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Lectio doctoralis del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo il conferimento del dottorato in Scienze delle pubbliche amministrazioni, a Messina. “Si è soliti affermare che l’Unione europea si è costruita e si costruisce nei momenti di crisi e di emergenza. Questo è, in parte, certamente vero. In tempi recenti, la crisi finanziaria e la pandemia sono state l’occasione per compiere scelte coraggiose, superando concezioni miopi dell’identità e dell’interesse nazionale. Questa attitudine non appare tuttavia più sufficiente. Il tornante della storia che stiamo attraversando richiede di trarre le dovute conseguenze dalla consapevolezza, che gli Stati europei singolarmente non sono in grado di fornire risposte adeguate alle sfide del presente”, afferma il capo dello Stato.
Nel marzo 2017, ricorda, “sono stati celebrati a Roma i sessant’anni dalla firma dei Trattati d’origine. In quella occasione, rivolgendo un saluto ai capi di Stato e di governo presenti, mi sono permesso di dire che i Paesi dell’Unione si dividono in due categorie: i Paesi piccoli e quelli che non hanno ancora compreso di essere piccoli anch’essi. Soltanto uniti potranno continuare ad assicurare ai loro cittadini, come avviene da oltre settant’anni, un futuro di pace e di diffuso benessere”.
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Mattarella è stato accolto da un’ovazione al Teatro Vittorio Emanuele di Messina: un applauso molto lungo che ha accompagnato il suo ingresso. Poi l’inno di Mameli cantato dal coro dell’ateneo e l’inno alla gioia, prima dell’avvio della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli studi della città dello Stretto.
“Nei singoli contesti nazionali si continua troppo spesso a considerare l’Unione europea come un soggetto estraneo agli Stati membri e non – quale effettivamente essa è – come il prodotto della loro interazione e cooperazione, costruita nel tempo sulla base di scelte democraticamente assunte, volontariamente, dai parlamenti e dai governi nazionali; e dalle istituzioni europee, anch’esse costituite ed operanti per volontà e con il contributo fondamentale degli Stati nazionali – continua il presidente della Repubblica nella sua lectio doctoralis – La limitata coscienza politica, che l’Unione ha di se’ stessa, condiziona il suo operare concreto e la rende troppo spesso non adeguatamente risoluta – e quindi tempestiva – dinanzi alle grandi sfide che gli Stati e i popoli europei si trovano ad affrontare”, aggiunge.