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Franco Locatelli è uno degli esperti più ascoltati dal governo. Oncoematologo al Bambin Gesù, è il presidente del Consiglio superiore di sanità.
Professore, ci aspettavamo un’estate diversa.
“A differenza degli scorsi due anni, siamo in una fase in cui è netto e consolidato l’incremento della circolazione virale, dovuto a due fattori. Abbiamo delle varianti con indici di contagiosità altissimi, a livello del morbillo, come Omicron Ba4 e Ba5 che oggi rappresentano già abbondantemente più del 50% dei ceppi virali identificati nel Paese. Il secondo fattore nasce dall’abbandono di gran parte delle misure non farmacologiche di contenimento”.
Crede quindi sia necessario reintrodurre alcuni obblighi, come le mascherine in ambiti diversi dai trasporti?
“No e ne sono profondamente convinto. Lo ha detto anche il ministro Roberto Speranza. Ora deve entrare in gioco la responsabilità individuale. Le mascherine vanno usate quando ci sono rischi di contagio”.
Nel lavoro privato c’è l’obbligo di mascherina nel pubblico no. Perché?
“La valutazione è stata dei colleghi del ministero alla Salute. Non vedo motivi per differenziare i comportamenti nei due ambiti. Chiaro poi che bisogna valutare il tipo di lavoro, dove viene svolto e con chi, facendo grande attenzione ai fragili”.
Il Covid è meno grave e c’è chi chiede di considerarlo una malattia normale, di togliere l’obbligo di isolamento e vivere come se non ci fosse. Che ne pensa?
“È chiaro che grazie alle vaccinazioni, ma anche a una minor capacità di Omicron di infettare le cellule degli alveoli polmonari, le manifestazioni cliniche sono meno gravi. Non significa però che non ci possa essere un numero rilevante di ricoveri, che non a caso adesso sono saliti sopra i 5.000, oltre a un certo numero di morti. Siamo a più di 30 mila decessi dall’inizio dell’anno. Alla luce di questi dati e dell’elevata circolazione virale, ritengo che i contagiati debbano rimanere a casa. Anche perché è evidente che i numeri sono sottostimanti. Tantissimi positivi fanno il test da soli e non entrano nei numeri ufficiali”.
Però ci sono state ondate più pesanti.
“L’impatto in termini di decessi e letti occupati è nettamente inferiore rispetto a quello della Delta, ma la circolazione è importante, interessa tutte le Regioni e tutte le fasce di età. Anche per questo è importante usare tutte le armi per prevenire le morti, cioè vaccini e farmaci antivirali, che ultimamente si usano di più”.
Si sta davvero andando verso l’endemizzazione?
“Ci stiamo avviando in quella direzione, lo dico da tempo. Ma stiamo attenti a non sottovalutare questa fase. Il virus può continuare a fare male”.
Ad autunno partirà una nuova campagna vaccinale. Chi sarà coinvolto?
“La offrirei, oltre ai fragili, a chi ha dai 60 anni in su. Da quell’età c’è un maggiore rischio di sviluppare una malattia grave”.
Chi ha avuto l’infezione dovrà comunque ricevere la dose di richiamo?
“Un contagio dopo le prime tre dosi è come una dose booster. Conferisce una protezione che, tuttavia, dopo un certo numero di mesi, anche in funzioni di quali varianti emergono, può scendere”.
Va reintrodotto l’obbligo?
“Quella ormai è una pagina chiusa dal 15 di giugno. Sono al contrario molto fermo sul personale sanitario, che invece deve rispettare l’obbligo”.
Perché i nuovi vaccini bivalenti saranno ancora basati sul primo virus, Wuhan, e su Omicron 1 se ora abbiamo sottovarianti diverse?
“Ci sono solidi dati che dimostrano come il titolo anticorpale, con i vaccini bivalenti che includono la variante Ba1, dia maggiore protezione anche contro Omicron Ba4 e Ba5. Non dimentichiamo, inoltre, che i vaccini usati finora hanno dato una protezione eccellente da malattia grave e morte. I bivalenti con Omicron Ba1 saranno disponibili ad agosto, mentre eventuali vaccini bivalenti contenenti l’Rna di Omicron Ba4 o Ba5 non sarebbero pronti prima di novembre-dicembre. Non facciamo l’errore di rincorrere ossessivamente l’ultima variante: i vaccini, tradizionali o bivalenti con Ba1, saranno comunque efficaci”.
Le donne incinte dovranno vaccinarsi?
“Secondo un recentissimo studio scientifico, la vaccinazione delle gravide, soprattutto a partire dal 5 mese, protegge anche il neonato dal rischio di forme gravi di Covid. I più piccoli sono i soggetti sani a più alto rischio nel mondo pediatrico”.
Fatto quello autunnale, ci sarà un richiamo dopo un anno o prima?
“Ci vorrebbe la sfera di cristallo per dirlo. Più passa il tempo e più l’impatto della pandemia si attenua. Tutto dipenderà da eventuali nuove varianti, anche se va detto che, nell’ultimo periodo, ogni nuova forma del virus è stata meno patogena della precedente”.