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Marco Mancuso: “Grazie ai social ho rotto il silenzio sul suicidio e una generazione fragile”

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“È come quando un aereo rompe il muro del suono e si sente un boato. Non immaginavo ma ho rotto il muro del silenzio sulla salute mentale e ragazzi e adulti, uomini e donne di generazioni differenti hanno messo in comune le proprie fragilità, aiutandosi con il semplice atto di raccontarsi”. Marco Mancuso, 22 anni, consigliere comunale del Pd a Vercelli, il 21 dicembre in consiglio Comunale quando capisce che la sua mozione sul benessere psicologico dei giovani sta per essere bocciata racconta la sua esperienza in prima persona: “Pensavo di non valere niente, ero sul cornicione della finestra di camera mia… al liceo tentati il suicidio, mi ha salvato mia mamma”. Pubblica il video del suo intervento su Istagram e diventa virale. Dieci giorni dopo, novantaseimila visualizzazioni e passa e quasi 4000 interazioni chiediamo a Mancuso se raccontare il tentato suicidio sui social è davvero servito a qualcosa.

Marco Mancuso: “Io sul cornicione, salvato da mia madre”. Virale il video del giovane consigliere PD

“Sì, è servito – risponde con forza e ci chiede subito di dargli del “tu” perché così parlare è più facile – La premessa è che io a vivo a Vercelli, città capoluogo, ma piccola, dove tutti si conoscono e c’è il terrore di infrangere il tabù della salute mentale, all’interno delle mura della città e all’esterno e invece il mio intervento pubblico ha rotto il muro del silenzio e si è innescata una catena di messa in comune della fragilità”.Cosa è successo dopo la pubblicazione del video su Instagram.

Cosa hanno scritto nei commenti?

“Ho due esami da preparare e ho bisogno di dormire eppure da giorni non riesco a non leggere, risponder e condividere i commenti social. Non sono un esperto e spesso non ho gli strumenti adatti pe rispondere, mi sono arrivati messaggi molto forti e delicati al tempo stesso, ma la cosa più bella è che non conta, non devo essere io a dare risposte, perché c’è chi racconta e chi ascolta, chi condivide e le persone si rispondono l’un l’altra, si scrivono. Ma non solo sui social, un grande grazie lo devo anche all’eco che hanno dato i giornali…”.

Perché, che differenza c’è tra le visualizzazioni social e la notizia pubblicata dai giornali?

“Perché grazie ai giornali sono entrato in contatto e ho scoperto quelle generazioni che non stanno sui social, ho parlato con genitori che sono andati oltre spasmodico desiderio di apparire perfetti… e di vedere i loro figli perfetti e hanno riconosciuto le proprie fragilità, mettendole al servizio di tutti. Grazie ai giornali sono arrivato a chi non usa i social, ma anche loro si sono riconosciuti e si sono raccontati”.

Ma raccontarsi, soprattutto sui social, non può essere visto come una forma di esibizione di sé?

“Quando tenti il suicidio, e parlo per la mia esperienza, il nemico più grande è la solitudine, il buio , il silenzio, abbiamo rotto il silenzio- Sono ben cosciente che sono gli stessi social ad alimentare questo senso di solitudine, ognuno agisce per uno ed è più importante quello che racconti rispetto a quello che sei, io stesso racconto solo cose belle. Ma questa “catena tossica” può essere usata in positivo, ne ho avuto la prova. Raccontare le proprie fragilità può scardinare qualcosa che nella nostra generazione non è scontata, noi siamo la generazione delle prime volte…ma avere delle fragilità, parlare di salute mentale è anche per noi ancora un terreno minato. Parlare di salute mentale senza paura di essere giudicati è un passo enorme e se avviene sui social e sui giornali ecco che la potenza viene addirittura amplificata”.

A Vercelli che reazione c’è stata?

