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In otto mesi migliaia di articoli, foto, disegni. Si chiude l’anno di Repubblica@Scuola con sei vincitori assoluti (che fatica sceglierli…). E con un impressionante ritratto della “Generazione Z” alle prese con le convulsioni del mondo e le sue ansie private, ma anche con il piacere del gioco e il gusto dell’ironia.
Una finestra sull’universo dai 18 in giù
Anche scrittori, linguisti, psicologi si sono sorpresi a osservare in diretta l’universo dai 18 in giù che discute, si indigna o si diverte. Il sito di Repubblica con le scuole ha girato la boa dei vent’anni (dieci sulla carta, poi sul web) ed è – con le sfide, i campionati, le iniziative interattive – un gigantesco contenitore di decine di migliaia di giornali scolastici che si sono trasformati in potentissimi blog. Pronti a rispondere alle sollecitazioni della redazione e degli insegnanti.
La guerra, le parole, il bla bla dei politici
La pandemia, ovviamente, e poi la guerra: una foto in prima pagina su “Repubblica” ha ricevuto quasi tremila commenti. Oltre mille gli articoli scritti solo nel primo mese di conflitto. Poi il grande esperimento con Zingarelli sul significato delle parole che cambia: cosa evoca ora, ad esempio, il termine “positivo”? Sembra cambiare anche l’atteggiamento verso gli adulti, aumenta la diffidenza in risposta al “bla bla bla” di Greta, con molta disillusione per “quelli che i miei genitori chiamano partiti”. Il filo conduttore dello scambio non poteva che essere l’ambiente: migliaia di foto sul pianeta da salvare, centinaia di domande per l’intervista collettiva al Nobel Giorgio Parisi con Green&Blue, mille riflessioni sugli abissi marini. È il bilancio di un anno affascinante. Passato anche dalla grande iniziativa sul lavoro insieme alla Bocconi o dal campionato nazionale di giochi con le parole che ha chiuso il Salone del Libro di Torino.
Giulia Grottoli
“Pensi: sarà finito il Covid. Invece è scoppiata la guerra”
E poi una mattina ti svegli e vai a scuola con la solita mascherina che ormai ti fa compagnia da due anni, sempre lì a bloccarti l’aria e a toglierti la libertà, con la speranza che tutto finisca e che tu possa sentire la splendida notizia che siamo fuori dalla pandemia, e invece arrivi a scuola e il tuo professore di italiano ti comunica che non sono serviti a nulla i dialoghi fra Russia e Ucraina e che purtroppo la Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina. Ragazzi, non è un videogioco… Da domani mattina tornerò a scuola nuovamente con la mia mascherina, con una nuova speranza, non solo che finisca la pandemia, che credevamo potesse essere l’ultima delle cose brutte.
I.I.S. “Don Milani-Sandro Pertini” , Grottaglie (Taranto)
Roberto Gimmati
“Io, come un pesce gatto negli abissi del mare blu”
Se potessi immergermi negli abissi dell’azzurro mare come una balena o un pesce gatto, mi fermerei a guardare le ostriche e le aprirei una ad una sperando in una perla scarlatta. Mi immergerei sino a toccare i coralli e nell’oscurità dell’oceano mi fermerei a osservarli. Forse per l’umanità sarebbe bello ritornare nello stagno della vita, per ritrovare quella semplicità con cui è stata creata, oppure anche solo per godersi la bellezza del creato e di ciascun essere che lo abita. Quello che però io cerco nei silenziosi fondali marini è la saggezza e la pace di miliardi di anni che hanno plasmato la vita e l’hanno resa magica nella sua incredibile naturalezza.
I. C. “Rocco-Cav. Cinquegrana”, Sant’Arpino (Caserta)
Debora Spinelli
“Dopo due anni in Dad vi chiediamo comprensione”
Tutti, a un certo punto, siamo stati privati delle nostre abitudini. Ogni studente si è ritrovato solo, chiuso in una stanza, a dover sentire delle persone parlare attraverso uno schermo. Molti hanno avuto delle difficoltà, dal non riuscire a stare attenti al rifiutare di studiare. Non era pigrizia, ma uno stato di malessere generale e comune a tutti. La “comprensione” era scomparsa e gli studenti si sentivano sempre più soli. Il ritorno a scuola, nonostante sia stata una notizia accolta con gioia, ha comportato ancora più difficoltà, perché riprendere le vecchie abitudini sembrava ormai impossibile. Solo una autentica comprensione potrebbe aiutarci e farci di nuovo sentire inclusi in una realtà che ormai non sentiamo più nostra.
Liceo scientifico “Enrico Fermi”, Gaeta (Latina)
Andrea Gemmato
Resistenza nel 2022 è il contrario di indifferenza”
Dal dopoguerra, citando le parole di Marco Balzano, “Resistenza” è una parola che compare nelle edizioni del vocabolario per indicare un “movimento di lotta politico militare sorto in tutti i Paesi d’Europa contro il nazifascismo”. Ma che cos’è la Resistenza ora? Di certo, ai nostri giorni non dobbiamo più combattere una minaccia nazifascista come accaduto ai nostri antenati, quindi quale messaggio trasmettere a noi giovani? Secondo me, il messaggio più contemporaneo che questa parola può trasmettere è quello di rispondere alle intemperie che avvengono ogni giorno attorno a noi: la Resistenza oggi è una specie di “non-indifferenza”.
I.I.S. “Volta-De Gemmis” , Bitonto (Bari)
Thomas Picelli e Luca Corveddu
“La chiamiamo sostenibilità ma presto sarà l’unica strada”
Thomas: “Sostenibile fa rima con sensibile, due aggettivi importati per qualificare la persona capace di garantire la sicurezza del pianeta: occorre essere sempre più sensibili a povertà, disuguaglianza e ingiustizia per divenire persone sostenibili”. Luca: “Parliamo di sostenibilità quando diciamo che piantiamo due alberi per ogni albero abbattuto. Sostenibilità è anche la riduzione del consumo di risorse non rinnovabili, in favore delle rinnovabili. E quello che adesso chiamiamo sostenibilità, in futuro prossimo sarà la nostra sola possibilità di continuare a vivere su questo pianeta”.
I. C. “Alessandria Spinetta”, Spinetta Marengo (Alessandria) e I. O. “Orte”, Orte (Viterbo)
Niccolò Raffa
“Noi come Greta Thunberg, traditi dal vostro bla bla bla”
Proprio come Greta, ultimamente molti giovani italiani hanno vissuto un grande tradimento, un vero e proprio “bla bla bla”, una promessa che i politici non sono riusciti a mantenere e che hanno tristemente deriso. Qualche giorno fa, il disegno di legge Zan è stato affossato al Senato, con un successivo deludente applauso che ha fatto piangere e disperare milioni di persone. Ci avevano fatto credere che fosse fatta… La domanda sorge spontanea: è così doloroso per loro vedere le persone felici? Perché è proprio questo che avrebbe fatto il ddl, avrebbe protetto tutti gli italiani e li avrebbe fatti vivere più sereni: dopotutto, la proposta di legge era per tutti, per ogni orientamento sessuale, per ogni sesso e identità di genere, oltre che per qualsiasi forma di disabilità.
Liceo “Alessandro Volta”, Como