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“Divergenze insanabili”, “non comprendo più il progetto politico”. Amarezza, rammarico, dolore personale. Con lo stato d’animo di chi è stato costretto all’abbandono, Federico D’Incà e Davide Crippa sono solo i primi big a lasciare il Movimento 5 stelle all’indomani della mancata deroga alla regola dei due mandati. La decisione era nell’aria da giorni, e lunedì in una conferenza stampa annunciata saranno più chiare le motivazioni e i destini personali, anche se per i due e per la ex vicecapogruppo Alessandra Carbonaro, approdata nel Misto in settimana, si parla di approdo nel centrosinistra.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento dichiara di aver “riflettuto molto in questi giorni” sulle cause della caduta del governo Draghi e rivendica il suo lavoro “dall’interno del Movimento 5 Stelle, con la speranza che prevalesse una linea di ragionevolezza e con l’unico obiettivo di mettere in sicurezza il Paese, proseguire con le importanti riforme”. “Avevo anche avvisato – prosegue D’Incà – sul rischio di una inevitabile frattura a cui avremmo esposto il nascente campo progressista, dopo un lavoro che aveva coinvolto anche i territori da più di due anni fino alle ultime elezioni amministrative di giugno. Purtroppo – osserva – hanno prevalso altre logiche e altri linguaggi che non possono appartenermi”.
D’Incà, stesso dicastero anche durante il Conte 2, lascia così dopo 12 anni il Movimento, “con profondo rammarico e dolore personale”. “Le nostre strade non sono più sovrapponibili, il solco che si è scavato in questi ultimi mesi non mi consente di proseguire in questa esperienza, per coerenza con le idee e con i valori che ho portato avanti a livello nazionale e locale e che intendo continuare a sostenere”.
Quattordici invece gli anni di attivismo pentastellato per l’ex capogruppo alla Camera. “Un gesto molto sofferto e meditato a lungo”, confessa Crippa che rincara la dose: “Non comprendo più il progetto politico del M5S, troppo instabile, troppo volubile e spesso contraddittorio, che ha fatto perdere di vista l’orizzonte comune che aveva unito il Movimento in molti anni di battaglie e di impegno politico”.
È dunque iniziata la slavina nel partito di Giuseppe Conte. Nella cinquantina di nomi destinati a salutare il Parlamento figurano altri ministri in carica come Fabiana Dadone o ex ministri come Riccardo Fraccaro, Giulia Grillo, Nunzia Catalfo e Danilo Toninelli.
Chi invece per ora non ha nessuna intenzione di ricandidarsi né di uscire dal Movimento, in linea con il presidente della Camera Roberto Fico, è l’ex deputata e assessora della Regione Lazio, Roberta Lombardi. “Sono sempre stata convinta che la politica debba essere intesa come un servizio civile a tempo determinato”, le parole di Lombardi, che garantisce l’impegno in campagna elettorale per il M5s, “così come tutti i miei colleghi uscenti”.