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M5S e Lega all’attacco di Draghi, effetto boomerang alle elezioni

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Rischia di rivelarsi un azzardo la strategia messa in campo da Matteo Salvini e Giuseppe Conte per risalire nei sondaggi. I continui distinguo rispetto al governo, di cui pure Lega e M5S fanno parte, accompagnati a vari tentativi di sabotaggio della linea Draghi – sulla politica estera come sull’economia – potrebbero difatti trasformarsi in un boomerang: non portare, cioè, all’auspicato recupero dei voti perduti. Sia nel breve periodo, ossia alle imminenti amministrative, dove comunque a contare di più sono le dinamiche locali anziché quelle nazionali. Sia a lungo termine: in vista delle Politiche 2023.

Una scommessa sbagliata

Secondo gli esperti di flussi elettorali, sono almeno due le ragioni che spingono a ritenere probabilmente sbagliata la scommessa gialloverde. Intanto il presidente del Consiglio continua a godere di un gradimento alto, simile – sebbene in misura minore – a quello registrato dall’intero esecutivo: una circostanza che finirebbe per premiare le forze di maggioranza percepite come più coerenti e leali (innanzitutto il Pd, ma in parte anche Fi, al netto delle recenti sbandate). Dopodiché, dato per assodato che nessuno è in grado di prevedere quale sarà il clima del Paese tra dieci mesi, occorre guardare allo stato di salute dei partiti e delle rispettive leadership: ebbene, sotto questo profilo, tanto Conte quanto Salvini versano in una crisi talmente profonda da restiuire l’immagine speculare di un M5S e di una Lega poco coesi al loro interno e sempre più restii a seguire i dettami del capo.

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Calo di affluenza e popolarità del governo

“Anche dai sondaggi che noi svolgiamo regolarmente a livello locale emerge un notevole apprezzamento nei confronti di Draghi”, spiega Lorenzo Pregliasco, fondatore di YouTrend, “quindi essere identificati con un premier e un governo molto popolari può essere una strada utile in termini di consenso, può cioè avere un riflesso positivo sulle formazioni considerate più vicine. Specie se l’affluenza non dovesse rivelarsi particolarmente alta”. Una variabile, quest’ultima, destinata a condizionare come mai prima il verdetto delle urne.

“Io credo che ci sarà un calo significativo già alle amministrative, che poi si riverbererà sulle Politiche”, conferma Roberto Weber, presidente di Ixé. E ad avvantaggiarsene potrebbero essere i partiti, come il Pd, più capaci di mobilitare il proprio elettorato. “Si è incrinato il rapporto di fiducia fra cittadini e partiti, cresce la quota di coloro che non si sentono rappresentati dall’attuale offerta politica. Se a questo aggiungiamo gli strascichi della pandemia e ora la guerra, si arriva alla rottura di un vincolo che era già usurato prima e che indurrà tanti a disertare le urne”.

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Per portarceli, in sostanza, servono argomenti convincenti e una guida forte, che però né il M5S né la Lega sembrano in questa fase capaci di esprimere. “Salvini e Conte, man mano che si avvicinano le elezioni, stanno cercando un posizionamento valoriale e di contenuti in grado di renderli di nuovo riconoscibili rispetto alla linea indistinta portata avanti dal governo d’unità nazionale”, commenta Fabrizio Masia di Emg.

Temi deboli e leadership in crisi

Ma lo sforzo, almeno finora, non sembra pagare. “Un po’ perché Lega e 5Stelle si stanno per lo più concentrando su temi che animano il dibattito politico ma influiscono poco sul consenso, penso per esempio alle armi, che in questo momento conta meno rispetto al caro-vita, l’inflazione o il pericolo recessione”, prosegue Masia. “Un po’ perché si percepisce in entrambi un esasperato tatticismo. Prendiamo i Cinquestelle: non sono ancora riusciti a individuare un cavallo di battaglia forte, com’era stato per esempio il Reddito di cittadinanza. E lo stesso vale per la Lega: il boom delle Europee nel 2019 era stato determinato dal battage sull’immigrazione, ora derubricato a fattore di second’ordine”.

L’elemento decisivo del crollo gialloverde è rappresentato, per tutti gli analisti, da una profonda crisi di consenso. “Quella di Salvini è impressionante”, riprende Weber: “Dal 2018 a oggi ha inanellato una serie di cambi di ritmo, di tono e di proposta talmente marcati da disorientare anche gli elettori più affezionati”. Che si sono spostati in massa su Giorgia Meloni. La quale, a differenza del rivale, “è apparsa più coerente e, dentro FdI, è sostenuta da tutti: la gente vota partiti compatti che vanno nella medesima direzione”, taglia corto Masia.

Il fattore Draghi

Una cosa è certa. Se la popolarità di Draghi resterà alta, per i partiti che gli fanno la guerra sarà complicato risalire la china. Mentre il Pd e Forza Italia, percepiti come più fedeli, se ne avvantaggeranno. Anche se, è bene chiarire, “alle amministrative questo fattore peserà il giusto, la stragrande maggioranza dei cittadini voterà per il sindaco ritenuto più adatto a guidare la comunità, candidati che magari sono il vicino di casa, il parente o il collega d’ufficio”, riprende il fondatore di Youtrend. I vari tipi di elezioni hanno logiche differenti. “Perciò credo che la strategia di Salvini e Conte miri più alle Politiche, dove avere temi forti e identitari è fondamentale ai fini del risultato”.

E tuttavia nasce proprio da qui la sensazione che si tratti di una scommessa ad alto rischio. “Nessuno può sapere quale sarà il clima nel Paese fra 10 mesi, né prevedere quale sarà il consenso di Draghi”, insiste Pregliasco. “Ricordo bene cosa accadde nel giugno 2017: il M5S andò malissimo alle amministrative, in molti casi scese ben sotto le aspettative e si disse che era l’inizio della fine. Dieci mesi dopo, però, nel febbraio 2018 stravinse le politiche con il famoso 33 per cento. Questo ci fa capire come in meno di un anno può cambiare tutto e quanto le consultazioni locali siano diverse da quelle nazionali”. Pertanto farebbero bene a non illudersi, tutti quanti. “Il Pd adesso appare avvantaggiato, pure perché è più capace di mobilitare i propri elettori, il che in caso di crollo dell’affluenza è un valore aggiunto”, conclude Weber. “Ma deve stare attento: se pensa di liberarsi del M5S, che alle comunali si prevede farà flop, commetterebbe un grosso errore”.

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