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Lo scienziato Alessandro Sette: “Da vaccini e contagi un muro di immunità. Ecco come il Covid grave è quasi scomparso”

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Alessandro Sette, immunologo, mostra un grafico nel suo studio di La Jolla, in California. “I contagi, con Omicron 5, sono andati su in modo drammatico, più di ogni altra variante precedente. I decessi invece sono rimasti più o meno stabili. E’ la prima volta che vediamo le due curve dissociarsi, cioè andare in direzioni diverse. Eppure sappiamo che Omicron 5 dà una malattia leggermente più severa rispetto alle sottovarianti di Omicron precedenti”.

Perché questa dissociazione?

“Perché stiamo costruendo un muro di immunità contro Sars-Cov2. Vaccini e contagi sono come tanti mattoni che si aggiungono l’uno all’altro ed erigono una barriera sempre più alta contro il virus”.

Come è possibile, se con Omicron 5 abbiamo raggiunto il record dei contagi?

“Con Sars-Cov2 c’è una distinzione essenziale da fare. Una cosa è il contagio, un’altra la malattia grave. Sono due fenomeni diversi. L’altezza del muro che abbiamo raggiunto è in grado quasi sempre di prevenire il secondo, ma non ancora il primo. Questo spiega il dissociarsi delle due curve. Con Omicron 5 abbiamo avuto un numero di casi mai visto prima, ma una situazione dei ricoveri e dei decessi lontana dalle drammatiche delle ondate precedenti”.

Una buona notizia?

“Un segno di ottimismo, ma dobbiamo stare attenti. Con una circolazione del virus così intensa è più facile che compaia una nuova variante. La partita non è ancora finita e il Covid ci ha insegnato che la situazione potrebbe cambiare addirittura da una settimana all’altra. Con i tamponi casalinghi poi non abbiamo più il polso dei contagi. Molte informazioni sulla diffusione dell’infezione ci arrivano dall’analisi delle acque reflue, che però non vengono effettuate ovunque in modo uniforme”.

Perché vediamo aumentare le reinfezioni, da quando esiste Omicron? Ora abbiamo superato il 12%.

“Proprio perché il muro dell’immunità ci difende dalla malattia severa più che dal contagio. Chi ha tre dosi di vaccino più un’infezione è protetto quasi al 100%. Chi invece si è contagiato senza essersi vaccinato ha una protezione dalla malattia severa limitata al 71%”.

Quando avremo un muro abbastanza alto da proteggerci anche contro il contagio?

“Abbiamo cercato una risposta nel raffreddore, con uno studio che è stato citato anche da Anthony Fauci la settimana scorsa, durante un summit sui vaccini alla Casa Bianca. Un certo tipo di raffreddore può essere provocato da un coronavirus, come il Covid. Abbiamo studiato dei campioni di sangue che avevamo raccolto prima della pandemia, per tutt’altro scopo, e abbiamo osservato che la risposta immunitaria contro il raffreddore da coronavirus resta sostanzialmente stabile per 3 anni. Questo può voler dire due cose. O ci si reinfetta ripetutamente, e il sistema immunitario viene stimolato a più riprese. O la risposta immunitaria è effettivamente molto duratura. Con una serie di tecniche abbiamo dimostrato che la seconda ipotesi è quella vera, e questo risultato può essere esteso anche a Sars-Cov2”.

Cosa potrebbe significare?

“Dopo una serie di esposizioni al coronavirus del raffreddore, in genere durante l’infanzia, si raggiunge un plateau della risposta immunitaria. A quel punto, quando il muro è abbastanza alto, le reinfezioni avvengono in media ogni 8 anni. Penso che è la direzione che prenderemo anche con Sars-Cov2”.

Ma quanto manca a questo obiettivo?

“Dipende dalla variante in circolazione e da quanto tempo è passato dall’ultima vaccinazione o infezione. Se l’intervallo è breve è molto difficile ammalarsi in modo grave. La protezione dai sintomi seri dura comunque anche per diversi anni, sempre che non insorgano nuove varianti”.

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