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«Mi sono svegliata con una lingua di fango e acqua sul letto. È stato un attimo e le stanze sono state invase da un fiume di terra e detriti che ha bloccato le porte. Mio figlio, con la moglie e la bambina di 16 mesi, erano chiusi dentro come topi in trappola. Per salvarsi ha dovuto spaccare a mani nude il vetro e si è ferito seriamente. Ora è in ospedale a Messina».
Alle quattro del pomeriggio, dieci ore dopo la bomba d’acqua che ha devastato Stromboli, la scrittrice Lidia Ravera è ancora in costume, sporca di fango, a vagare per le vie dell’isola. La sua casa, in località Piscità, è una delle più danneggiate.
Lidia, innanzitutto come state?«Devastati, soli, abbandonati, increduli anche se nessun disastro è stato annunciato come questo. A maggio, io sono arrivata sull’isola 48 ore dopo quel terribile incendio. E i miei amici, gli abitanti dell’isola dissero subito: “Alla prima pioggia torrenziale, qui verrà giù la montagna”. L’hanno detto a tutti, lo sapevano tutti, ma nessuno ha mosso un dito. Ed è successo veramente. La mia casa è distrutta, l’isola è distrutta».
(ansa)Ci racconti, come siete riusciti a mettervi in salvo?«Erano le 5 del mattino, dormivamo quando il fango ha invaso la casa, ha trascinato via i mobili, ha bloccato tutte le porte. Siamo riusciti ad uscire attraverso il vetro rotto e poi a mettere in salvo prima la bambina passandola di mano in mano, con una sorta di catena umana di amici e vicini. Poi saltando sulle strade aperte dalle voragini e sulle pietre rotolate, in equilibrio sui sassi, siamo riusciti ad allontanarci dalla zona che è tra le più colpite. Praticamente nudi. Tutte le nostre cose, documenti, denaro, tutto, è rimasto in casa. E nessuno, diconessuno ci ha aiutato».
Ancora una volta gli abitanti di Stromboli hanno fatto tutto da soli?«Sì, i carabinieri sono passati e ci hanno detto di andarcene che potrebbe accadere di nuovo, quelli della Protezione civile ci hanno detto che ci vorranno mesi per rimettere a posto. Se non fosse per la solidarietà della gente non so cosa avremmo fatto. Qui purtroppo non succede mai nulla, chi dovrebbe fare le cose non le fa. Chi pagherà per questo disastro annunciato che ha dato il colpo di grazia all’isola?».
Cosa farà adesso, pensa di andar via?«Andò a Messina da mio figlio, ma poi tornerò. Sperimenterò questa nudità. Se vado via adesso, poi sarà difficile tornare. Quest’isola va trattata con delicatezza, seguita, amata. E invece è abbandonata».
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