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All’esercito di pelli sensibili e fototipi chiarissimi che sanno da tempo che “giocare” troppo col sole può comportare una reclusione anche di molti giorni all’ombra si è aggiunto, sempre di più negli anni, un folto gruppo di coloro che vengono ormai chiamati allergici al sole, o intolleranti ai raggi Uv. Ipersensibili alla luce del sole reagiscono in modo eccessivo al calore, quasi come gli ipersensibili a certi cibi, che quando ne assaggiano un pezzettino hanno un’eruzione così violenta che il semplice eritema (tutti l’abbiamo conosciuto almeno una volta) sembra una passeggiata.
Ma una reazione della cute non deve essere per forza così eclatante per metterci in guardia. Anzi. Ci sono segni e macchie che sembrano solo brutte da vedere, ma non sono da sottovalutare. E per una volta non ci occupiamo solo di nei e melanomi, che fanno sempre paura a tutti, ma di lentigo solari. E no, non sono le “simpatiche” lentiggini. Ce ne parla un grande esperto, il dottor Giovanni Chiarelli, dermatologo presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
Dottor Chiarelli, come mai tante persone con problemi di pelle al sole?
Parliamo sempre di cambiamenti climatici ma è in questo periodo che ci accorgiamo, e sulla nostra cute, che cosa significa avere un buco dell’ozono in costante peggioramento. Ci si scotta, e non solo!
Le persone in generale hanno capito che si devono proteggere?
Purtroppo ancora no, ecco perché bisogna insistere con le campagne di sensibilizzazione e fare i controlli. Questo clima ha creato davvero un sole più aggressivo, soprattutto con certe pelli. Eppure ho ancora pazienti che mi chiedono se possono fare una lampada (come se “proteggesse” preparando la pelle… No!) o usare protezioni basse tipo la 8 o la 12: bisogna mettere la 50 dal primo all’ultimo giorno! A volte si può passare, in casi specifici e su indicazione dello specialista, alla 30, ma mai andare sotto.
Ma ci sono quelli che vogliono abbronzarsi, come si fa?
Se la Natura non li ha dotati di un fototipo che lo permette senza scottarsi mai (e comunque anche questi fortunati si devono proteggere), o hanno la pelle con diversi nei, abbronzarsi non è possibile, a meno che per ottenerlo non si voglia passare attraverso scottature, e poi eritemi e desquamazione, e poi di nuovo daccapo. Non è vita, ma soprattutto non è salutare ed è rischioso nel tempo, prendiamone finalmente atto.
Esistono gli allergici al sole?
In pratica sì: sono quelle persone che soffrono di dermatiti reattive solari, dette dermatiti polimorfe da sole. Di solito il problema parte con un normale eritema (i puntini rossi sulla pelle), ma poi si trasforma in una reazione sempre più forte, con papule, pomfi tipo punture d’insetto e che danno fortissimo prurito. È una sorta di orticaria solare (quindi più grave del classico eritema) che colpisce dove hai esposto la pelle al sole (soprattutto il petto) e ogni volta che la esporrai di nuovo la reazione sarà peggiore, come nelle allergie alimentari. Le donne sono maggiormente colpite dalle dermatiti polimorfe perché hanno la pelle più sottile e sensibile.
Come ci si difende dall’allergia-dermatite polimorfa solare?
Non bastano le protezioni ed evitare i soliti orari più caldi. Occorre prepararsi per tempo, almeno un mese prima dell’esposizione al sole, facendosi prescrivere dallo specialista un integratore solare che contiene varie sostanze protettive fra le quali una degna di nota per efficacia è il polypodium, una felce tropicale che ha forte potere antiossidante, lenitivo e protettivo. L’integratore va assunto per tutta la stagione estiva (tre mesi), più un mese dopo. Attenzione poi ai filtri da usare: anche degli ottimi filtri solari possono dare reazioni e allergie, dipende dalla propria ipersensibilità. Vanno scelti per tempo col dermatologo e con varie opzioni cambiabili al bisogno e per sicurezza.
Se l’allergico è ipersensibile, chi ha la pelle sensibile che caratteristiche ha?
