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In un momento complicato per Sony, segnato dal fallimento di Concord e dalle polemiche sul prezzo spropositato della PlayStation 5 Pro, lo State of Play di questa notte si presentava come un’occasione d’oro per rialzarsi e riconquistare il cuore dei giocatori. Le aspettative erano alte: i fan volevano vedere novità concrete, annunci capaci di dare una scossa, di riaccendere quell’entusiasmo che negli ultimi tempi sembra vacillare. E invece, ciò che abbiamo ottenuto è stato un evento ben lontano dalle aspettative. Ripercorriamo insieme gli annunci e analizziamoli più da vicino per capire cosa sta andando storto in questo preciso momento storico di PlayStation.
Le novità dell’evento
L’evento si è aperto con i presupposti giusti: Astro Bot riceverà presto un aggiornamento con nuovi livelli e bot da salvare, tra cui alcuni ispirati a Helldivers 2 e Stellar Blade. Sia chiaro, l’annuncio non è una sorpresa: sapevamo che sarebbe arrivata una piccola espansione entro l’anno e così è stato, ma è comunque gradita la sua presenza nello show digitale.
Poi è stato il turno di The Midnight Walk per PS5 e PS VR2, una nuova avventura horror dai creatori di Lost in Random. La tecnica in Claymation (plastilina animata) con cui è stato dipinto è senza dubbio affascinante ma, al di là dell’estetica, il gameplay è rimasto avvolto nel mistero. Certo, il fascino c’è, ma si parla di primavera 2025: troppo lontana per creare vero entusiasmo, e troppi interrogativi per poter emettere giudizi, ma ci fanno già immaginare un potenziale gran titolo.
Il trailer di Hell is Us è stato invece più denso: l’ambientazione post-apocalittica e l’atmosfera che richiama Dark Souls sembrano interessanti, ma speriamo non sia il solito titolo che cerca di emulare le produzioni From Software, senza impegnarsi per dare un’identità più forte.
Passando alla realtà virtuale, Metro Awakening VR ha rappresentato forse il momento più significativo per i pochi che ancora sperano, o meglio, si illudono del futuro di PS VR2.
Ambientato in un universo distopico e cupo, il titolo potrebbe finalmente dare una scossa alla tanto bistrattata periferica. Ma anche qui, il fatto che uscirà su Meta Quest 3 il 7 novembre 2024 conferma il dubbio che Sony stessa non creda davvero nel potenziale del proprio visore, poiché non ci sono stati annunci di first-party per PS VR2. Insomma, chiunque sperasse che il visore PlayStation potesse avere un futuro brillante, stasera ha avuto ben pochi motivi per crederlo. L’arrivo di Hitman 3 su PS VR2 a dicembre non basta a risollevare l’interesse.
Il resto dell’evento si è trascinato tra annunci tiepidi e riedizioni che poco aggiungono al panorama attuale. Archeage Chronicles, seguito di un MMORPG, ha promesso un’esperienza cooperativa premium, quindi non free-to-play, ma per il momento sappiamo poco. Al contrario, l’annuncio di Palworld su PS5, nonostante le cause legali con Nintendo emerse da qualche giorno, ha attirato un po’ di curiosità, anche e soprattutto perché è disponibile già da oggi.
Dragon Age: Inquisition ha avuto il suo spazio con un trailer che, però, ha clamorosamente fallito nel suscitare emozione. La boss fight contro un drago, che avrebbe dovuto essere un momento epico, si è rivelata fiacca e priva di spettacolarità. Anche se l’uscita è fissata per il 31 ottobre 2024, resta il timore che questo capitolo non riesca a catturare l’immaginazione come i suoi predecessori. E nonostante la fiducia che Bioware si sia guadagnata nel corso degli anni (a parte l’inciampo con Anthem), questo trailer non ha certamente aiutato a dissipare i dubbi.
Persino i grandi classici, che avrebbero potuto sollevare lo spirito della serata, hanno mancato il bersaglio. Lunar Collection Remastered, annunciato per la primavera 2025, si limita a un piccolo rimaneggiamento grafico, una riproposizione fredda di una perla che avrebbe meritato molto di più.
