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«A dicembre, mi interessa liberarmi – diceva il boss Giuseppe Calvaruso, il reuccio di Pagliarelli – perché mi devono dare il passaporto ed a gennaio sono in Brasile, hai capito? Stanno facendo una grossissima lottizzazione, grossa». Il mafioso più rampante di Cosa nostra guardava oltre, come i padrini degli anni Settanta e Ottanta: troppo rischioso investire a Palermo, dove le indagini di magistratura e forze dell’ordine sono più pressanti, meglio tornare a trasferire lontano i capitali sporchi.