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Roma — Il governo tira un sospiro di sollievo, ma è soprattutto la premier a essere soddisfatta dello stop al referendum sull’Autonomia. Giorgia Meloni vedeva come uno spauracchio una consultazione popolare che avrebbe potuto mettere a rischio la tenuta dell’esecutivo. E appena appresa la notizia da Washington, durante l’Inauguration day di Trump, fa trapelare dal suo staff come questa sia davvero una buona notizia. Anche se non ha fatto i conti con l’alleato e principale sponsor della riforma.
La Lega di Matteo Salvini chiede adesso all’esecutivo di riprendere i tavoli di trattativa con le Regioni che hanno chiesto la devoluzione di alcune materie, senza aspettare di tornare in Parlamento e riscrivere la norma dopo i rilievi della stessa Corte costituzionale. Posizione, quella del Carroccio, non condivisa né da FdI né da Forza Italia. Non a caso il segretario degli azzurri Antonio Tajani avverte: «Forza Italia sarà garante che la legittima richiesta di una maggiore autonomia da parte delle regioni che hanno un più alto residuo fiscale non si traduca in una penalizzazione delle altre». Come dire, andiamo in Parlamento e lavoriamo. Ma con calma.
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a cura della redazione Politica
Evitata la consultazione popolare, la Lega invece vuole rimettere subito in moto la macchina dell’Autonomia fermata dalla Consulta che aveva dichiarato incostituzionali diversi punti della norma: «Lo stop al referendum conferma che la legge scritta dal ministro Calderoli è corretta — dicono da via Bellerio — adesso avanti con l’iter della riforma e con i negoziati con le Regioni che hanno già richiesto le prime materie non Lep, come la Lombardia». Salvini, che non interviene direttamente, ha il fiato sul collo dei suoi governatori: «Ora è necessario premere il piede sull’acceleratore per una stagione di efficienza per il Paese», dice il governatore del veneto Luca Zaia. «La Lombardia — gli fa eco il governatore Attilio Fontana — si attiverà per riprendere il negoziato con il governo».
Ma gli alleati sono molto più cauti. Tajani mette le mani avanti: «Saremo impegnati a scrivere un testo equilibrato, che tenga conto dei rilievi della Corte, a partire da quelli sui servizi minimi essenziali che devono essere garantiti a tutti i cittadini». Anche da FdI si ribadisce la necessità di tornare in aula prima di riprendere i tavoli di trattativa: «La Corte nel precedente pronunciamento sulla legge ha chiesto un maggior coinvolgimento del Parlamento», dice il presidente della commissione Affari costituzionali Alberto Balboni.
L’opposizione comunque annuncia le barricate. La responsabile dei dem Elly Schlein ha convocato per oggi la segreteria del partito con all’ordine del giorno «Autonomia, insediamento Trump e linea governo Meloni». «In Parlamento continueremo a dare battaglia», dice il senatore dem Alessandro Alfieri. «È inutile il tentativo in corso in queste ore da parte di molti esponenti della destra di resuscitare la loro creatura», dicono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. «La legge Calderoli è già stata smontata dalla Corte», aggiungono i deputati del Movimento 5 stelle nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. E il segretario della Cgil Maurizio Landini invita comunque alla mobilitazione sui «cinque referendum approvati».