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M5S al bivio tra referendum e Comunali: “Alleati col Pd o meglio non correre”

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MILANO – Non esiste ancora una data da cerchiare sul calendario, ma c’è un appuntamento che già impensierisce i vertici dei 5 Stelle. In primavera infatti ci sono le amministrative e i referendum – la Cassazione ha dato il via libera ma il 15 febbraio si pronuncerà la Corte costituzionale, i temi sono giustizia (sei quesiti), eutanasia e cannabis – e a Giuseppe Conte, oggi alle prese con le liti interne che lo vedono contrapposto a Luigi Di Maio, un altro “cappotto” potrebbe costare caro. I sondaggi sono mediamente negativi, col Movimento quotato tra il 12 e il 15 per cento; e nei Comuni, salvo eccezioni, il partito non ha mai brillato. In ballo ci sono città come Genova, Palermo, Taranto, Parma, Monza. Un test che non vale forse quello dello scorso autunno con Roma, Milano, Napoli e Torino, e che pure andò male per il M5S, ma che può dare molte indicazioni. Confessa un alto in grado dei 5 Stelle: “Qui passiamo le giornate a parlarci addosso, Di Maio di qui e Di Maio di là, la politica è scomparsa”.

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La riorganizzazione interna infatti si è bloccata, mancherebbe l’ultimo tassello nel lungo processo capitanato da Conte: nominare i referenti sui territori, regionali e comunali. Strutturare a più livelli, e davvero, il Movimento. Ma la bagarre interna ruba tempo ed energie, a favore – dicono i maligni – del ministro degli Esteri. Il quale potrà godersi lo spettacolo dello sgretolamento elettorale del Movimento per poi tornare come salvatore della patria. Eppure dalla Farnesina si nega totalmente questa lettura. Quello di Di Maio, di dimettersi dal Comitato di garanzia, “è un gesto distensivo, Conte dovrebbe capire di avere la necessità di arrivare alle amministrative con lui non belligerante e che anzi dà il suo supporto – racconta chi è molto vicino al ministro – Anche perché se in primavera crolliamo ancora non fai in tempo a recuperare per le Politiche dell’anno dopo”.

L’orientamento generale comunque, anche per evitare figuracce, è di cercare l’alleanza con il Pd e il centrosinistra ovunque è possibile. E laddove non si chiuderà l’accordo, meglio non presentarsi proprio.

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D’altronde la fase storica dei 5 Stelle contro tutto e tutti è finita e pure quello spazio politico terzista pare essersi esaurito. Anche sui referendum però Conte dovrà prendere una posizione chiara, che su eutanasia e cannabis al momento non c’è. In un partito che ha sempre ospitato sensibilità molto diverse, questo tipo di argomenti molto connotati sono sempre stati lasciati alle preferenze dei singoli, anche per non scontentare un elettorato trasversale.

L’ex presidente del Consiglio, che si è sempre descritto e mostrato come rassicurante e moderato, sceglierà ad esempio di schierare in maniera netta e ufficiale il M5S a favore di una battaglia progressista come la liberalizzazione della cosiddetta erba? Su questo tipo di riflessioni si misurerà, inoltre, il rapporto con i dem e il posizionamento politico dei 5 Stelle. Dopodiché sul breve termine, invece, il prossimo atto per provare a mettere la parola fine – in un senso o nell’altro – al confronto a distanza con Di Maio, è la convocazione dell’assemblea.

Si dice che avverrà in settimana, lì potrebbe andare in scena la “requisitoria” dell’avvocato: in cima alla lista delle accuse c’è quello che è stato considerato un “attacco in tv”, accompagnato da alcuni parlamentari a lui fedeli, la sera dell’elezione di Sergio Mattarella; e un’agenda parallela di incontri perseguita durante l’elezione del presidente da parte del ministro. Per questo i pontieri, preoccupati dallo scenario, vorrebbero un intervento di Beppe Grillo. Non telematico, ma in presenza. Per calmare tutti quanti e disinnescare l’ordigno.
 

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