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Ci sono aziende e prodotti che passano: durano un po’ di anni e poi finiscono nel dimenticatoio. Ci sono poi i colossi della Silicon Valley, troppo grandi per fallire, che uccidono ciclicamente i propri servizi di scarso successo. E poi ci sono prodotti che restano, troppo amati dagli utenti per essere dimenticati, anche se non sono più in vendita, anche se non esistono più: e questo è sicuramente il caso di Pebble.
Pebble era un’azienda che produceva smartwatch con display e-ink con un approccio abbastanza semplice: i suoi orologi avevano un’interfaccia giocosa e non si prendevano troppo sul serio (nonostante ci fossero alcuni modelli anche eleganti), monitoravano passi, attività e sonno e avevano una lunghissima autonomia, grazie anche allo schermo E-ink.
Gli smartwatch Pebble sono stati in vendita dal 2013 al 2016, quando il fondatore, Eric Migicovsky, ha venduto la società a Fitbit (che poi è a sua volta stata acquisita da Google). Sono passati quasi dieci anni da allora: noi di SmartWorld avevamo ancora il vecchio logo (vedi immagine di copertina), il primo Apple Watch era appena entrato in vendita e la Nintendo Switch non esisteva ancora.
Tutto questo giusto per dare un’idea del tempo passato. Eppure, il subreddit dedicato a Pebble è rimasto sorprendentemente attivo negli anni: gli utenti hanno continuato a usare e custodire gelosamente i propri smartwatch Pebble e, quando Fitbit ha chiuso i server, gli appassionati hanno creato un sistema operativo alternativo, Rebble.
Ma ora sembra proprio che Pebble stia per tornare.
Il ritorno di Pebble: un clone, non un successore
Dopo la vendita di Pebble a Fitbit, il fondatore Eric Migicovsky ha lanciato un altro progetto di un certo successo, l’app di messaggistica Beeper.
Venduta anche Beeper, Migicovsky – che ha continuato a usare i suoi Pebble negli anni – è tornato a interessarsi agli smartwatch, con l’idea di fondare una nuova compagnia e non ripetere gli stessi errori fatti con Pebble, che l’avevano portato a vendere l’azienda a Fitbit.
Secondo Migicovsky, i Pebble erano praticamente perfetti così com’erano e non c’era bisogno di una nuova idea, bensì di resuscitare Pebble.
Per questo motivo, il fondatore ha iniziato a chiedere a Google (che nel 2021 ha comprato Fitbit, e con questa anche Pebble) di rendere open source Pebble OS, pubblicando il codice sorgente.
Dopo un po’ di insistenza, un po’ a sorpresa Google ha effettivamente pubblicato su GitHub il codice sorgente del sistema operativo degli smartwatch Pebble.
Partendo proprio dal sistema operativo esistente, Migicovsky ha annunciato su un nuovo sito (repebble.com) di essersi messo al lavoro per riportare sul mercato i suoi smartwatch e-ink.
L’azienda non potrà chiamarsi Pebble (il brand è di proprietà di Google) e non sappiamo quale sarà il suo nome, ma l’affezionato fondatore è stato esplicito: il nuovo smartwatch non sarà un successore, sarà un clone, perché non c’è molto da cambiare in Pebble.
Ce la (ri)farà Pebble?
Gli smartwatch Pebble sono stati indubbiamente un prodotto molto amato dagli utenti, ma i tempi sono cambiati e non sarà affatto scontato replicare il successo del 2013.
Il primo Pebble ha debuttato in un periodo in cui non esistevano ancora Apple Watch e smartwatch wearOS, e tutto quel che questi smartwatch di nuova generazione hanno portato con sé.
Parliamo di una vita fa, quando i pagamenti con l’orologio erano ancora considerati il futuro e quando promettere un paio di giorni di autonomia con uno smartwatch era già una vittoria.
Adesso il mercato è tutt’altra cosa: ci sono decine (centinaia?) di aziende che producono ottimi orologi smart, per tutte le esigenze e per tutte le tasche, con mesi di autonomia, pagamenti via NFC, e ogni genere di innovazione possibile.
Ce la farà un prodotto come Pebble, che vinceva anche per la sua semplicità, a ritagliarsi di nuovo una nicchia di mercato?