nelle leggi nazionali, al che le aziende che operano all’interno dell’UE si sono dovute adeguare per non incorrere in sanzioni (ricordate la storia degli iPhone 14 e SE?).
Le nuove regole hanno tre obiettivi:
Fornire uno standard unico per la porta di ricarica e di ricarica rapida
Scollegare la vendita del caricatore dal dispositivo
Fornire informazioni chiare sui caricatori
I dispositivi coinvolti
La direttiva riguarda tutti i dispositivi definiti dall’UE come apparecchiature radio, ovvero un prodotto “elettrico o elettronico che emette o riceve intenzionalmente onde radio allo scopo di “comunicazione e/o radiodeterminazione”.
Sono coperti esplicitamente telefoni cellulari, tablet, fotocamere digitali, cuffie, cuffie, console video portatili, altoparlanti portatili, e-reader, tastiere, mouse, sistemi di navigazione portatili e auricolari che sono “ricaricabili con un cavo cablato e possono funzionare con un’erogazione di potenza fino a 100 watt“.
I dispositivi esclusi
Ci sono alcuni dispositivi esclusi dalla normativa. Innanzitutto i portatili: i produttori hanno tempo altri 16 mesi, quindi fino al 28 aprile 2026 per mettersi in regola.
Inoltre i dispositivi come PlayStation 5, che per esempio ha una potenza nominale di 350 W, non rientra nella direttiva, mentre Nintendo Switch, che assorbe fino a 6W in modalità TV, sì.
Per altri dispositivi la questione è ancora da definirsi, come nel caso dei droni. La Commissione europea ha dichiarato che “valuterà continuamente gli sviluppi del mercato, la frammentazione del mercato e i progressi tecnologici” per mantenere l’elenco dei dispositivi “il più pertinente e aggiornato possibile“.
Anche i caricatori wireless non sono coperti dalla direttiva, e non si sa ancora cosa succederà. L’UE ha dichiarato che è “prematuro stabilire requisiti obbligatori”. Tuttavia, per spianare la strada “a una soluzione di ricarica wireless armonizzata e per limitare la potenziale frammentazione futura del mercato, la Commissione ha valutato le diverse tecnologie disponibili data la possibile armonizzazione futura“.
Inoltre le regole si applicano solo ai dispositivi elettronici, non ai caricatori, che non coperti da questa direttiva.
La questione della porta di ricarica proprietaria
C’è un aspetto importante da considerare: la direttiva UE richiede che i dispositivi abbiano una porta di ricarica USB-C, ma non impedisce di utilizzare la propria soluzione di ricarica proprietaria.
Questo significa i MacBook, per esempio, che sono dotati sia della capacità di ricarica con MagSafe che tramite USB-C, sono conformi alla direttiva UE.
Cosa succede ai prodotti già sul mercato
Abbiamo visto come Apple abbia ritirato dall’Apple Store gli iPhone 14 e SE, ma la direttiva UE non impedisce la vendita di prodotti non dotati di porta USB-C già sul mercato.
Questi dispositivi possono restare in vendita, ma i produttori non possono introdurre nuovi prodotti senza la porta e i rivenditori non possono ricevere spedizioni di vecchi dispositivi.
Ricarica rapida e USB-PD: gli aspetti meno noti della direttiva
Abbiamo già definito alcuni aspetti della nuova direttiva UE, ma ce ne sono altri meno noti.
Se c’è ricarica rapida deve esserci USB-PD
C’è poi la questione della ricarica rapida, che è stata “unificata” per semplificarla. L’UE definisce la ricarica rapida come tutto ciò che può essere ricaricato via cavo con “voltaggi superiori a 5 volt, correnti superiori a 3 ampere o potenze superiori a 15 watt“.
Quando i dispositivi raggiungono questa soglia, devono funzionare con USB Power Delivery (USB-PD), un protocollo di ricarica universale che consente ai dispositivi di trasferire energia tramite USB oltre ai dati.
Alcuni dispositivi, come gli iPhone, i Galaxy e i Pixel, utilizzano già questo standard, mentre altri telefoni, come OnePlus e OPPO, utilizzano standard di ricarica proprietari come il SUPERVOOC, e non USB-PD.
Adesso con la nuova direttiva dovranno adeguarsi per abilitare la funzionalità USB-PD, altrimenti non potranno essere venduti nell’UE.
Questa direttiva mira a garantire che i dispositivi che offrono una ricarica rapida siano compatibili con qualsiasi caricabatterie, in modo che i consumatori possano alimentare i dispositivi alla massima velocità supportata senza essere limitati dai protocolli di ricarica proprietari.
Le informazioni sui caricatori
I produttori di dispositivi elettronici dovranno fornire informazioni visive e scritte pertinenti se c’è o meno un caricatore incluso e sulle caratteristiche di ricarica, comprese le informazioni sulla potenza richiesta dal dispositivo e se supporta la ricarica rapida.
Qui sotto potete vedere le immagini che potremo trovare sulle confezioni, e che ci aiuteranno a capire se abbiamo bisogno di un caricatore e se quello che abbiamo in casa soddisfi o meno i requisiti del loro nuovo dispositivo. Eventualmente, queste informazioni ci aiuteranno a selezionare un caricabatterie compatibile.
Nel caso dello schema a destra, “XX” è la quantità minima di energia necessaria per la ricarica del dispositivo, mentre “YY” è il massimo. “USB PD” verrà invece visualizzato se il dispositivo può supportare quel protocollo.
Come verranno implementate le regole e il futuro
Come verranno implementate le regole
Adesso la palla passa ai singoli Paesi dell’UE, che sono responsabili dell’applicazione della direttiva. I 27 Stati membri possono implementare le soluzioni che ritengono più opportune in caso di mancata applicazione, come multe o ritiro dal mercato.
Sicuramente i grandi marchi, come abbiamo visto nel caso di Apple, si adegueranno (possiamo dire che si sono già adeguati), ma i prodotti provenienti da altri Paesi sono più difficili da monitorare.
Il futuro: i cavi e la porta di ricarica sui caricatori
All’inizio possiamo immaginare come la direttiva possa generare un po’ di confusione, soprattutto per quanto riguarda le regole relative alla ricarica rapida.
Nel lungo periodo, però, l’UE è convinta che queste regole sortiranno l’effetto desiderato, e deciderà se applicare le stesse regole ai cavi e ai caricatori.
Tra quattro anni, la Commissione riferirà se un’estensione ai cavi dei requisiti di disaggregazione e/o disaggregazione obbligatoria debba essere presa in considerazione sulla base dell’esperienza di disaggregazione dei dispositivi di ricarica.
Infine, per integrare la soluzione di ricarica comune, l’UE ha dichiarato di voler ottenere l’interoperabilità sul lato dell’alimentatore esterno che è collegato a una presa elettrica nel muro.
USB-C, cavi e HDMI, che confusione!
Gli standard delle varie porte sono una gran confusione: date un’occhiata ai nostri approfondimenti per avere le idee più chiare!