Almeno in tremila si sono messi in cammino ad Assisi, in una giornata baciata dal sole, per manifestare “contro la guerra e contro il riarmo”. L’occasione, la tradizionale marcia della pace e della fraternità aperta per la prima volta da 300 bambini provenienti da varie scuole d’Italia, per gridare no ai conflitti che da 940 giorni insanguinano l’Ucraina “e dopo 350 giorni di massacri a Gaza”. Sulla colonna sonora di Imagine tantissimi giovani “armati” della sola bandiera arcobaleno, associazioni ed esponenti politici di centrosinistra, in testa il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte e il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, si sono fatti largo nel fiume di gente accanto alla sindaca Stefania Proietti, candidata presidente della Regione per il campo largo e diversi parlamentari del Pd, inclusa la coordinatrice della segreteria nazionale Marta Bonafoni, in rappresentanza di Elly Schlein.

Le ragioni della marcia

“Oggi siamo tantissimi. Tante persone che hanno lo sguardo aperto sul mondo invece di rimirare il proprio ombelico e che si rendono conto del pericolo enorme che sta avanzando. Siamo qui a suonare l’allarme, siamo qui per richiamare la nostra società ad aprire gli occhi sulla gravità del momento, dei pericoli che incombono, sulla necessità di reagire”, dice Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, mentre il corteo si avvicina ad Assisi. “E’ una marcia tra le più importanti che abbiamo mai realizzato perché il momento è davvero drammatico. Ci sono forze che vogliono trascinarci in guerra e non stiamo rispondendo: non c’è una politica che ci protegge. Ecco perché siamo qui”, aggiunge Lotti spiegando di aver invitato la politica ad un confronto chiedendogli “di fare i conti con la proprie responsabilità di evitare di arrivare al punto di non ritorno”.

Dal M5S al 5S: stop aumento spese militari

“Le guerre in corso, la strategia dell’escalation militare, dimostrano che c’è deficit di politica, con la P maiuscola, non la politica dei parolai”, attacca Conte, reduce dal voto contrario a Strasburgo sulla risoluzione per il sostegno all’Ucraina in cui si eliminano le restrizioni all’uso delle armi per colpire anche in territorio russo. “La politica significa dialogo, costruire delle basi per una iniziativa diplomatica che abbracci l’orizzonte di pace e sicurezza per tutte le popolazioni coinvolte e non a senso unico, secondo la logica del primato di chi ha più armi produce e utilizza più armi, del primato della sopraffazione”, insiste il leader del M5S. Convinto che in Ucraina vada “assolutamente imposta una svolta negoziale” e che a Gaza si dica “stop allo sterminio, all’occupazione illegittima in Cisgiordania”. In perfetta sintonia con Fratoianni: “È ora che i governi dicano basta con l’escalation delle armi che ci avvicina ogni giorno di più ad una guerra globale sul territorio europeo. Dicano basta alla corsa agli armamenti e all’aumento folle delle spese militari, che distraggono risorse dai bisogni primari delle persone”, insiste il leader di Si. Lanciando un appello a Conte e alla dem Bonafoni: “Possiamo tutti e tutte nel campo progressista dire che spendere il 2% del Pil in più per le armi in Italia è una follia ed agire di conseguenza nelle aule parlamentari? Non mi interessa piantare la bandierina del primo arrivato, del più pacifista fra i pacifisti, mi preme però trovare soluzioni all’incapacità della politica e delle istituzioni nell’azione diplomatica. Urge un’iniziativa in grado di fermare la barbarie”.