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I cinturini degli smartwatch più popolari potrebbero diventare un rischio per la nostra salute. Arrivano preoccupanti dettagli da una recente ricerca pubblicata su rivista internazionale, la quale ha determinato la presenza di materiali potenzialmente dannosi per la salute nei cinturini per smartwatch.
I materiali in questione sono le PFAS, che sta per perfluorinated alkylated substances, ovvero le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche. Andiamo a vedere chi le usa, e quali danni potrebbero causare alla nostra salute.
PFAS negli smartwatch: quali danni alla salute?
Partendo dalla ricerca che abbiamo menzionato, le PFAS sono sostanze abbastanza diffuse nell’industria per la realizzazione di oggetti plastici che devono presentare una particolare resistenza all’ambiente esterno. Per queste caratteristiche, vengono spesso scelte per realizzare i cinturini degli smartwatch, in modo che possano resistere nel tempo ad acqua e sudore.
I cinturini degli smartwatch infatti vengono indossati per lunghi periodi di tempo in zone soggette all’acqua, basti pensare quante volte al giorno laviamo le mani, e al sudore, visto che la zona dei polsi rientra tra quelle a maggior sudorazione nel nostro corpo.
Pertanto, realizzare in cinturino per smartwatch, o più in generale per orologi, in PFAS è una scelta oculata in ottica industriale.
Peccato che le PFAS siano state dimostrate come potenzialmente dannose per la salute. Questo perché tali sostanza possono penetrare nella pelle per lunghi periodi di contatto, e in tal caso causare danni all’apparato riproduttivo, effetti negativi sullo sviluppo nei bambini, aumento del rischio di tumori, ridotta capacità del sistema immunitario del corpo di combattere le infezioni, interferenza con gli ormoni naturali del corpo e aumento del rischio di obesità.
Insomma, non un bel quadro. E l’aspetto ulteriormente negativo è che sono stati osservati effetti negativi, come disturbi endocrini, danni al fegato e modificazioni alla tiroide, anche per esposizioni di livello estremamente basso.
Come se non bastasse, le PFAS sono definite “eterne“. Questo significa che non si scompongono facilmente nell’ambiente e nell’organismo umano. Questo quindi implica che l’assorbimento di tali sostanze e il suo potenziale impatto negativo sulla salute potrebbe perdurare notevolmente nel tempo.
Questo aumento di esposizione andrebbe quindi anche oltre il tempo in cui indossiamo effettivamente il cinturino.
Quali aziende usano PFAS per gli smartwatch
Dopo aver letto il paragrafo precedente probabilmente sarete preoccupati. Prima di capire se effettivamente ha senso preoccuparsi in maniera rilevante, andiamo a vedere quali sono le aziende che avrebbero usato PFAS per realizzare i cinturini degli smartwatch. Anche in questo caso le informazioni non sono incoraggianti.
Andando infatti a vedere le informazioni relative ai materiali di realizzazione adottati dalle principali aziende attive sul mercato, troviamo spesso le PFAS. Questo è un elenco abbastanza esaustivo delle varie aziende che sicuramente hanno usato PFAS nei loro prodotti:
Google: i cinturini di alcuni smartwatch Google, come il Watch Band Active del Pixel Watch 3 adottano PFAS. Inoltre, lo troviamo anche in diversi cinturini dei modelli Fitbit, come Charge 6, Inspire 3 e Ace 3.
Apple: i cinturini Sport Band e Ocean Band standard per Apple Watch e Watch Ultra sono realizzati in PFAS, così come i cinturini Nike e Hermes realizzati per Apple Watch. Fortunatamente, l’azienda propone diversi altri modelli di cinturini privi di PFAS.
Samsung: in questo caso troviamo un minore utilizzo di PFAS. Il cinturino standard di molti Galaxy Watch è realizzato in una tipologia di gomma che non contiene PFAS. Lo stesso accade per quello standard di Galaxy Watch 7, realizzato in silicone. Sicuramente troviamo PFAS nel cinturino Galaxy Watch Sport T-Buckle disponibile sullo store dell’azienda.
Garmin: anche in questo caso la maggior parte dei cinturini per i dispositivi Garmin sono realizzati in silicone. Troviamo l’utilizzo delle PFAS per il cinturino del MARQ Adventurer (Gen 2), un modello costoso e di nicchia.
OnePlus: il cinturino di OnePlus Watch 2 contiene PFAS stando alla descrizione sullo store ufficiale.
Mobvoi: i cinturini di TicWatch Atlas e TicWatch Pro contengono PFAS. Questo non dovrebbe accadere per i cinturini standard degli altri modelli.
Amazfit: l’azienda ha adottato le PFAS per i cinturini predefiniti dei modelli GTS 4, GTR 4 e GTR 4.
Withings: l’azienda sul suo sito ufficiale sottolinea come i suoi cinturini siano realizzati in realizzati in FKM, silicone, pelle, PET riciclato o acciaio inossidabile. Quelli che usano il FKM dovrebbero contenere PFAS.
Polar: questa è l’azienda che sembra tra quelle che usano meno PFAS. I cinturini standard dei suoi modelli infatti non dovrebbero contenere PFAS.
Oltre all’analisi delle principali aziende che usano PFAS, facciamo una riflessione derivata dall’esperienza.
Oltre che concentrarci sui cinturini standard degli smartwatch, è bene considerare anche quelli che compriamo da aziende di terze parti. Questo spesso accade perché troviamo un modello particolarmente piacevole nel design, e magari anche economico rispetto agli accessori ufficiali per il nostro smartwatch.
Anche in questi casi dobbiamo assolutamente avere un occhio di riguardo ai materiali usati per realizzare ciò che compriamo, e che scegliamo di indossare praticamente per tutto il giorno.
Dobbiamo preoccuparci?
La diffusione delle PFAS nei cinturini degli smartwatch è di per sé preoccupante. Visto che si tratta di oggetti che indossiamo per lunghissimi periodi di tempo.
Bisogna però considerare che gli effetti a lungo termine delle PFAS sulla salute sono ancora oggetto di studio. E inoltre, è da studiare quanto l’assorbimento su una zona relativamente piccola, ovvero quella corrispondente al contatto del cinturino con la pelle, possa causa danni alla salute. Pertanto, non è chiaro se gli effetti negativi che abbiamo menzionato sopra, che valgono per l’assorbimento standard di PFAS, possano riprodursi nel caso di assorbimento tramite il cinturino di uno smartwatch o di un orologio.
Immaginiamo che, nel caso questo verrà dimostrato dalla ricerca, allora arriveranno delle normative e regolamentazioni molto più stringenti nell’ambito dell’utilizzo delle PFAS per i dispositivi indossabili. Nel frattempo, noi non ce la sentiremmo di correre il rischio e sceglieremmo delle alternative prive di PFAS.
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