Per non parlare poi dell’annuncio di Legacy of Kain: Soul Reaver 1-2 Remastered, con uscita fissata per il 10 dicembre 2024, che ha generato sentimenti contrastanti: da un lato, la gioia di rivedere un titolo cult nuovamente sugli schermi, dall’altro la frustrazione per un restauro che sembra essersi fermato ad una semplice, timidissima rinfrescata estetica.
Un’operazione che sa più di marketing che di vera cura verso un classico amato.
Tra gli altri annunci, oltre alle parentesi dedicate ai DLC di titoli come Alan Wake II e Stellar Blade, spiccano Dynasty Warriors Origins e Monster Hunter Wilds, i quali si sono limitati a ribadire ciò che già sapevamo, con l’unica novità significativa rappresentata dalle loro date di uscita: 17 gennaio e 28 febbraio 2025 rispettivamente. Anche qui, nulla di travolgente, anche se i trailer sono stati indubbiamente piacevoli. Bello però il trailer di Fantasian Neo Dimension, in arrivo il 5 dicembre 2024 su PC e console dopo un periodo di esclusività Apple Arcade: è l’ultimo titolo del papà di Final Fantasy, Hironobu Sakaguchi.
E poi è arrivato il momento della tanto discussa Horizon Zero Dawn Remastered, che si conferma richiedere un upgrade a pagamento di 10€ da PS4 a PS5. Una scelta che, alla luce delle recenti polemiche, rischia solo di irritare ulteriormente i giocatori.
Almeno c’è stato mostrato un altro scorcio di LEGO Horizon Adventures, che pare spassoso, in uscita il 14 novembre 2024.
Prima di passare al botto finale, emerge ancora delusione per PS5 Pro, con un trailer che mostra le presunte differenze tra i giochi che supporteranno la console al lancio, ma che è letteralmente impossibile scorgerle in un filmato: continuo a pensare che Sony stia sbagliando nella comunicazione di questa console, ma solo le vendite saranno darci una risposta concreta.
Un sequel non basta
Infine, il tanto atteso colpo di scena: Ghost of Yotei, l’attesissimo seguito di Ghost of Tsushima. Ambientato nuovamente nel Giappone antico e con una protagonista donna, l’annuncio ha generato un po’ di entusiasmo, ma anche qui, il trailer ha mancato l’occasione di regalare quel colpo di scena emotivo che tutti speravano. Siamo felici di vederlo in arrivo, ma anche questo non basta a smuovere gli animi come avrebbe dovuto.
Questo State of Play mi ha lasciato con una sensazione di vuoto, un vuoto che, credo, molti fan PlayStation abbiano provato insieme a me.
Non è solo una questione di annunci tiepidi o riedizioni senza anima. È la sensazione che Sony, una volta faro di grinta e creatività nell’industria, stia perdendo quella spinta visionaria che la contraddistingueva. Niente grandi colpi di scena, nessuna sorpresa capace di riaccendere la passione per il gaming: a queste condizioni, è difficile sperare per un 2025 di PlayStation più robusto, che possa spremere davvero PS5, come ancora non è stato fatto.
Guardare un evento come quello di stasera non è solo deludente: è triste. Perché i titoli di rilievo di cui avremmo bisogno, semplicemente, non ci sono. Certo, ci sono stati i momenti di curiosità, oltre ai grandi titoli third-party, ma non basta. Non dopo mesi di polemiche, incertezze e silenzi sui titoli first-party.
Ma la delusione di oggi non riguarda solo Sony: è il riflesso di una crisi più ampia che attraversa l’intera industria. Creare titoli tripla A è diventato un rischio enorme e troppo costoso.
Lo sviluppo di questi giochi richiede investimenti colossali, tanto che anche le grandi aziende sembrano sempre più restie a scommettere davvero su progetti ambiziosi.
Sony può e deve fare di più. Anche perché, se non lo fa lei, chi può farlo? Ma non si tratta solo di marketing o di vendite: è una questione di fiducia. Fiducia in un’industria che, almeno per ora, sembra soffocata dai suoi stessi costi, e sembra aver perso la rotta. E spero che, prima o poi, possano davvero ritrovarla.
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