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“Che non si dica che questo governo non sa scegliere le priorità…”. Usa la chiave del sarcasmo Elly Schlein per attaccare il governo sulla manovra. “Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l’altra bloccano il salario minimo”, osserva la segretaria dem parlando all’assemblea del Pd.
Sull’emendamento dei relatori alla legge di bilancio che porterebbe all’aumento dell’indennità per gli otto ministri (e dieci sottosegretari) non eletti nel governo Meloni, il cosiddetto campo largo ritrova una parvenza di unità. “Di male in peggio, legge da cestinare”, insorgono i 5 stelle, e lo stesso presidente Giuseppe Conte ricorda la battaglia comune delle opposizioni: “Avevamo chiesto col salario minimo di alzare lo stipendio a chi guadagna 4 o 5 euro l’ora, invece Meloni propone il ‘salario al massimo’ per i ministri!”, tuona dai social. Di “emendamento vergogna” e di governo “responsabile della rabbia sociale che cresce nel Paese”, parla Chiara Appendino.
Stessi toni da Italia Viva che critica gli aumenti in manovra fatta di “sole tasse, mentre la maggioranza non trova di meglio che proporre di aumentare lo stipendio dei ministri. Ennesima indecenza di questa legge di bilancio”, dichiara la coordinatrice Raffaella Paita. “Siamo esterreffatti per la sciatteria e l’arroganza”, attacca Marco Grimaldi, il capogruppo di Alleanza verdi sinistra alla Camera.
Intanto dal governo provano a minimizzare. “Una scelta del Parlamento”, dice il viceministro Maurizio Leo arrivando ad Atreju, la kermesse FdI in corso al Circo Massimo. Si dichiara “totalmente indifferente” all’aumento dello stipendio, Guido Crosetto, che su X aveva polemizzato con l’esponente di Iv Enrico Borghi. “È una vergogna – aveva replicato il titolare alla Difesa – che un ministro non parlamentare possa arrivare a guadagnare quanto guadagni tu”.
Chi prova a tenere il punto è Marco Osnato (FdI): “Chi lavora va pagato”, puntualizza il presidente della commissione Finanze della Camera. Mentre è lo stesso Leo a dare il senso dell’imbarazzo che circola nella maggioranza: “È stata sollecitata da componenti del governo? Non penso”, dice l’esponente del partito di Meloni.
Ma il no delle opposizioni alla manovra non riguarda solo il controverso emendamento sulle indennità ai ministri che comunque costerebbe per lo Stato, a decorrere dal prossimo anno, circa 1,3 milioni di euro. Lo ricorda il presidente dem Francesco Boccia: “La destra aveva promesso di tagliare le tasse e di aumentare le pensioni. La realtà ci dice che gli unici aumenti sono quelli delle tasse, dei pedaggi e degli stipendi dei ministri. Tagli su sanità, scuola, tpl, agli enti locali”. “Smascherate le bugie della premier”, rincara Boccia.
Manovra “riscritta nella notte”, il Pd protesta: “Giorgetti riferisca”. I lavori slittano a lunedì
Mentre i rossoverdi di Avs denunciano il tentativo del governo di evitare ogni discussione. Contestato è anche il metodo seguito in commissione Bilancio dove – denuncia il Pd, che promette “battaglia senza sconti” – “il governo continua a muoversi senza trasparenza non fornendo relazioni tecniche e rimandando di ora in ora la presentazione dei propri emendamenti”. “La nostra pazienza ha un limite”, ribadiscono i 5 stelle. “Giorgetti ha sbagliato i conti, venga in Aula a spiegare la nuova manovra, dal momento che quella di cui stiamo discutendo è radicalmente diversa da quella approvata in Cdm”, dichiara il capogruppo Pd in commissione Ubaldo Pagano.