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La tensione è altissima. Un nuovo terremoto scuote ancora il M5S. Questa volta la scossa è stata più potente delle precedenti. Luigi Di Maio ieri ha attaccato e accusato Giuseppe Conte e viceversa. Oggi il ministro degli Esteri ripete: “Io mi sono permesso semplicemente di porre dei temi, di aprire un dibattito su alcune questioni come la Nato, la guerra in Ucraina e la pace. Come la transizione ecologica, come le ricette per le imprese. E ho ricevuto insulti personali. Insulti personali come quelli che ho visto stamattina nei giornali. Temo che questa forza politica rischi di diventare una forza politica dell’odio, una forza politica che, tra l’altro, nello Statuto ha il rispetto della persona – dice a margine della visita al cantiere di Castellammare di Stabia di Fincantieri – Credo che su questo noi dobbiamo parlare di temi. Il nostro elettorato è disorientato, perché quando si pongono dei temi ci sono degli attacchi personali. E
questo non è assolutamente accettabile”.
Di Maio, Conte e ora Beppe Grillo. Al M5S è mancato anche il voto del suo fondatore e garante. E ora, a distanza di giorni dal flop alle amministrative,rompe il silenzio. Lo fa con un nuovo post pubblicato sul suo blog dal titolo “Il Supremo mi ha parlato” in cui sostiene l’importanza di mantenere il doppio mandato (anche se la parola ‘doppio’ o ‘due’ non viene mai usata) e di non privarsi della regola. Un’anticipazione della controversa questione che avrà luogo nei prossimi giorni, quando entrerà nel vivo la ‘campagna elettorale’ interna sul voto per il doppio mandato. Eccola la sponda del fondatore e garante del Movimento a Giuseppe Conte. Che così si inserisce nello scontro tra il leader e Luigi Di Maio.
Il “dilemma” della regola del doppio mandato “può essere superato in altri modi, senza per questo privarsi di una regola la cui funzione è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo”, scrive Beppe Grillo sul suo Blog. Fonti parlamentari ‘contiane’ vicine al garante M5S sottolineano come quest’ultimo passaggio del fondatore sia un riferimento al ‘sacrificio’ di Di Maio per il doppio mandato. Replica il ministro degli Esteri da Castellammare di Stabia: “Voglio dire una cosa sul secondo mandato: questa è una forza politica che non sta guardando al 2050. Questa è una forza politica che sta guardando indietro. Allora che senso ha cambiare la regola del secondo mandato? Io invito gli iscritti a votare secondo i principi fondamentali del Movimento, li invito io, perché questa è una forza politica che si sta radicalizzando all’indietro”.
Il post di Grillo
“Appare sempre più opportuno estendere l’applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati. Queste regole hanno goduto di una certa fortuna in alcuni ambiti del settore pubblico, quali i giudici della Corte Costituzionale. Ma il limite alla durata dei mandati si giustifica anche nell’esigenza di porre un limite a un potere rilevante, come per esempio quello del Presidente degli Stati Uniti – si legge in un passaggio del post di Beppe Grillo pubblicato dal suo blog – Alcuni obiettano – soprattutto fra i gestori che si arroccano nel potere – che un limite alla durata dei mandati non costituisca sempre l’opzione migliore, in quanto imporrebbe di cambiare i gestori anche quando sono in gamba: ‘cavallo che vince non si cambià sembrano invocare ebbri di retorica da ottimati. Ciò è ovviamente possibile, ma il dilemma può essere superato in altri modi, senza per questo privarsi di una regola la cui funzione è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo”, scrive tra l’altro il garante M5S.
