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Marmolada, all’alba con cani e vanghe sul pendio della strage e spunta il decimo corpo

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CANAZEI – Il ghiacciaio è crollato e ha fatto strage per il caldo. Proprio questo però, assieme alla pioggia della notte, è adesso l’inatteso alleato nelle nostre ricerche delle sue vittime. I blocchi gelati si sciolgono, l’impasto di massi e detriti non è più duro come il cemento. Per la prima volta, dopo cinque giorni, abbiamo potuto cominciare a scavare: la Marmolada sta restituendo ciò che minacciava di custodire per sempre”. Moreno Togni, capo del gruppo speleo-alpino-fluviale dei vigili del fuoco trentini, scende dall’elicottero dopo quasi tre ore di perlustrazione a valle del ghiacciaio collassato domenica sotto Punta Rocca. “Già all’alba – racconta a Repubblica – c’erano sei gradi a quota 2700. Abbiamo iniziato a risalire dal basso la colata, poco sopra Pian dei Fiacconi. Le pozzanghere erano vetrate, si è camminato su un terreno compatto. I primi rigagnoli solo dopo le 8.30, quando abbiamo dovuto sospendere le ricerche a terra: troppo alto il rischio che il seracco rimasto sospeso a quota 3200 cominciasse a scaricare, o potesse precipitarci sulla testa”.

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dal nostro inviato
Giampaolo Visetti

07 Luglio 2022

Il giorno della svolta

Per le ricerche di morti e dispersi, ieri è stato il giorno della svolta. Al sorvolo dei droni, coperti ieri 60 km fino allo stop causa vento, si è aggiunta la missione dei 16 uomini e dei due cani che Protezione civile, Soccorso alpino, Guardia di finanza, Carabinieri e Polizia hanno calato sul cuore della frana, precipitata per oltre due chilometri su un dislivello di quasi 700 metri. Operazione ad alto rischio, considerata la possibilità di nuovi distacchi, ma che ha permesso di recuperare attrezzatura alpinistica e, nel primo pomeriggio, anche la salma di una donna, decima vittima del disastro. Identificati due alpinisti cechi, prima nell’elenco dei dispersi. Ultimo bilancio parziale: 10 morti, di cui 4 senza nome, 5 persone ufficialmente reclamate, 7 feriti in ospedale. Si spera che alla fine le vittime si fermino a 11. “Ci siamo mossi nell’ora più fredda – racconta Andrea Viola, pilota dei droni – e dal punto di massimo accumulo del ghiacciaio collassato. Posizionate tre sentinelle a diverse quote, gli uomini a terra hanno seguito i cani addestrati per il recupero di corpi sepolti nelle catastrofi”. A indirizzare le ricerche, anche le concentrazioni sul pendio di stormi di grolle, i corvi d’alta quota che captano reperti biologici.

A sorpresa, per battere più superficie possibile, le tre squadre di ricerca hanno rinunciato a restare agganciate all’elicottero con il verricello. “Abbiamo stabilito tre vie di fuga – dice Paolo Borgonovo, ispettore del centro di polizia di Moena – aperto il contatto radio con le vedette, testato le trombe d’allarme-crollo e puntato contro il ghiacciaio radar doppler e interferometro, per rilevare il minimo movimento del seracco. L’elicottero s’è spostato e abbiamo battuto palmo a palmo la prima delle tre conche in cui si concentrano i ritrovamenti”. A riemergere dai blocchi di ghiaccio sciolto, ramponi piegati dall’urto, un guanto, uno zaino, fettucce, uno scarpone, brandelli di vestiti e pezzi di corda. Individuato anche un telefonino. Oltre 300, finora, i reperti prelevati e consegnati ai carabinieri del Ris di Parma per l’analisi del Dna: nel fine settimana i primi risultati.

Da lunedì i testimoni in procura

Da lunedì la Procura di Trento sentirà esperti, testimoni e superstiti. “Gli alpinisti trascinati per almeno 400 metri – dice Riccardo Manfredi, comandante del soccorso alpino della Finanza a Passo Rolle – erano legati in cordata. Il fiuto ha guidato i cani in due-tre punti precisi della frana. È possibile che chi ancora manca all’appello si trovi là sotto”. Per questo la missione a terra, inizialmente pianificata per una sola giornata, verrà ripetuta oggi e, caldo permettendo, anche nei prossimi giorni. Ieri si è scavato con piccozze, picconi e piccole pale da valanga, fermandosi una trentina di centimetri sotto la superficie. “Nei luoghi dove la frequenza dei ritrovamenti suggerisce si concentri il grosso di attrezzature e reperti organici – dice Maurizio Dellantonio, capo nazionale del soccorso alpino – proveremo a scendere più in profondità. Lo scioglimento accelerato trasforma la colata di ora in ora, consentendo di vedere quanto prima era invisibile”.

Crollo Marmolada, intervista a una sopravvissuta: “Io salva per un soffio, il mio compagno era vicino a me”

di
Enrico Ferro

06 Luglio 2022



Trovare sopravvissuti è escluso, ma ridurre a meno di un chilometro quadrato l’area primaria in cui sono stati scagliati i quattro gruppi travolti, autorizza la speranza di recuperare elementi per identificare salme e identificare corpi senza nome. “Il seracco sospeso ora è fermo – diceNicola Casagli, geologo dell’università di Firenze, in quota con le attrezzature radar già testate dopo la strage di Rigopiano – ma nulla esclude possa crollare, in blocco o a pezzi. Per estendere un simile monitoraggio ai ghiacciai alpini più frequentati, dobbiamo prima mapparli individuando le zone ad alto rischio. Serve volontà politica e istituzionale, altrimenti i costi sarebbero insostenibili”. Il piano di un comitato nazionale d’emergenza per i ghiacciai delle sei regioni dell’arco alpino, da aprire poi a livello internazionale, è già allo studio. I governatori di Trentino e Veneto,Maurizio FugattieLuca Zaia, ieri a Canazei con la presidente del SenatoElisabetta Casellati, hanno già discusso di questo tavolo con il governo e con il capo della protezione civileFabrizio Curcio. “Informazione e sicurezza – dice il capo della protezione trentinaRaffaele De Col– non devono essere sfruttate per una concorrenza turistica sleale”. I semafori rossi sui ghiacciai più critici e ad alta frequentazione potrebbero accendersi entro fine mese.

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