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Slitta di un altro mese la data ultima per il deposito della consulenza medico-legale sulla morte di Liliana Resinovich. Una mossa che trova spiegazione nell’importanza di questa perizia, perché è proprio da quanto emergerà dalla relazione degli esperti della procura che la misteriosa morte potrebbe finalmente essere a una svolta. E sancire che Liliana è stata uccisa.
La perizia di parte infatti, sollecitata dai familiari della vittima e depositata ormai mesi fa, aveva evidenziato come non si potesse trattare di suicidio ma dalle fratture al collo, dalla pulizia dei piedi nudi alla luce di una camminata in un bosco e dal sacco nero in cui era stata ritrovata, era impossibile non pensare a un omicidio. Il gip allora, respinta l’archiviazione, aveva chiesto un nuovo esame sui resti di Resinovich.
La perizia slittata
L’antropologa forense Cristina Cattaneo ha ottenuto dalla procura di Trieste un’ulteriore proroga di 30 giorni. È il terzo slittamento. Inizialmente previsto per metà dicembre, il deposito era poi stato posticipato a metà gennaio. A seguito dell’ulteriore proroga la consegna potrebbe quindi avvenire attorno al 15 febbraio. L’elaborato sarà firmato, oltre che da Cattaneo, anche dai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e dall’entomologo Stefano Vanin che fanno parte del collegio peritale incaricato dal sostituto procuratore Maddalena Chergia di stendere la nuova relazione medico-legale. Liliana Resinovich, 63 anni, era scomparsa dalla sua abitazione di Trieste il 14 dicembre 2021.
Gli sms nel cellulare di Liliana
A distanza di 20 giorni, il suo cadavere era stato ritrovato nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico il 5 gennaio 2022; la testa era avvolta in due sacchetti di plastica, legati con un cordino, e il corpo chiuso in due sacchi neri infilati uno dall’alto e l’altro dal basso. La perizia di parte ha anche evidenziato l’importanza degli scambi di sms che Liliana aveva avuto col suo amante da cui emerge quanto la donna fosse intenzionata a lasciare il marito per andare a vivere con Claudio Sterpin. La relazione è sempre stata negata dal marito Sebastiano Visintin, ma dagli scambi recuperati dalla memoria del cellulare della vittima (i due si chiamavano amore mio, avevano un codice segreto cifrato per comunicare, etc) è evidente – secondo gli investigatori – che la storia clandestina era consolidata e acclarata.