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Listini corti, doppia preferenza di genere e capilista bloccati: ecco le proposte in campo per la riforma proporzionale

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Ma come scegliere gli eletti, se davvero un legge proporzionale andrà in porto? Siamo ancora in alto mare sulla riforma elettorale che archivi l’attuale Rosatellum (anzi, Ettore Rosato, da cui prende il nome, boccia a nome dei renziani le modifiche proporzionaliste), però sul tavolo  già ci sono alcune ipotesi sul modo in cui potranno essere scelti i parlamentari. Preferenze, capilista bloccati e doppia preferenza di genere, listini corti, collegi uninominali di partito: di questo si parlerà quando il “Brescellum” – la legge proporzionale ferma in commissione Affari costituzionali di Montecitorio – riprenderà il cammino dopo le amministrative. Ciascuna proposta sarà tradotta in emendamenti. Comunque tutte hanno anche l’obiettivo di contribuire a convincere Salvini e la Lega, o Forza Italia, che è conveniente una riforma proporzionale, rinunciando alla coalizione di centrodestra del resto abbondantemente picconata da Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia.   

Legge proporzionale, i big del Pd d’accordo: “Bisogna provarci ora”

di
Giovanna Casadio

02 Maggio 2022

Il Pd di Enrico Letta, schierando lunedì scorso tutti i big, ha tratto il dado del proporzionale, così come da sempre proporzionalisti sono il Movimento 5 Stelle di Conte e la sinistra. Però se una parte del centrodestra non sarà d’accordo, niente da fare per la riforma elettorale. A dieci mesi dalle politiche che eleggeranno un Parlamento smagrito con 400 deputati (oggi sono 630) e con 200 senatori (ora 315), si rischia solo tanto rumore per nulla. Federico Fornaro, capogruppo di Articolo Uno, il partito di Roberto Speranza e Pierluigi Bersani, fa alcuni conti: “Chi ha stretto il patto per il proporzionale può contare su 252 voti alla Camera e 118 al Senato. Non bastano. Perciò occorre che nel centrodestra alcuni accettino questa soluzione”. Tuttavia Fornaro getta il cuore oltre l’ostacolo e propone come modalità di scelta dei parlamentari il collegio uninominale di partito. Dice: “Non c’è solo il sistema delle preferenze nel proporzionale. Il collegio uninominale di partito è il meccanismo sperimentato al Senato da 1948 al 1992 e nelle provinciali”. 

Voto dei fuorisede, arriva l’election pass: il certificato elettorale digitale scaricabile dallo smartphone

di
Giovanna Vitale

03 Maggio 2022

Per Fausto Raciti, ideatore con Matteo Orfini del seminario dem dell’associazione Left Wing sul proporzionale, la strada è un’altra: l’introduzione di un sistema proporzionale con capilista bloccati e doppia preferenza di genere. L’ha scritto nero su bianco in una proposta di legge che diventerà – spiega – una serie di emendamenti al “Brescellum”. Ritiene sia la via più breve verso la riforma elettorale proporzionale approvare il “Brescellum” e decidere la soluzione dando all’elettore la possibilità di esprimere la doppia preferenza purché sia di genere. I capilista però resterebbero bloccati “così garantendo a ciascun partito la possibilità di assicurarsi una quota parte della propria classe dirigente da mandare in Parlamento: è un importante correttivo al sistema delle preferenze che garantisce la possibilità di scegliere di mandare in Parlamento anche personalità capaci di svolgere un ruolo essenziale magari per la loro preparazione tecnica o culturale, e che non avendo una propria visibilità sui media o sui social o sui territori ,difficilmente supererebbero un sistema interamente basato sulle preferenze”. 

Giuseppe Brescia, il presidente grillino della Affari costituzionali, autore del “Brescellum”, ricorda che il punto è sempre lo stesso: gli elettori devono potere scegliere davvero chi li rappresenta. Occorre sbloccare le liste bloccate. E lo si può fare in vari modi, anche con listini cortissimi o appunto con le preferenze. Andrea Giorgis, il responsabile riforme del Pd, assicura che è possibile anche una combinazione delle varie ipotesi. Ripete: “L’importante è comprendere che la legge elettorale non è una astrusità rispetto ai problemi più immediati e concreti dei cittadini: riguarda le regole della convivenza e della democrazia. Quindi riformarla non significa parlare d’altro, ma discutere le basi politiche”.

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