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Omicidio volontario, questo il verdetto dei giurati. Condannato Rassoul Bissoultanov, assolto Magdomagov. I giurati hanno deciso che Bissoultanov deve essere condannato per omicidio volontario nei confronti di una persona indifesa (qui il reato si chiama assassinio). Nei prossimi giorni il giudice dirà la pena, compresa tra 15 e 25 anni. Il pm ne ha chiesti 24. I giurati hanno anche deciso che la pena non debba essere sospesa e non debba essere dato l’indulto.
Un verdetto atteso quasi cinque anni dalla famiglia di Niccolò Ciatti e da tutti i suoi amici. Per riparare con una parola di giustizia a quella violenza senza senso, a quel terribile calcio in testa che ha strappato alla vita un ragazzo di 22 anni. Nel mezzo, una tortuosa vicenda giudiziaria iniziata con l’arresto del principale accusato, Rassoul Bissoultanov, 28 anni, ceceno. Poi ricorsi, scarcerazioni, il mandato di arresto europeo e l’estradizione in Italia. E il potenziale conflitto di giurisdizione tra le autorità spagnole e italiane, di fatto “risolto” da un controverso provvedimento della Corte d’assise di Roma.
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ll viaggio
Tutto comincia il 5 agosto del 2017 quando Niccolò Ciatti parte con un gruppo di amici da Firenze per un periodo di vacanza a Lloret de Mar, località balneare della Costa Brava conosciuta per la vita notturna e per i prezzi accessibili anche a studenti e giovani lavoratori. Prima di partire, sulla porta di casa, una carezza sul volto del padre.
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La discoteca
Il gruppo passa una serata spensierata sulla pista da ballo della discoteca St Trop’ fino a quando succede l’aggressione. Come documentato da un video che ha fatto il giro del mondo, scatenando rabbia e indignazione, tre giovani ceceni provocano Niccolò e poi lo atterrano di fronte a una folla indifferente. Gli amici cercano di soccorrerlo ma i tre, esperti di lotta Mma, li allontanano con la forza.
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Un calcio alla testa
In pochi istanti si consuma il dramma di un ragazzo nel cuore dei suoi anni e della sua famiglia. Un calcio violentissimo, sulla testa, forse sferrato proprio per uccidere. “Come un calcio a un pallone”, racconta uno dei due amici presenti all’aggressione. Niccolò viene rianimato e portato all’ospedale di Girona, dove poche ore dopo arrivano il padre e la madre, sconvolti ma con il cuore ancora pieno di speranza. Le condizioni però precipitano e Niccolò perde la vita.
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L’arresto e le indagini
Gli investigatori spagnoli identificano e fermano i tre ceceni, ma solo per Rassoul Bissoultanov – responsabile del calcio mortale – vengono presi provvedimenti. Il 24 luglio 2019 il giudice istruttore del tribunale di Blanes dispone il processo solo per lui, con l’accusa di omicidio volontario. Prosegue così la battaglia di Luigi Ciatti, che chiede pene esemplari per quelli che definisce “paramilitari professionisti della morte”. Su ricorso della famiglia entra nel processo anche il secondo imputato, Movsar Magomadov.
Il mandato d’arresto e l’estradizione
Dopo un periodo di carcerazione, nel luglio 2021 Bissoultanov torna libero ma con l’obbligo di firma settimanale a Girona. A ottobre le forze dell’ordine tedesche lo pizzicano in territorio tedesco, e lo fermano in esecuzione di un mandato di arresto europeo. Le autorità danno poi seguito alla richiesta di estradizione in Italia e il principale accusato per la morte di Niccolò arriva per la prima volta in Italia, nel carcere di Rebibbia.
Il colpo di scena
Il 29 dicembre 2021, con una decisione a sorpresa, la Corte di Assise di Roma dispone la scarcerazione e il ceceno lascia subito l’Italia. Per la famiglia, un’altra ferita che si apre. Con l’ulteriore beffa legata alla sentenza della Cassazione che, il mese scorso, dichiara illegittimo il provvedimento della Corte. “Incredibile quello che è successo, quella decisione non poteva essere corretta e lo avevamo detto subito – dice Luigi – l’atto non ci era stato notificato, una mancanza gravissima. Pensare che quell’assassino sia uscito per un errore del genere mi fa stare male”.
L’attacco
Pochi giorni dopo Bissoultanov riappare con il suo avvocato in Spagna, per chiedere di essere processato da un tribunale iberico. “Non ho fiducia nella giustizia italiana”, dice in modo sprezzante. Uno show che amici e familiari di Niccolò vivono come una provocazione. Il primo faccia a faccia con il padre avviene nei giorni scorsi al processo a Girona e questa è storia di pochi giorni fa. Luigi Ciatti si avvicina al giovane ceceno e gli urla contro con la voce spezzata dall’emozione: “Assassino. Avete ucciso mio figlio”. Intervengono le forze dell’ordine a separarli.