Giuseppe Conte: “In questo governo elettori 5S in sofferenza. Di Maio ha offeso tutti noi”
di
Eleonora Capelli
L’intervento di Di Maio
Dopo il botta e risposta con Conte, adesso Di Maio risponde al garante. Parla di una “forza politica che sta guardando indietro” e invita gli iscritti a “votare secondo i principi fondamentali del Movimento”. Ribadisce un concetto già espresso ieri ma a cui tiene molto: “Siamo alla vigilia di un importante Consiglio Ue, noi faremo di tutto perché Draghi vada al tavolo con la massima forza e con la massima possibilità di rappresentare il Paese con una coalizione compatta. Leggo in queste ore che una parte di M5S vuole inserire nella risoluzione frasi e parole che disallineano l’Italia dalle sue alleanze storiche, la Nato, l’Ue e da quella che è la sua postura internazionale. Noi non siamo un Paese neutrale, siamo un Paese che ha alleanze storiche. Non diamo grande prova di maturità politica quando strumentalizziamo il presidente del Consiglio”.
Casaleggio jr, le amministrative e Conte
E ci si mette anche Davide Casaleggio. Il figlio del co-fondatore commenta i risultati deludenti delle amministrative: “Il M5S ha perso l’80% degli elettori rispetto alle Comunali di 5 anni fa, qualcuno dovrebbe assumersene la responsabilità, con i fatti”, dice Casaleggio Jr. Si tratta della “più pesante sconfitta elettorale della storia del Movimento con il 2,2% e mi ha sorpreso che nessuno abbia ancora chiesto un passo indietro a Conte e peggio che Conte non abbia rimesso a disposizione la sua mono-candidatura”.
I toni si alzano e anche la tensione. Non bastavano le accuse di ieri lanciate dal ministro degli Esteri contro il leader del Movimento e viceversa. Adesso anche Davide Casaleggio interviene. “Dopo un anno di gestione diretta credo sia il momento dell’esempio. Qualcuno dovrebbe assumersene la responsabilità, con i fatti”, dice all’Adnkronos. Tra lui e Giuseppe Conte il rapporto si è rotto tempo fa, quando il figlio di Gianroberto ha deciso di lasciare il Movimento dopo il divorzio da Rousseau e la questione della consegna dei dati degli iscritti. Era un anno fa. Ma a spaccare ancora di più le due anime del Movimento, Conte e Di Maio, è stata la partita quirinalizia dove le divisioni interne sono uscite tutte allo scoperto.
Dunque: sembrerebbe proprio che al momento nel M5S convivano due partiti diversi. La maggioranza contiana è determinata ad alzare il tiro nel confronto con il governo di cui pure fa parte e il prossimo snodo fondamentale è il 21 giugno al Senato sul voto legato all’invio di nuove armi in Ucraina (su questo punto Conte e i suoi sono contrari); mentre la truppa “dimaiana” è ormai posizionata nel solco della “responsabilità” ribadendo convinto sostegno al governo Draghi. I numeri poi parlano chiaro: dalle amministrative il M5S è uscito a pezzi: dal quasi 33 per cento del 2018 si è arrivati al 3 per cento nel 2022. Un risultato deludente a cui si aggiunge il terremoto interno che ha spaccato in due il Movimento.
Letta: non metto il becco nelle discussioni altrui
Preferisce non commentare le divergenze all’interno del M5S tra Di Maio e Conte, Enrico Letta: “Le discussioni dentro i partiti politici sono il sale della democrazia e il pane quotidiano. Bisogna guardare a queste vicende con massimo rispetto e attenzione. Non mi permetto di entrare dentro quelle discussioni che sono all’interno di un partito con il quale lavoriamo insieme – dice il segretario del Pd a Monza per sostenere il candidato sindaco dì centrosinistra, Paolo Pilotto – Guardo a tutto questo con grande rispetto perché l’ultima cosa che penso di fare è mettere il becco dentro discussioni altrui. Io ho una certa esperienza: il mio partito è un partito al quale piace molto discutere, anche litigare. Già faccio fatica a gestire quelle nostre, quindi, mi concentro su quelle”.
Anche Di Battista non si intromette
Nessun commentato anche dall’ex deputato M5S Alessandro Di Battista, che con un video su Twitter dice di non volersi infilare “in queste polemiche interne loro. Ho lasciato il Movimento per ragioni politiche, per il suicidio dell’entrata in questo governo dell’assembramento. Non entro in questioni che riguardano un Movimento di cui non faccio più parte”.