Ha una pelle che si arrossa facilmente, sia col caldo sia col freddo, particolarmente sul viso. Con l’esposizione solare si dilatano i capillari e in genere, avendo una cute molto reattiva, tende a non tollerare nessun prodotto sul viso, anche se la sostanza usata ha solo uno o due eccipienti. Il risultato sono delle dermatiti irritative. Queste persone possono non rinunciare al sole, ma devono usare delle protezioni studiate per le pelli sensibili (esistono i solari AR, anti-rossore) e seguire le prescrizioni del medico.
A parte gli allergici e le carnagioni bianche con occhi chiari, chi si deve guardare di più dai raggi?
Coloro che hanno già sulla pelle delle lentigo solari, cioè delle macchie che sono delle lesioni che dimostrano come anni prima ci si è scottati e in che parte del corpo. Non a caso sono più diffuse fra gli over quaranta, generazioni dove la prevenzione dei tumori della pelle era ancora poco diffusa e conosciuta.
Come sono fatte queste lentigo solari?
Sono delle chiazze irregolari, di piccole o anche grandi dimensioni (come l’impronta di un dito, per esempio) di colore che varia dal giallo al marrone. Non sono nei, non sono lentiggini (piccole e numerose), ma neanche semplici inestetismi (qualcuno le chiama erroneamente macchie dell’età): sono proprio la traccia visibile di dove ha fatto danno il sole e possono tramutarsi in lentigo maligne, cioè tumori della pelle (sono una specie di melanomi). Colpiscono il viso, ma anche la schiena e la scollatura, e possono apparire un po’ su tutto il corpo. Vanno sempre protette dal sole con il filtro massimo a 50. Con il dermatoscopio, uno strumento ottico che ingrandisce le immagini come un microscopio, lo specialista può fare la diagnosi differenziale. Quindi facciamo vedere al dermatologo anche queste macchie, non solo i nei.
Messa la protezione 50 sulle lentigo possiamo stare tranquilli? Ci sono altri prodotti specifici nuovi che possono aiutarci?
Sì, se spalmiamo bene la crema 50 ogni ora sulle macchie del viso, e almeno ogni due ore sul corpo. Oggi poi praticamente molte delle case più importanti di cosmetica hanno creato linee specifiche per proteggere particolari problematiche dermatologiche al sole: le lentigo solari sono fra queste, ma ci sono anche prodotti per la cheratosi attinica (vedi tabella), l’acne (gel non grassi), il melasma o che tengono conto delle attività in spiaggia. Le Water Lotion per esempio, che anche se colano un po’ sugli occhi mentre corri, non bruciano e continuano a proteggere.
Ci sono parti del corpo che dobbiamo proteggere alle quali di solito non si pensa?
Sì, sono i tagli, le cicatrici e le ustioni. Non parlo quindi solo delle cicatrici datate, ma anche di quei banali taglietti che ci facciamo in vacanza all’aria aperta o con l’attività fisica, oppure di quelle piccole ustioni che rimangono dopo che ci scottiamo cucinando. Vanno protette con stick potenti, altrimenti diventano delle macchie brune che non vanno più via dalla pelle.
Esiste un “tipo” di sole che non fa male?
Sì, ed è quello dalle 18 in poi e prima delle 10. Per i bambini anche dopo le 9,30 è tardi e i raggi diventano a rischio cancerogenesi.
Ma la gente inizia a capire cosa rischia davvero?
A furia di ripeterlo sì, ma sono ancora troppi coloro che realizzano il pericolo quando la parente, la conoscente o amica incorre in un tumore della pelle, che proprio a causa del clima e degli stili di vita scorretti e poco prudenti sono aumentati tantissimo. Allora ci si preoccupa per davvero e si fissa finalmente la visita.
Quella strana abbronzatura arancione
Di recente imperversa la moda di prepararsi degli integratori fai da te a base di ingredienti naturali. «Viva la natura certo, ma se mangi troppe carote (più di mezzo chilo al giorno) forse ti proteggerai dai raggi Uv dall’interno (e non basta), ma la tua pelle assumerà un colore che vira dal giallo all’arancione, lo si vede anche sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi», spiega lo specialista. «Vanno per la maggiore i frullati di zucca, oltre alle carote. Ma meglio un integratore specifico consigliato dal dermatologo, che ha dosi controllate ed è efficace».
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