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Liguria, Rixi annuncia la legge salva Diga e attacca la sinistra: “Sono loro ad alzare i toni”. E su Toti: “Un conto sono le persone, altro i progetti politici”

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C’è anche e soprattutto il viceministro leghista Edoardo Rixi, che dopo essere stato a lungo in ballo per la candidatura alla presidenza della Regione sarà il capolista della lista del Carroccio in Liguria, a guardare le spalle di Marco Bucci in queste settimane di corsa verso il voto. Anche nel day after dell’incidente che ha mandato in tilt l’intera rete ferroviaria nazionale (“Stiamo riammodernando una linea vecchia di decenni, il Pd chiede le dimissioni del ministro, ma è surreale, non è mica stato Salvini a tagliare i cavi dei treni”, si accoda alla linea di difesa d’ufficio del ministro il suo vice), è lui uno dei front runner della coalizione in Liguria.

È lui che negli ultimi giorni è andato allo scontro più acceso con Andrea Orlando («Da parlamentare ha girato le spalle alla Liguria nel momento più difficile. votando contro il Decreto Genova dopo il crollo del ponte Morandi, il Pd deve chiedere scusa», è l’accusa ribadita all’ex collega di governo, che ha minacciato querela contro «l’ennesima falsità» arrivata da destra).

È a lui, soprattutto, che il centrodestra si affida per trattare i temi più scivolosi (anche) per la campagna elettorale della (fu) maggioranza regionale, per primo lo stato dei lavori della Diga. Sulla quale, nonostante lo stallo dovuto agli stop regionali al riempimento dei cassoni, nega ci siano «ritardi significativi». E annuncia entro l’anno l’arrivo del decreto con cui il Ministero dell’Ambiente darà il via libera al riempimento dei cassoni con i materiali di risulta dei dragaggi del porto e di scavo dei cantieri genovesi, per primo quello del tunnel subportuale.

Rixi, lei era stato tra i primi a accusare i toni della sinistra, a corsa appena lanciata. Non pensa si stiano alzando anche e soprattutto a destra, piuttosto?

«Di sicuro non aiutano le sparate di Orlando o Schlein, quando parlano della realtà ligure o del porto di Genova come un sistema criminoso. Non mi pare che tutti gli operatori portuali genovesi siano coinvolti nell’inchiesta. È per prima la procura, ad aver ristretto moltissimo la dimensione dell’indagine. E io non ci sto, a lasciar passare un’immagine della mia città come un centro di malaffare».

Orlando ha parlato di contesto criminogeno. Le inchieste del resto ci sono state e ci sono ancora, ci sono stati i patteggiamenti, lei per primo ha mandato gli ispettori ministeriali in Autorità portuale.

«Gli ispettori hanno lavorato a lungo, entro il 12 ottobre consegneranno la relazione richiesta, come prevedeva il mandato, e vedremo cosa riferiranno. Sui patteggiamenti non mi esprimo, sono scelte personali. Ma di sicuro non accetto che si affianchi Bucci con malizia a contesti che al suo modo di essere e di fare sono de tutto estranei. Ad oggi non c’è uno straccio di accusa contro di lui, nonostante anni di registrazioni. La dimostrazione che ad alzare i toni non siamo noi. La partita ha preso da subito una brutta piega, con la manifestazione anti Toti sotto la Regione l’estate scorsa. A sinistra c’è chi preferisce la gogna alle idee».

Come giudica, allora, il suo vice segretario di partito Crippa, che in risposta alle polemiche sullo stop ai treni ha detto che in tempi di governi di sinistra sono crollati i viadotti, riferendosi al Morandi?

«Se vogliamo che tutti pensino al futuro, alle cose da fare, ai temi, certi toni vanno evitati da tutti. Comunque, la storia del ponte Morandi lo racconta: quel ponte andava demolito anni prima e l’amministrazione di sinistra preferì mettere la polvere sotto al tappeto».

Ma è crollato per la mancanza di manutenzione di chi lo aveva in concessione, non per altro. Non lo si può negare.

«Certo, le manutenzioni sono un tema. Così come gli errori fatti dalla politica per decenni, e quelli sulle regole sulle concessioni, che non a caso abbiamo dovuto rivedere. Ma quel ponte doveva essere demolito, è rimasto lì perché c’è chi ha deciso di non realizzare la bretella Voltri-Rivarolo che avrebbe permesso lo spostamento del traffico. Le opere non sono eterne e la Gronda serve anche a questo: tra vent’anni, quando si dovranno sostituire le opere ammalorate, servirà un’alternativa. Con buona pace di chi non sa se farla o no».

Più che le intenzioni, per ora, mi pare ci sia un problema di fondi. Mancano all’appello dei miliardi, cosa sta facendo il governo per chiedere ad Aspi reali passi avanti?

«Ma i finanziamenti sono un falso problema. Stiamo evitando che il costo ricada sui pedaggi. Abbiamo già messo 300 milioni sui cantieri zero, di sicuro non si torna più indietro. Aspi ci ha fatto sapere che sta rispettando il cronoprogramma del 2025. Ditelo al M5s che cambiare il tracciato allungherebbe i tempi di otto anni. E ditelo pure a Orlando, che tenta di mettere insieme chi vuole la Gronda e chi no, chi accusa Toti di non aver fatto gli ospedali e al tempo stesso dice di no al nuovo Galliera. Un’armata Brancaleone da cui i moderati sono scappati».

Da sinistra si fa notare lo dice chi va sul palco con Vannacci, o come Bucci ottiene il sostegno di Bandecchi. Non proprio dei moderati, insomma. Che sta succedendo, a destra?

«Succede che il governo non è mai stato così solido, lo è molto più di tutti quelli degli altri stati europei, Francia e Germania comprese. E tutto questo dovrebbe essere valore assoluto per tutti, non solo della maggioranza».

Lo sente ancora Toti?

«Sì ma conservo la stessa idea di sempre. Il suo patteggiamento ci ha sorpresi perché non eravamo a conoscenza della sua scelta, ma da politico ne ho apprezzato il lavoro».

Quanto peseranno, sulla vostra campagna elettorale, gli sforzi per conciliare l’evidente continuità di Bucci con Toti, e la necessità di far dimenticare l’inchiesta che ha travolto la Regione?

«L’ho già detto, mi stupisco che si fatichi a distinguere i passaggi: un conto sono le persone, un altro i progetti politici. Una volta il Pci di Berlinguer lo aveva chiaro, oggi il Pd mi sembra invece piuttosto confuso».

 

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