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Spostare le tasse dal lavoro alle emissioni di CO2: è questa la direzione da prendere per centrare gli obiettivi di zero emissioni entro il 2050 e alleviare l’emergenza sociale senza smantellare l’economia di mercato. L’Unione europea ha tracciato il percorso, con un sistema di scambio dei diritti di emissione (che ne alza il costo) e di compensazioni sociali. Tuttavia, la Ue contribuisce solo per il 7,5% delle emissioni globali. È quindi fondamentale che il sistema sia proposto su scala mondiale già in occasione della prossima assemblea Onu sul clima, prevista per il prossimo autunno in Egitto.
Una sfida per la campagna elettorale
Ecco una sfida per la prossima campagna elettorale, nel solco dell’appello rilanciato da Repubblica: chi impegna il prossimo Governo ad assumere la leadership della campagna per fissare un prezzo minimo globale delle emissioni e abbassare il costo del lavoro? Diminuire la pressione fiscale sul lavoro e aumentare gradualmente il prezzo per lo sfruttamento delle risorse ambientali non rinnovabili permetterebbe di uscire dal ricatto “lavoro vs ambiente”. I comportamenti individuali virtuosi da soli non bastano per impedire il disastro che già è iniziato. È necessario che il sistema economico includa il costo della devastazione del pianeta attraverso il meccanismo più semplice: il prezzo dei beni. Poter fare affidamento su impegni vincolanti di graduale riduzione del costo del lavoro e dell’energia pulita, e di corrispondente aumento del costo di energia di origine fossile, consentirebbe a imprese e famiglie di pianificare investimenti lungimiranti e creerebbe un circolo virtuoso tra scienza e economia.
Crisi ecologica e sociale devono essere affrontate insieme
Nell’era dell’intelligenza artificiale e della robotica, il lavoro è già sotto pressione. Incentivarlo sul piano fiscale ridurrebbe la brutalità dell’impatto sociale del cambiamento. Anche all’interno dei settori energivori, la competizione premierebbe gli operatori virtuosi e la sostenibilità diventerebbe un prodotto apprezzato dal mercato, spiazzando le false promesse del “greenwhasing”. Crisi ecologica e crisi sociale devono essere affrontate congiuntamente, creando un’alleanza tra gli interessi delle persone e quelli dell’ecosistema, sfruttando gli strumenti offerti dalla democrazia, dallo Stato di diritto e anche dall’economia. Il prezzo minimo sulle emissioni di CO2 è una soluzione che la comunità scientifica propone da tempo. L’idea è stata lanciata da 24 Premi Nobel e ripresa da un appello di “Eumans” sottoscritto da 60.000 persone, con oltre 100 sindaci, di tutta Europa.
Basta subire strategie energetiche altrui
L’Italia finora ha subito le strategie energetiche altrui ed è stata presa in contropiede dall’aggressione di Putin all’Ucraina. È ora di recuperare il tempo perduto, attuare politiche di conversione ecologica del fisco e guidare il processo di transizione su scala globale. Non è solo la sicurezza energetica a esigerlo, ma anche il livello insostenibile di pressione fiscale sul lavoro. La campagna elettorale è l’occasione che hanno candidati e partiti per impegnarsi su una soluzione che guarda al futuro del lavoro e dell’ecosistema. Non va sprecata.