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Manifestazione davanti all’ambasciata russa, gli organizzatori: “Nessuna convocazione dai partiti”

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Scriviamo per correggere una narrazione distorta, della manifestazione che domani sera (13 ottobre) alle 18,30 si terrà davanti all’ambasciata russa di Roma. Non si tratta, né in questo caso, né per le manifestazioni previste il 21, 22, 23 ottobre in diverse città sull’appello promosso da Europe for Peace, di manifestazioni e piazze convocate dai partiti, l’iniziativa non è mai stata nelle mani né di Conte né di Letta, né di altri che incapaci di spingere per una vera iniziativa di pace del nostro Paese e dell’Europa, tuttalpiù si aggregano alle tante organizzazioni della società civile impegnate qui e in Ucraina per seminare percorsi di pacificazione e campagne per una nuova stagione di disarmo nucleare. Non esistono “le piazze contrapposte di Conte e Letta” come è stato scritto, esistono tante piazze che esprimono le pratiche di pace e l’urlo affinché ci sia subito un cessate il fuoco da parte della Russia che è l’unico atto che ad oggi può aprire uno spiraglio di negoziato.

Un sit-in davanti all’ambasciata Russa in Italia serve a lanciare un messaggio inequivoco:  la responsabilità della guerra è della Russia, la causa dell’escalation va attribuita a Vladimir Putin, il principale ostacolo alla trattativa è rappresentato dal Cremlino. Sappiamo bene, come ha scritto su queste colonne anche Manconi, “che questo non vuol dire che non ci sono altre responsabilità (dagli Stati Uniti, alla Nato e all’Europa) ma oggi la priorità è chiedere alla Russia che fermi l’aggressione in atto”.

Abbiamo indetto la manifestazione di stasera, a cui tutti possono partecipare, nella drammatica mattinata di lunedì quando 85 missili russi e decine di droni kamikaze si sono abbattute su 14 città ucraine uccidendo e ferendo civili e distruggendo infrastrutture vitali alla vita civile come l’elettricità e gas (ancora oggi erogate per poche ore al giorno). Come Mean (Movimento Europeo di Azione Nonviolenta), insieme a tante altre organizzazioni, abbiamo proposto ad associazioni e cittadini un sit-in non violento davanti all’Ambasciata russa come ci è stato chiesto da tante organizzazioni della società civile ucraina con cui collaboriamo per promuovere gemellaggi tra comuni e tra musei. un sit-in nel segno di quella che Gandhi chiamava “la forza della verità” o Satyagraha.

Come ricordano i papi, da Giovanni Paolo II a Francesco “non c’è pace senza verità e senza giustizia”. Non può esserci iniziativa per un negoziato serio se non si prende atto della sproporzione che c’è tra aggressore e aggredito, se non la si sottolinea tracciando una linea chiara. In questi 230 giorni di aggressione la Russia non ci ha risparmiato nulla, le violenze sulle donne, le camere delle torture, le fosse comuni di civili ammazzati a sangue freddo, le bombe a grappolo, quelle al fosforo, le forme di guerra ibrida come i campi di grano bruciati, i ricatti sull’energia, lo spregio di ogni regola internazionale (dall’autodeterminazione di ogni popolo al divieto di annettersi territori con la forza). Basta leggere i risultati resi noti il 23 settembre dalla squadra di esperti Onu di ritorno dall’Ucraina che mostrano prove e testimonianze di un catalogo sterminato degli orrori commessi, da Bucha a Hostomel: esecuzioni, torture e stupri in maniera indiscriminata, commettendo violenza su vittime di età compresa tra 4 e 84 anni. “Erano trent’anni che l’Europa non si trovava davanti a tanta brutalità, dal tempo dei massacri in Bosnia”, scrivono nel report. Nascondere queste verità non aiuta la via della pacificazione. Non è un caso che papa Francesco nell’Angelus del 2 ottobre tutto, irritualmente, dedicato alla guerra in Ucraina, dopo essersi rivolto a Putin chiedendo di fermare la “spirale di violenza e morte” si sia rivolto a Zelensky usando proprio l’espressione “serie iniziative” (“dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace”), e non credo pensasse a quelle del miliardario Elon Munsk, o a quelle mai scritte della Federazione russa che invece delle parole continua a preferire i missili.

Le iniziative serie di pace devono ancora avere luogo, e noi della società civile intendiamo svolgere il nostro ruolo fino in fondo: sostenendo la dissidenza russa, sostenendo il popolo umiliato ed aggredito dell’Ucraina e la tanta nonviolenza attiva che gli ucraini hanno messo già in campo in questi mesi , sostenendo l’idea che né le guerre preventive, né le aggressioni ai confini territoriali di uno stato sovrano  ed indipendente possono avere più spazio in questo millennio.

Riccardo Bonacina e Angelo Moretti (portavoci del Mean)

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