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Un weekend di “pausa” a casa dei genitori, ad Ameglia, lunedì la visita genovese del ministro Giovannini e il via alla discussione sul bilancio in Regione, forse già da giovedì la discesa ” sul campo”, nel cuore della tempesta romana seguita alla caduta del governo. L’agenda Toti, in attesa di capire chi sceglierà di intestarsi l'”Agenda Draghi”, è fatta. Per ora la parola d’ordine rimane la stessa, « Non possiamo fare altro che aspettare di vedere cosa fanno gli altri », ripete il governatore. Ma è possibile che almeno lunedì, alla riunione con coordinatori, consiglieri e assessori arancioni convocata a Genova per fare il punto della situazione – e soprattutto ” tranquillizzare” i suoi, dopo le tensioni interne alla maggioranza in Regione – qualche passo in avanti nella risoluzione del rebus nazionale possa essere comunicato. Da vedere se in direzione di una ricomposizione, o se verso nuovi orizzonti. Politici e non solo.
Tra i più in difficoltà tra i governatori orfani di Draghi prima del previsto, il problema di Toti del resto è essersi ritrovato più o meno all’improvviso senza quei mesi che pensava di investire per decidere da che parte stare alle prossime Politiche.Già imboccata da tempo la strada del tentativo di ricostituzione centrista, escluso di fatto da tutti gli ultimi vertici di centrodestra dai giorni del Quirinale in poi, le ambizioni nazionali del presidente regionale sono note. Il fatto, però, è che con le elezioni anticipate le vie d’uscita dal bivio ( e i tempi, soprattutto) potrebbero essersi fatti troppo stretti per lanciarsi in nuove avventure. Ancora troppo frammentata l’area di centro, solo sullo sfondo ( per ora) un possibile spostamento verso un nuovo fronte a sostegno di quella “Agenda Draghi” che Toti definisce « una bussula » – in ballo renziani, calendiani, dimaiani, ovviamente il Pd – il nodo sta tutto nel rapporto tra Toti e alleati (scomodi) come Lega e Fdi.
Una virata ulteriore al centro potrebbe portare alla caduta della maggioranza ligure ( « Impensabile ci si ritrovi a fare campagna elettorale in direzioni diverse, se continua così finisce nel centrosinistra», è stato il messaggio della Lega, dopo il voto dei totiani in Parlamento), e certificare però la fine della legislatura regionale, con tutte le conseguenze del caso. La scelta più facile da praticare, di fatto, un possibile sostegno finale al centrodestra, al netto di schermaglie e politicismi di rito («Un conto è Roma, un conto è il contesto locale: il nostro modello lo dimostra ») potrebbe invece salvare gli equilibri liguri, ma così “congelare” il futuro nazionale del governatore.Sull’altra sponda della scena politica, tra rivoluzioni nazionali e scossoni locali, il futuro progressista è altrettanto ingarbugliato. Se a Roma il segretario dem Enrico Letta è stato netto, « l’alleanza è finita, pensiamo a noi » , i vertici liguri del partito aspettano di capire come declinare sul territorio ( quando ci saranno) le decisioni nazionali. « È evidente, il quadro è cambiato » , ammetteva a Repubblica nel day after della caduta Valentina Ghio, segreteria regionale del Pd. Ma tenendo a precisare la necessità « di distinguere i percorsi ». Tradotto, di salvare l’esperienza di questi mesi di coalizione comune, tra Regione e comuni.Ieri sul tema è tornato il portavoce del M5s in Regione, Fabio Tosi, rispondendo al comunicato con cui un’area del Pd, Base riformista ( il consigliere Pippo Rossetti in testa) dava del « finito » al progetto comune. « Non sarebbe stata più opportuna una riunione con i vertici di tutte le forze regionali, prima? Serve subito un vertice tra le forze in opposizione in Regione». Se è vero che a sinistra c’è ancora chi tifa per salvare quel progetto comune costato lavoro, scissioni, sconfitte, del resto, l’unico modo (pur difficile) per non buttare tutto è proseguire un minimo di azione di opposizione condivisa.« Smettere di camminare insieme sarebbe una sconfitta per tutti, il Pd a Roma prenderà le sue decisioni ma qui in Liguria abbiamo sperimentato e investito tutto sulla nostra coalizione – insiste Ferruccio Sansa, ex candidato giallorosso – A destra abbiamo un governatore che vorrebbe andar via dalla Regione, ma non sa con chi candidarsi, ma il collante del potere terrà tutti insieme. A sinistra possiamo avere solo obiettivi comuni».