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Pomigliano d’Arco – Ai tavolini di ” El Cafè Bar” di Pomigliano d’Arco la discussione sull’addio di Luigi di Maio al M5s è accesa. E Pasquale Caiazzo si prende la sua piccola rivincita: “Non ho mai votato Di Maio, perché non mi fidavo. I fatti mi hanno dato ragione: è entrato in parlamento sostenendo che voleva aprirlo come una scatoletta di tonno poi si è adeguato”.
Anche Enzo condivide la tesi: “La politica non cambia, ma la politica cambia le persone”. C’è un caldo torrido nella città del ministro degli Esteri, oltre 40 mila abitanti, strade pulite, chilometri di pista ciclabile, ma anche tanti segni di un’edilizia di abusi. Da Pomigliano è partito Di Maio e con lui hanno fatto carriera i suoi amici del liceo Imbriani. Tra loro la capogruppo in Regione Valeria Ciarambino. Vive ancora qui e tre giorni fa aveva avvisato i fedelissimi: “Luigi lascia il movimento e io lo seguo “.
Ciarambino potrebbe fare di più: passare nella maggioranza di Vincenzo De Luca, proprio il governatore con cui si è scontrata, subendo anche insulti pesanti, più di una volta. Dovrebbero seguirla due degli altri cinque consiglieri, ma il mosaico ancora non è definito. L’implosione a 5 Stelle causa inevitabili lacerazioni. “Ormai siamo cani sciolti – dice Rosa Cacace, 53 anni titolare della Caffetteria Italia in piazza Municipio – dispiace per come è finita, non doveva andare via dal movimento. Per lui resta la stima, ma il M5S ora è orfano”.
Nella chiesa di San Felice in Pincis don Giuseppe Gambardella sta organizzando con i suoi collaboratori la distribuzione dei pacchi. A Pomigliano ci sono oltre cento famiglie che senza la Caritas non metterebbero nulla a tavola. Il sacerdote è stato ungrillinodella prima ora: “Provo dolore per il M5s. Per l’evoluzione che ha avuto questa bella storia, me la immaginavo diversa. Luigi ha fatto la sua scelta che non sono interessato a commentare. Il mio pensiero va a quello che proponeva il movimento. Io continuo a sperare in una visione diversa della politica dove non c’è spazio per le guerre, dove i fondi per produrre armi sono utilizzati per aiutare i poveri, per la sanità. Con questi obiettivi era nato il M5s. Provo dolore per come sta finendo – aggiunge il sacerdote – è come se fosse svanito un sogno, come se ce lo avessero rubato. La delusione è grandema per Luigi provo grande affetto”.
Nella stessa chiesa, come nel resto della città, le posizioni sulla scelta del ministro divergono. E così Antonio Vernillo che collabora con Caritas e parrocchia difende il suo concittadino: “È un ragazzo che si è messo in discussione e ha preso una decisione anche difficile. La sua è una normale evoluzione politica ” . Parla in favore dell’ormai ex pentastellato Antonio Cassese, il suo vecchio insegnante al liceo Imbriani, lo stesso dove hanno studiato Dario De Falco, Riccardo Fraccaro e Carmine America, tutti finiti a Roma con incarichidi rilievo: “Per Luigi è stato sicuramente un momento difficile, era l’anima del Movimento – dice il docente – ma a mio parere ha compiuto un passo in avanti: da ministro era stato sfiduciato dal suo stesso partito. Questa è stata una cosa molto grave da parte di Conte”.
Non teme scossoni nella sua ampia maggioranza Gianluca Del Mastro, eletto sindaco di Pomigliano in una coalizione che comprendeva Pd e M5s. “I 5S hanno 4 consiglieri più il presidente del consiglio comunale: ho una maggioranza forte e coesa. Ancora non mi sono confrontato con loro, mi auguro che vadano tutti verso un’unica direzione per il bene della città”. Ma le valutazioni interne sono ancora in corso. Pasquale Panico, ex progettista all’Alenia, oggi in pensione, invece, le sue le ha fatte: ” Una volta l’ho votato perché me lo aveva chiesto mio figlio: era anche lui un attivista politico al liceo. Alla fine Di Maio ha deluso tutti: si è dimostrato incoerente, altro che aprire il parlamento come una scatoletta di tonno”.
Liberato e Franco sono seduti su una panchina davanti al Comune, entrambi professano ancora stima nel ministro: ” È stato costretto a prendere questa decisione ” . Poco più avanti Giuseppe Milo è impegnato ad affiggere un manifesto: “Di Maio ha fatto il suo percorso. Dispiace per il M5S, ma oggi la politica deve preoccuparsi dei bisogni reali delle persone. Il reddito di cittadinanza è stata una salvezza per molti, ma c’è chi ne approfitta”.
Parli di Di Maio e il discorso slitta inevitabilmente sul Reddito di cittadinanza. Tema caldo nel bar Gandhi, luogo di ritrovo e di riunioni dei 5 stelle. Enzo Sassone imprenditore edile dice: “Ho un’azienda da 50 persone, ma non trovo gente che viene a lavorare. Ho sempre ammirato Di Maio, ma il reddito di cittadinanza sta distruggendo l’economia ” . Non la pensano così da dietro il bancone i due dipendenti del locale. Si chiamano entrambi Michele: ” Il reddito è ok, ma mancano i controlli”. Lucia riporta il discorso sul M5s: “È un partito morto, senza un futuro. Non è più credibile, il sogno è svanito”.