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Liguria, Orlando alla lotta sul fronte del programma. Il nodo sanità e la proposta alla destra: “Serve una legge regionale sul conflitto di interessi”

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Un rilancio ad ogni passo, dalla piazza condivisa con Elly Schlein all’ultimo incontro del percorso programmatico sul territorio, in scena ieri sera nell’auditorium di via Garibaldi, a Genova. «La priorità» della corsa di Andrea Orlando, la definisce lo stesso candidato presidente progressista, è «e non può non essere» il nodo della sanità pubblica. Il tema che ha fatto da spina nel fianco della maggioranza di centrodestra in era totiana, che oggi divide i partiti della coalizione guidata dal sindaco candidato governatore Marco Bucci, e sul quale da sinistra si punta tutto «non tanto perché interessa alle persone, ma proprio perché – si spiega in quota campo largo – racconta al meglio quello che è diventata la Liguria».

Terra contesa che proprio sulla sanità, e non solo la sanità, ha rimesso una contro l’altro i due principali candidati alla Regione. «Non ha idea di che cosa parla, dove pensa di trovare i soldi per sostenere il pubblico come dice di voler fare?», ha commentato Bucci le proposte sul tema della coalizione di centrosinistra. «Bucci dice che non so, non conosco: sono stato ricoverato due volte nelle strutture liguri perché vivo alla Spezia e ho visto che cosa succede negli ospedali. Il problema non è solo se c’è più pubblico o privato: – la replica a distanza di Orlando – il problema fondamentale è la condizione in cui è il pubblico».

A dare un’idea dell’emergenza della sanità ligure, del resto, non sono solo gli allarmi in arrivo dalla campagna elettorale del campo largo. Dai 99 milioni di euro di costo delle fughe fuori regione certificate dall’ultimo rapporto Agenas, l’agenzia sanitaria delle Regioni, anticipato da Repubblica lunedì scorso, – numeri che fanno della Liguria la regione del Nord con saldo negativo peggiore – al mancato rispetto della quota di allestimento dei posti letto delle terapie intensive e subintensive fissata per decreto in era Covid, e di fatto ancora al palo.

Alle stoccate in arrivo da destra, per voce dello stesso Bucci ma anche dell’assessore uscente Angelo Gratarola («Le sue critiche dimostrano ancora una volta la pochezza e la superficialità del suo programma»), Orlando ha risposto anche ieri, davanti alla sala genovese riempita dall’appuntamento sul programma. «La nostra soluzione è investire sulla sanità pubblica, pagare adeguatamente medici e infermieri, abbattere le liste d’attesa. Cancelliamo agenzie regionali, carrozzoni, smettiamo di rivolgerci al privato. Vogliamo un servizio sanitario pubblico, vicino ai bisogni dei cittadini e che permetta a chiunque come è nel proprio diritto, di accedere alle cure».

«Si può fare molto in termini di supporto del trasferimento del personale sanitario, ad esempio: – è l’ultima proposta del candidato presidente del campo largo – i concorsi degli infermieri spesso vanno deserti perché chi vince un concorso nel Tigullio o nel Savonese e deve trovarsi un appartamento a 800 euro, si mangia una quota importate dello stipendio, si potrebbero fare delle convenzioni per avere affitti calmierati per il personale sanitario, come ho fatto in passato quando si parlava di assistenti giudiziari nel ministero della giustizia». «Se c’è un pubblico forte, può anche tollerare e sostenere una presenza di un privato che svolge la sua parte. – è la linea di fondo – ma se il privato sostituisce il pubblico come si è cercato di fare nel corso di questi anni in Liguria, alla fine lo svuota».

E ancora: «Sta emergendo un nodo chiaro: l’assessore Gratarola non esclude per abbattere le liste d’attesa di continuare a finanziare il privato. Non lo ha escluso neanche Bucci. Io penso che quelle risorse vadano riappostate sul pubblico per incentivare una efficienza della struttura che sia in grado di rispondere». «Ho visto che, anche quando non si è costretti a ricorrere alla prestazione privata, se le liste sono troppo lunghe, spesso devi andare nelle altre regioni a curarti. E andare nelle altre regioni per un pensionato vuol dire spendere 50, 60, 70 euro per spostarsi».

Se il nodo sanità rimane quello centrale, però, la stessa costruzione del programma in quota centrosinistra viene considerato un passaggio politico ancora prima che organizzativo. «In questa regione chi ha governato parlava solo con gli amici, noi giriamo la regione per condividere le idee proprio per provare a curare questo strappo democratico», spiegava ieri in via Garibaldi Davide Patrone, responsabile del programma della squadra del candidato, davanti a militanti e dirigenti. Una platea dalla quale Orlando ha anche lanciato nuove proposte anche a destra.

Dal tema legalità («Fare le cose alla luce del sole è il primo modo per debellare cattive pratiche, chiunque prometta posti di lavoro in cambio di voti va denunciato, anche se a sostegno della nostra parte») alle opere, Gronda in testa («Prima di tutto bisogna capire veramente chi deve pagare quell’opera perché, se l’opera fosse pagata solo su una tratta ristretta dei pedaggi, vorrebbe dire che crescerebbero in maniera esponenziale»). Dalle aree interne alla gestione dei conflitti di interesse. «Se vogliono, sono disponibile da domani a discutere di una legge regionale sul conflitto di interessi e sulla rappresentanza degli interessi», ha fatto sapere, commentando il passaggio dell’ex presidente dell’Authority spezzina Mario Sommariva al Gruppo Spinelli («una questione di inopportunità», è la definizione di Orlando). «Io non avrò interlocuzione con gli interessi privati, se non in modo pubblico e trasparente, nel momento in cui svolgerò le mie funzioni – è il messaggio – questo principio deve valere per tutti e credo sia il modo per dare anche un pò di credibilità alla politica».

 

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