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Nel kibbutz Fabrizio Rondolino si presentò con la kefiah. Chiese se era un problema, «nessuno» gli risposero, e lo misero a scartare le arance marce. «Era l’estate del 1978, avevo diciott’anni, studente figiciotto al liceo Alfieri di Torino, e il kibbutz mi parve l’unica esperienza di socialismo reale che valeva la pena di vivere», racconta ora l’ex portavoce di Massimo D’Alema a palazzo Chigi.