“Temevo la reazione della gente di Vercelli e invece c’è stata tanta solidarietà…si è creata una rete, ognuno ha raccontato di sé, dei propri figli, dei fratelli dei nipoti…ognuno nella propria famiglia vive delle fragilità. Io grazie allo studio e alla passione per la politica ho trovato la mia strada, sono uscito dal buio, ma ognuno ha strade differenti da percorrere, l’unico denominatore comune e non aver paura di parlare di salute mentale, bisogna creare una rete più forte della solitudine a Vercelli, come nelle piccole e grandi città di tutt’Italia“.

Alla fine, la mozione sul benessere psicologico in Comune è stata approvata?“

“NO. Io avevo preparato per bene il mio intervento, ci tenevo moltissimo, ma proprio quando ho capito che no sarebbe stato approvato mi è montata in corpo una rabbia incredibile, non ci potevo credere che ci fosse tanta disattenzione, che i consiglieri attorno a me non capissero che una loro decisione avrebbe potuto salvare delle vite; perciò, ho raccontato quello che io stesso avevo provato, la mia fragilità …ora il sindaco e l’assessore mi hanno promesso di aiutarmi. Il due gennaio mi accampo in Comune, non mollo. L’eco mediatico è stato fortissimo, ma ora bisogna concretizzare”.

Hai ringraziato tua madre, che ti ha salvato e ti ha preso praticamente per i capelli…

“Si, ma i suo è stato un salvataggio fisico. Io vivo in una bellissima famiglia dove parliamo molto e ci raccontiamo tutto, dove i problemi cerchiamo di risolverli insieme, Ma quando sei adolescente e ti senti solo, bullizzato, incompreso non hai voglia di parlarne con tua madre, con i professori o con il preside, con cui dopo ho instaurato un bellissimo rapporto da rappresentate di istituto. Nessuno di loro ha gli strumenti, mia madre mi vuole bene e aveva capito il mio disagio, ma non aveva gli strumenti adatti per aiutarmi”.

Sale il bonus psicologo, due milioni di euro in più per il 2024. Via libera all’emendamento del Pd

a cura della redazione Politica

29 Settembre 2024

Il tuo emendamento appunto chiedeva al Comune di intervenire per potenziare il servizio psicologico nelle scuole e all’università.

“La politica è disattenta, sorvola questo tipo di situazioni, si vede consiglio comunale a Vercelli, regionale, in Piemonte, e in Parlamento, Il Pd è riuscito ad aumentare il bonus psicologo, ma è ridicolo di come l’aiuto psicologico debba essere ridotto a un bonus, se mi rompo un braccio vado in ospedale e mi curano, se tento suicidio mi devo rivolgere al privato…io volevo che il Comune di Vercelli si rivolgesse all’azienda sanitaria per potenziare il sevizio psicologico nei licei, nel mio liceo, per esempio ci sono solo due psicologi per 1500 studenti. Il Comune deve inculturare la cittadinanza, la salute mentale è salute. Bisogna agire nelle scuole e nelle università”.

Perché è così importante agire nelle scuole?

“Perché la mia generazione non ha strumenti per chiedere aiuto, una persona che ha buio attorno non ha forza di gridare. E come dicevo prima mia mamma si era accorta del mio disagio, ma non aveva gli strumenti per aiutarmi. Non deve essere lo studente a gridare, perché non ha la forza di farlo, io non mi fidavo di nessuno, temevo il giudizio degli alti altri, mi sentivo schiacciato e vessato…davvero non possono esserci solo i social, ci vogliono le istituzioni perché siamo una generazione di persone rotte nell’anima”.

Oggi è 31 dicembre, la notte dell’ultimo dell’anno è una notte di bilanci e progetti. Da tutta questa storia possiamo trarre, secondo te, un augurio?

“In questi dieci giorni abbiamo creato una rete pazzesca, ci siamo raccontati e uniti. Il mio augurio è che vorrei che proseguisse tutto ciò, che da questo video nato un po’ per rabbia imparassimo tutti a fare squadra in un mondo che tende alla solitudine, dove uno conta per uno”

 

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