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L’allarme dei vertici Rai: “Senza soldi per innovare”. Taglio ai Tg regionali

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ROMA – Avevano promesso lotta dura contro gli sprechi, il duo Fuortes-Soldi. Ma il primo vero taglio del nuovo Cda Rai ha finito per abbattersi sull’informazione. Non sulla pletora di collaboratori e conduttori esterni che animano i vari talk-show, bensì sui Tg regionali. Quelli che ieri in Vigilanza l’amministratore delegato ha vantato come presidio fondamentale per raccontare la pandemia: “Nei momenti più intensi della crisi sanitaria — ha spiegato infatti Fuortes — le nostre reti televisive e radiofoniche hanno dato un contributo rilevante nel mantenere la coesione sociale di un Paese messo alla prova dal virus. Le sedi locali, una rete di cui in Italia soltanto la nostra azienda dispone, hanno permesso di far circolare anche lontano dal punto di origine notizie e descrizioni di fenomeni di interesse collettivo. È stato utile e importante. Dobbiamo fare ancora di più”.

Ebbene, a fronte di tali dichiarazioni, era ipotizzabile un incremento dell’offerta. E invece, dai palinsesti del prossimo anno è sparita l’edizione notturna delle testate regionali. Ovvero quei pochi minuti ritagliati all’interno di Linea Notte, l’approfondimento di Rai3 condotto da Maurizio Mannoni, che serviva per chiudere la giornata dai diversi capoluoghi del Paese. Da gennaio, non ci saranno più.

E chissà se la presidente Soldi non abbia incluso anche questo fra i sacrifici imposti dai “conti dell’azienda” che “non ci permettono di investire nel nuovo e mantenere intatto l’esistente”. Una condizione che obbliga a “fare delle scelte e definire le priorità”, ha scandito in Vigilanza, alludendo ai tagli necessari per far spazio a professionalità che Viale Mazzini non ha. “In Italia scarseggia il personale con competenze digitali, tanto che l’85% delle aziende non riesce a trovarlo”, spiega la presidente. “Per attrarre nuovi talenti digitali c’è bisogno di risorse adeguate, di cui al momento Rai non dispone”. E che però servono per “rispondere meglio ai bisogni dei cittadini”.

Un’audizione tutta all’attacco, quella dei vertici della tv pubblica, che oggi proseguirà dopo giorni trascorsi sotto il fuoco incrociato dei partiti: bersagliati per le designazioni nei Tg con tanto di Aventino proclamato dal M5S, ieri tuttavia definito “non irreversibile” da Conte. Decise “rispettando quanto stabilito dalla legge e dallo Statuto aziendale”, ha rivendicato l’ad. “È quanto ho fatto e farò in seguito, in autonomia quando è previsto e ricercando l’accordo con il cda quando è richiesto”. Non si addebita alcun errore, Fuortes. Anzi: “Sono molto soddisfatto per le nomine, che rispondono a criteri di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, indipendenza”, sottolinea, elencando le norme alle quali si è attenuto. “Sono scelte vantaggiose per l’intera società”, anche per “l’accresciuta presenza delle donne”. Selezionate “per esperienza e merito”, aveva già precisato Soldi. Indicando fra gli obiettivi l’uguaglianza di genere, “che non è un tema di moda ma un volano di sviluppo economico, un caposaldo del progresso, una questione che deve essere centrale”.

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Ma che la luna di miele dei nuovi manager di Viale Mazzini sia già finita lo dimostra pure la polemica innescata dalla circolare con cui l’ad ha chiesto di limitare la partecipazione dei dipendenti a convegni, presentazioni di libri e altre attività esterne. Imponendo un tetto massimo di 10 l’anno e comunque non più di due al mese. “Inaccettabile”, per l’Usigrai. “Tenuto conto che si tratta di attività svolte fuori dall’orario di lavoro, è incomprensibile come l’azienda possa pensare di comprimere la libertà e il tempo libero dei propri dipendenti”. Pronto, il sindacato interno, a mettere di mezzo gli avvocati “per ristabilire i principi costituzionali, legali, contrattuali e deontologici della nostra professione”.
 

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