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Mattarella, appello all’unità del Paese: “Gli egoismi provocano squilibri”

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Dovere repubblicano. Sergio Mattarella da giorni e giorni torna sempre sullo stesso punto. Nell’urgenza di porre fine all’offensiva del governo contro i magistrati, nella convinzione dolorosa che il potere politico non possa prevalere sugli altri. E quindi – a Torino, all’assemblea dell’Anci – ha ripetuto il concetto: «La collaborazione tra istituzioni è un dovere repubblicano. La concordia tra le istituzioni è necessaria di fronte alle emergenze». Niente pieni poteri. No all’uomo solo al comando. Rispettate lo Stato di diritto. È chiaro?

L’altro tema affrontato, senza pronunciarne il nome, è stata l’autonomia differenziata. «Gli squilibri producono successi effimeri e successive disillusioni. Egoismo e isolamento sono categorie che non appartengono all’agire delle municipalità italiane», ha scandito. «L’unità del Paese si trova oggi nelle aree interne e montane, nelle isole minori, nei borghi resi periferie». Sono parole eloquenti.

Riceve applausi anche dai sindaci di centrodestra. Al Lingotto cinquemila primi cittadini, molti in piedi. Insomma, ammonisce, «la Repubblica non può abbandonare territori e popolazioni così essenziali alla propria integrità e identità. Vi vivono tredici milioni di concittadini». Ripete due volte: tredici milioni. Sarà un caso ma tredici milioni sono i voti che servono per vincere il referendum contro la legge Calderoli. E la Repubblica tiene tutto insieme: i ricchi e i poveri, i centri e le periferie, chi governa e i giudici. La democrazia è equilibrio. Elogia perciò i sindaci: «Siete una magnifica rappresentazione del Paese». In effetti dalla sua visuale, lì dal palco, la sala fa impressione. Un tappeto di uomini e donne col tricolore. L’Italia che si misura con i problemi concreti della gente. Li invita a non cedere: «Le materie rientranti nelle funzioni fondamentali degli enti locali non sono suscettibili di devoluzione a livelli di governo diversi dagli stessi Comuni», dice.

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, nel pomeriggio, è eletto nuovo presidente dell’Anci. Succede ad Antonio Decaro, gratificato da una standing ovation dei presenti. Tra loro si raccontano le difficoltà. Fanno un lavoro difficile. Entrando si sentono scampoli di discorsi. «Ma lo sai che io l’ufficio tecnico ce l’ho esternalizzato?». «È un mestiere h25», spiega il primo cittadino di Vicenza, Giacomo Possamai. «Sarà un bel giorno quando per fare il parlamentare bisognerà essere stati almeno un giorno consigliere comunale, consigliere provinciale, sindaco», scuote la platea il governatore piemontese Alberto Cirio. Ovazione.

Mattarella quindi non molla la presa. È diventato più audace in questo secondo settennato. Sa che gli italiani vedono in lui un punto di riferimento. Dice: «La concordia è necessaria di fronte alle emergenze. Quando viene aggredito il principio di legalità. Davanti a minacce al funzionamento e alla dignità delle istituzioni». Un inciso che vale per gli amministratori nel mirino dei poteri criminali, ma anche per i giudici.

C’è anche riferimento al caso Fitto: «L’Europa è oggi al bivio. Il futuro dei cittadini europei dipenderà dal coraggio delle scelte che il Consiglio e il Parlamento europeo sapranno fare». La settimana scorsa Mattarella l’aveva ricevuto al Quirinale. Oggi sembra dire alla sinistra: non chiudetevi nelle stanze del partito.

Il presidente è stato tutto il giorno a Torino. Ha partecipato al convegno della Fondazione Einaudi, e poi ha visitato il Museo Egizio, trovandolo «magnifico». E magnifica è oggi la città di Torino. Lo preoccupa l’astensionismo. Infine ribadisce che servire una comunità «è un privilegio». Parlava di Giorgia Meloni che si è lamentata del fatto di non godere di diritti sindacali?

 

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